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Un palazzetto pieno si lascia trasportare dalla poesia dello storico quartetto, che sta portando avanti il suo tour d’addio

Dire che i Pooh sono la storia del rock italiano sarebbe sbagliato. La verità infatti é che i Pooh sono la storia della musica italiana, non solo del rock. A dirlo sono i numeri, che non mentono mai: 50 anni di carriera (da qui il tour celebrativo) e più di cento milioni di dischi venduti: i Pooh sono tra i gruppi più longevi d’Italia oltre ad essere il quartetto che ha venduto di più.
Quasi ottomila persone hanno cantato a squarciagola tutti i brani più popolari del gruppo bolognese: Dammi solo un minuto, Piccola Ketty, Pensiero, Chi femerà la musica, La donna del mio amico, Noi due nel mondo e nell’anima e tantissimi altri successi, visto che la band ha occupato il palco per circa tre ore concedendosi solo sporadiche pause.

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Foto di Davide Bisconti

L’elemento che ha sicuramente emozionato di più i numerosi fan é stata la presenza di Riccardo Fogli, che dopo aver militato nei Pooh tra il 1966 e il 1973 é tornato l’anno scorso per accompagnare la band nel suo ultimo tour. Il cantante originario di Pontedera si é esibito in performance canore eccezionali, alternandosi anche alla chitarra acustica e al basso. Gli altri quattro componenti però non sono stati da meno: Roby Facchinetti, nonostante i settantadue anni, riesce a lasciare senza parole per la straordinaria estensione vocale e per la personalità con cui riesce a tenere il pubblico sempre sull’onda dell’entusiasmo. Dodi Battaglia, alla chitarra elettrica, non lascia passare canzone senza che la sua presenza si senta forte e chiara: lui e le sue chitarre (sopratutto Fender Stratocaster) sembrano essere un’unico elemento perfettamente in armonia, con assoli che non passano mai inosservati. Red Canzian riesce nel difficile compito di far uscire il basso elettrico dal semplice compito di “accompagnamento” rendendolo invece spesso protagonista, sia attraverso assoli che con l’uso dello slap. Inoltre spesso la sua voce domina il palco, dando prova della sua ecletticità musicale.
Per ultimo, ma non per importanza, il batterista Stefano D’Orazio non si limita a stare seduto dietro piatti, cassa e rullante. Anzi, durante le canzoni del repertorio più soft assume il ruolo di protagonista con la sua voce che non sfigura assolutamente rispetto a quella dei suoi colleghi.

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Foto di Davide Bisconti

Uno dei momenti più toccanti della serata é stato senza ombra di dubbio quando Roby Facchinetti ha ricordato come questo sarà l’ultimo tour dei Pooh e che il 30 dicembre scenderanno dal palco di Bologna per l’ultima volta. Quando il pubblico ha palesato il suo disappunto la band ha risposto:

Mettetevi nei nostri panni: é meglio concludere questo viaggio adesso, in questo momento bellissimo, o tirare avanti solo perché non riusciamo a fermarci? Non vogliamo essere un gruppo che va avanti solo per inerzia, vogliamo chiudere in bellezza e questo é il momento giusto. Sono stati cinquant’anni meravigliosi e speriamo che la nostra musica possa vivere anche dopo di noi, grazie a voi.”

Inutile dire che l’atmosfera in tutto il palazzetto era bellissima ma inevitabilmente legata ad una sottile malinconia. L’ultimo brano suonato dalla band, Ancora una canzone, racchiude nelle parole del suo ritornello il significato di questo concerto e di tutto il tour dei Pooh:

“Fammi cantare ancora una canzone
Fammi sentire l’onda del tuo respiro
Fatti abbracciare
E balliamo l’ultimo valzer
Regaliamoci il meglio di noi.”