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Romeo & Giulietta alla Pergola, fra i protagonisti Preziosi | FOTO

Un cast eccezionale per la tragedia shakespeariana in scena alla Pergola fino al 12 Febbraio

Sorprendente. Geniale. 1Emozionante. Il cuore batte al ritmo della frenesia di Romeo, si contorce nel dolore di Giulietta e delira con Mercuzio.

 La storia di “Romeo e Giulietta” è da sempre la storia d’amore per eccellenza. Ma sul palco del Teatro della Pergola assisitiamo piuttosto ad un conflitto sociale che rispecchia l’attualità, quindi usciamo dall’immaginario classico per sconfinare in una tragedia rivoluzionaria diretta dal bravissimo regista pluripremiato Andrea Baracco, che di William Shakespeare ha portato in Spagna “Amleto” mentre al Globe di Londra “Giulio Cesare”.

Eterna è la rivalità tra le famiglie Montecchi e Capuleti, che si spartiscono il potere della città di Verona e che lo stesso Shakespeare vuole denunciare attraverso una critica forte del pragmatismo per mantenete la posizione sociale raggiunta da questa borghesia. Il regista sembra marcare quella volontà di sheakesperare di denunciare quanto siano le famiglie mercantili attaccate alla posizione sociale e al vile denaro, proprio quegli aspetti che Romeo e Giulietta abortiscono e denunciano con il loro amore impossibile mettendo in discussione la convenzione sociale e familiare. Un dramma più familiare che aristocratico.

La scelta di rendere frenetici i personaggi che vivono la scena da protagonisti e nel pieno della gioventù, gli altri personaggi che si rispecchiano nelle famiglie sono semplici spettatori immobili, quasi impassibili di fronte alla smania dei giovani protagonisti.

La velocià che si avverte in scena è dettata dalla volontà di portare lo spettatore a sentire la caducità del tempo: Giulietta in pochi giorni passa da bambina a donna accecata dalla passione, Romeo da ragazzo perennemente innamorato delle donne a uomo simbolo dell’amor cortese e della vendetta.

IL CAST

Un cast veramente al di sopra di ogni aspettativa. Il testo è stato riletto da Baracco con alcuni tagli, che per i culturi del classico sono stati come sale su una fertita, ma certo tutti gli spettatori dai giovanissimi presenti con la scuola ai senior, sono concordi nell’affermare che è stato veramente uno spettacolo appagante. senza mai per cadere in eccessi stravaganti e incoerenti o in una forzosa modernità.

Inanzitutto la scenografia e la scelta di pochi attori a cui sembrava cucito adosso il ruolo, sono stati la base del successo dello spettacolo.

Romeo e Giulietta hanno la forza travolgente dell’adolescenza, e quella incoscienza della vita che li induce a pensare di essere invulnerabili, sono così, giovani e impulsivi, ancora di più di come li ha raccontati Shakespeare. La loro energia ha invaso il Teatro della Pergola calandosi in ogni spettatore. La distanza tra il mondo adulto e quello dei due ragazzi, uno scontro generazionale che prelude a una rivoluzione. Una rivoluzione impossibile, se non con la morte, ma per amore valeva la pena provarci fino alla fine.

Un Romeo nel fisico giovanissimo anche quello interpretato sul palco da Antonio Folletto, noto per aver interpretato O’Principe nella serie tv Gomorra. Instancabile ed esuberante, a tratti fresco nella sua genuina spontaneità. Impulsivo come un giovane può essere. Questo attore rende tutto lo spessore necessario a un Romeo irrefrenabile, con una recitazione che forse appartiene più al cinema che al teatro, ma che arricchisce solamente questo spettacolo.

Giulietta impersonata da una Lucia Lavia che porta sul palco tutto il suo bagaglio teatrale, una maturità artistica sbalorditiva, rispetto alla giovane età. Giulietta, creatura uscita da un quadro di Raffaello, è in balia di opposte forze, la spontaneità da un lato e le regole dall’altro. Il tormentato conflitto interiore porta alla perdita della gioventù, rendendola una determinata pianificatrice.

L’amore tra i due è vissuto sempre a distanza, anche nella notte di nozze. L’ultima scena è struggente, malinconica quanto romantica, infatti  Baracco si concede una parentesi di libertà:  gli innamorati fumano una sigaretta attendendo la morte con inconsapevolezza giovanile e prima di andarsene si sfiorano con un ultimo languido  e malinconisco sguardo.

