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Uber si ritira da Firenze, troppe poche le autorizzazioni Ncc che, di fronte ad una domanda troppo elevata, non garantivano gli standard di qualità adeguati. Esultano i tassisti che incassano una vittoria; il Comune, dal canto suo, ritiene questo fatto un segno di efficienza dei controlli. Per le “black cars” questo è però soltanto un arrivederci.

Da venerdì 12 Agosto Uber sospenderà il proprio servizio nella nostra città. Le auto nere con conducente da noleggiare via smartphone tramite app si ritirano dal mercato fiorentino, almeno provvisoriamente.

Che cos’è Uber?

Uber è un’azienda nata negli Stati Uniti dall’idea di Travis Kalanick e Garrett Camp a cavallo tra il 2009 e il 2010 a San Francisco. Questa attività si propone di fornire un servizio simile a quella dei normali taxi, con l’eccezione che mette in relazione diretta i clienti con gli autisti tramite un’applicazione. Il costo di una corsa viene calcolato come quella di un normale taxi, in base quindi a quanti chilometri sono stati percorsi (se la velocità supera i 17 km/h), oppure in base al tempo (se la velocità risulta essere stata inferiore alla soglia prima citata).
Mentre in più parti del mondo, qualunque proprietario di autoveicolo, che rispetti i criteri prestabiliti dall’azienda, può diventare autista di Uber, a Firenze e in Italia è presente solamente la funzione Uber Black. In questo modo, solamente gli Ncc (noleggio con conducente) possono far parte di questo business, offrendo ai clienti che accedono all’app il proprio “tempo libero”, infimo visto i carichi di lavoro tra una prenotazione e l’altra da parte di hotel, viaggi organizzati e altro ancora.

La crisi di Uber a Firenze

Proprio per questa ragione ed essendoci solo un numero limitato di Ncc, si parla di un centinaio di unità, il servizio Uber non forniva più un servizio adeguato alla sua fama e, piuttosto che distruggere la propria credibilità, la dirigenza italiana ha preferito sospendere il servizio.

Le reazioni

Ovviamente, tutto ciò non potrà fare altro che piacere ai tassisti fiorentini che, ormai da anni sono impegnati in un braccio di ferro senza fine con Palazzo Vecchio per vari motivi, dagli adeguamenti delle tariffe alle licenze, dalle corsie preferenziali al traffico insostenibile causato dalla tramvia, che rende insostenibile il loro lavoro. Inoltre, a causa della crisi, il loro mercato ristagna e i guadagni languono e l’avvento di Uber l’anno scorso, rischiava di mettere in serio pericolo il loro lavoro, il loro mezzo di sussistenza.
Da parte del Comune, oltre al rammarico per aver perso un’importante occasione, vi è però almeno in parte la consolazione di aver fatto i controlli come si deve, in modo efficace, che hanno evitato l’invasione delle Ncc a Firenze.

Quello trattato adesso è sicuramente un argomento molto delicato, che tocca temi fondamentali
. Vengono in contrasto tra loro, infatti, il libero mercato e il diritto al lavoro dei tassisti, che con fatica e sacrifici, hanno pagato euro dopo euro la costosissima licenza. Con l’avvento di Uber, senza un intervento accurato delle istituzioni, però questi sforzi sarebbero resi inutili e vani.
Per ora la partita si è chiusa a favore delle “auto bianche”, ma ancora non è finita; perchè se con il Ddl Concorrenza, il Parlamento riconoscesse Uber, le carte in tavola cambierebbero nuovamente.

Visto che in gioco, sia da una parte che dall’altra, pendono posti di lavoro, è auspicabile che il Governo riesca a trovare la giusta alchimia per non scontentare né i taxi né Uber e garantire quindi ai cittadini un sistema di trasporto ancora più efficace e magari a prezzi concorrenziali e accessibili.