fbpx

 

Come annuncia in queste ore Ansa sono sbarcati nel molo Quattro venti nel porto di Palermo 592 migranti – di cui 464 uomini, 119 donne e 9 bambini – giunti nel capoluogo siciliano a bordo della nave Bourbon Argon di Medici senza frontiere. Sulla nave di Msf ci sono anche minori non accompagnati e 4 donne incinte.

Ancora una volta, anche nel 2016, nonostante gli annunci politici del Governo Renzi il nostro Paese torna ad essere meta preferita dai migranti di ogni tipo “economici” o “rifugiati”.

Il nostro Paese si dimostra debole nella trattativa con l’Unione Europea nel frenare il flusso di sbarchi verso il Mediterraneo e “la porta dell’Europa”, cioè l’Italia; anche il recente “Migration Compact” non avrà effetti reali …

Tante parole al vento dal Governo del duo Renzi-Alfano e missioni organizzate con partecipazione italiana di ogni tipo e con nomi diversi (Mare Nostrum o Frontex) ma il risultato non è mai cambiato .

Siamo invasi da migliaia di Immigrati senza una logica gestione del “fenomeno”.

E’ dai tempi della giusta e concreta trattativa Berlusconi-Gheddafi che l’Italia non ha più fermato questa “emorragia” con un accordo vero e rispettato nei fatti.

I flussi non si fermano, dunque, accelerano.

La chiusura della rotta balcanica, con la Turchia a far da gendarme della frontiera europea, rischia di far esplodere la “Central Mediterranean route”: la rotta via mare che dalla Libia approda in Italia. Questa la fotografia scattata al 24 marzo 2016.

Secondo i dati pubblicati dal quotidiano “La Repubblica” ed in base agli ultimi dati del Viminale, i migranti sbarcati dal primo gennaio fino al 24 marzo 2016 sono stati 14.493, rispetto ai 10.128 dello stesso periodo del 2015.

Un boom del 43% e così se il 2015 aveva registrato un lieve flessione negli sbarchi (-9% sul 2014), il 2016 rischia di tornare a livelli record.

Chi sbarca sulle nostre coste? Stando ai numeri del Viminale, nel 2016 in testa ci sono i flussi dalla Nigeria (2.426), seguiti dai migranti provenienti da Gambia (1.948 ), Senegal (1.373), Costa d’Avorio, Mali. I primi tre porti d’arrivo sono quelli di Pozzallo (3.344), Augusta (3.043), Lampedusa (2.655).

Oltre ai problemi per gli arrivi, ci sono quelli della loro permanenza troppo prolungata nel tempo dalla burocrazia italiana perciò che concerne sia la richiesta d’asilo e di rifugiato e gli eventuali ricorsi dei singoli davanti a risposte negative. Insomma, tempi biblici che portano queste persone (oneste o meno) a restare sul suolo italiano a nostre spese: le famose 35 euro al giorno per la loro “accoglienza diffusa”.

Il problema resta ed è irrisolto!

Servirebbero scelte dure e decise senza la paura di essere definiti razzisti.

Siamo un Paese con tanti problemi, giusto assistere chi ha bisogno e fugge da guerre e dittature ma basta perdere tempo con chi – e sono molti – si prende gioco del nostro sistema giudiziario e resta in “vacanza” a nostre spese dopo essere arrivato in Italia con le navi (piuttosto Taxi direi …) della Marina Militare.

E’ bene ricordare in conclusione, i dati che emergono sulle richieste di asilo: ecco cosa spiega l’Ansa on line in merito.

Nel 2016 sono state presentate 40.512 richieste di asilo in Italia (35mila da parte di uomini), il 58% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Le commissioni d’asilo hanno esaminato quest’anno 40.699 domande di protezione: lo status di rifugiato è stato concesso al 4%, la protezione sussidiaria al 13%, quella umanitaria al 18%, il 5% è risultato irreperibile ed i non riconoscimenti sono stati il 60%, un dato in crescita.

Questi i numeri illustrati dal prefetto Angelo Trovato, presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo, in audizione alla Commissione d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti.

L’aumento dei mancati riconoscimenti dell’asilo, secondo il prefetto, è da imputare al cambiamento della composizione dei flussi migratori. Il primo, fra i  paesi richiedenti asilo è il Pakistan, seguito da Nigeria, Gambia, Senegal e Costa d’Avorio.

Questa è la situazione senza molti giri di parole. Occorre agire. Subito, politicamente.