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Non ci rassicura affatto sapere che anche il 52enne che ha ucciso cinque persone a Westminster era “noto agli 007 britannici”: che facesse già parte della lista-nera dei soggetti pericolosi dimostra da una parte che l’intelligence che dovrebbe proteggerci dagli attentati aveva individuato un potenziale attentatore, ma che, di fatto, non l’ha fermato prima che agisse.

Nato in Gran Bretagna, britannico di origini centro-americane (nato da genitori caraibici), Khalid Masood a dispetto della pelle nera e della folta barba lunga ha colpito senza antrace, senza polvere da sparo, senza esplosivo, senza aver dirottato alcun aereo, ma guidando una normalissima automobile auto e impugnando due semplici coltelli. Un terrorismo che si fa quotidiano, il terrorismo della porta-accanto, dove uno qualunque colpisce persone qualunque come noi.

Il salto di “qualità” degli attentatori di ISIS

Controlli e restrizioni ai check-in degli aeroporti, cui ora vanno sommati divieti di tablet e pc in cabina per una cinquantina di voli intercontinentali per Usa, Canada e UK, e quant’altro escogitato in questi anni per rendere più difficile la vita di chi viaggia per divertimento o per lavoro, poco possono contro la miriade di opportunità che quotidianità offre al terrorista che voglia colpire a sorpresa, senza ricorrere a un’organizzazione dettagliata e a sofisticate tecnologie. Investire decine di passanti, accoltellare una guardia, seminare il panico nella nostra vita di tutti i giorni (tecniche che purtroppo conoscono benissimo in Israele): gli attentati rivendicati da Isis hanno ormai assunto caratteristiche diversissime rispetto a quelli di Al Qaida dell’11 settembre.

Schegge impazzite e i “lupi solitari”

Per questo si è più volte notato come serva a poco alzare muri e nuove barriere fisiche, armarsi fino ai denti, quando non sarà mai possibile fermare un’auto che salga su un marciapiede con l’intenzione di uccidere il maggior numero di persone possibili. Tanto più quando un “lupo solitario” decide di agire da solo, per strada, senza varcare alcun metal-detector, senza portare l’indice sul grilletto, senza collegare esplosivo e detonatore.

Sono queste le schegge impazzite a farci più paura e a metterci più in pericolo: ed è proprio per questo che non tranquillizza il fatto che i servizi segreti sapessero della pericolosità di questo individuo, un convertito all’Islam poi radicalizzatosi, se 007 addestratissimi non sono stati in grado di bloccarlo prima che le sue farneticazioni si trasformassero in azione di morte. Serve scovarli, fermarli in tempo, senza timidezze e sorveglianze a distanza, senza perderli di vista un attimo prima che semino morte.

Fondamentalisti contro i fondamenti della nostra libertà

A Londra, come in altre metropoli patrie dell’integrazione e del melting-pot, molto più che nelle nostre realtà ancora troppo provinciali per farci comprendere a fondo un problema che radicato più in profondità delle analisi superficiali che ne vengono fatte: come ha detto il sindaco (peraltro musulmano) della capitale britannica, “i terroristi attaccano proprio questo nostro modo di stare insieme”, senza differenze, senza pregiudizi, fianco a fianco negli uffici, nelle fabbriche, nelle scuole, nei luoghi di culto, negli ospedali, al parco e sul bus, ben oltre le differenze di pelle, di nazionalità, di religione e di cultura. Continueremo ad essere noi stessi “per mostrare al mondo – ha aggiunto il sindaco Khan – che siamo impegnati più che mai nella difesa dei valori che ci stanno a cuore: per questo rimarremo uniti e aperti”. Uniti e aperti.

Libertà, una “religione civile”

Uniti e aperti, perchè il terrorismo odia e vuole minare le nostre libertà, il fondamento stesso della nostra società aperta, cardine degli ideali che ci hanno portato al punto di farci odiare da chi ci vuole divisi, con più muri e meno diritti, più armi in pugno e meno strette di mano: ecco perché non è sufficiente che un terrorista fosse “noto agli 007” prima che colpisse se poi ha colpito, perché non possiamo aver paura in questa nostra normalità, né a rinunciare ad altre fette della nostra libertà, la nostra “religione civile”, unico vero nemico del terrorismo, che aiuteremmo a prevalere se rinunciassimo ad altre porzioni di essa.