Un Romeo e Giulietta fisico, sviscerato, con l’amore che scorre nelle vene e nell’aria, che denota tutta la natura umana di fronte ad un amore contrastato. Fino ad arrivare a chiedersi perchè? Tra le ragioni dell’odio e quelle dell’amore.

Ma che dire di Mercuzio? Alessandro Preziosi si supera nel ruolo dell’amico di Romeo, diviene una presenza scenica magnetica e forte,  rendendo umane quelle sfaccettature di un personaggio ambiguo, al limite dell’osceno, né maschio né femmina. giusti accenti insinuanti, aggressivi, allucinati  sopratutto nella recita del monologo della Regina Mab, ricreando una bellissima atmosfera horror. Esce di scena prima della trgaedia stessa perchè già da solo è tragedia. Particolare come la prima vittima sia Mercuzio, simbolo di giovinezza e di libertà, della gioia di vivere è anche indicativo di chi sia l’oggetto di questo assalto della morte: non i vecchi, ma i giovani, non il declinare della vita, ma il suo sbocciare. Il regista gli affida un ruolo versatile anche dopo morto, quando il suo corpo viene appeso per i piedi in un’immaginaria Piazza Loreto, che diciamola tutta proprio non ci sta, oppure quando si reincarna nello speziale che vende il veleno a Romeo. Tebaldo uccide Mercuzio; Romeo uccide Tebaldo finché, come sappiamo, la morte aggredisce anche Romeo e Giulietta.

Appassionante anche il ruolo della Balia nella figura di Elisa di Eusanio, che veste ogni lato del suo ruolo magnificamente e con una mimica facciale straordinaria, cambiando spesso registro.

L’unico che NON muore tra i personaggi è Benvolio, interpretato da Dario Iubbati, che NON entra mai in prima persona all’interno del conflitto ma è solo vittima delle circostanze. Una voce narrante che si è assoggetata alla volontà degli adulti, di quei personaggi immobili come assoggettato dalla sua classe sociale.

 

La scelta della scenografia, opera di Marta Crisiolini Malatesta, quando si apre il sipario lascia un po’ di stucco, vige l’essenzialità e la freddezza: due cubi di plexiglass e ferro sono rispettivamente la casa della famiglia Montecchi e Capuleti e i nomi delle casate vengono graffitati sulle superfici trasparenti con un pennarello rosso, lo stesso utilizzato per tutte le scritte d’amor sofferto in perfetto stile writers. La resa all’estremo del minimalismo con delle scelte innovative e multimediali è un tocco di genio. Un dramma più familiare che aristocratico.

La scena NON resta ferma immobile sul palco, ma si muove nella platea passando in mezzo a spettatori che NON riescono a distogliere gli occhi e l’attenzione mentale da quel pathos. È così una corsa contro il tempo che anche il cuore del teatro pulsa al ritmo dei passi di Romeo.Lo spettacolo si cinge di un’aura che turba ma anche disturba, che suggerisce domande sull’uomo, come se la mente stesse cammiando sul filo di una tensione emotiva perpetuamente in tirare.

Un omaggio al classico la recita in inglese del prologo e dall’esecuzione in lingua originale di un canto.

Le musiche (di Giacomo Vezzani, che interpreta l’aedo, il musicista e il Principe) moderne e in parte dal vivo, e luci (Pietro Sperduti) sapientemente giostrate, tra la discoteca e le funebri croci, alimentano le scene. Le canzoni di De Andrè vengono cantate dagli attori come fossero parte integrante del testo: struggente serenata presa da “Amore che vieni, amore che vai” di De Andrè, poi il ritmo martellante durante la festa in discoteca, infine si scivola nello Stabat Mater in latino, per i momenti antecedenti il dramma, il tutto cantato dagli stessi attori. Fino alla scena finale con un sorprendente omaggio a David Bowie con “Rock ‘n’ roll suicide”, che accompagna il suicidio di Romeo e Giulietta al ritmo di un’ultimo sguardo e di un’ultima sigaretta, condivisa.

Unanime il consenso del pubblico, che per 2 ore e 45 minuti ha trattenuto il fiato senza mai distrarsi e lasciando gli applausi solo alla fine di ogni atto come se non volesse rompere l’aura di magia e suspense creata.