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Al periodo drammatico per il trasporto pubblico cittadino si aggiungono i costanti rallentamenti nel connettere Firenze al resto del paese. TAV, tranvia e bus tante idee poca concretezza

Il 2017 potrebbe essere definito l’annus horribilis per la mobilità a Firenze ma il condizionale è d’obbligo quando si ha a che fare con una città impantanata nei suoi ambiziosi quanto confusi progetti.  La qualità del trasporto pubblico è senza dubbio peggiorata,il colpo di grazia è arrivato l’1 aprile con le modifiche alla circolazione dei bus, uno scherzo tirato dalla città ai suoi cittadini i quali non sembrano aver risposto con una risata. Lo sguardo teso del pendolare medio, lo stress degli autisti si aggiungono alla sensazione di incertezza dettata da questa interminabile via crucis. Firenze sembra voglia specchiarsi davanti alle altre città per far vedere di essere più brava e più bella nell’interpretare le nuove esigenze di mobilità. Un narcisismo amministrativo che sta inciampando nelle pieghe burocratiche, nei lavori che procedono a rilento nonché in uno scarso pragmatismo nel raggiungere degli obiettivi. Firenze, a differenza di Bologna, ha scelto la strada più complessa e, è bene dirlo, costosa. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, a Bologna c’è un sottoattraversamento ferroviario semplice e funzionale mentre a  Firenze abbiamo code, polemiche e costi lievitati. Se questo è un successo….

Una scena che si ripete a qualsiasi ora

In bus come in trincea

Oltre all’esperienza personale ossia quella di tutti noi, per spiegare la situazione in cui versa il trasporto pubblico su gomma, cito quanto detto dai rappresentanti sindacali di Ataf: (…) sono mesi che il servizio di Ataf è totalmente in balia degli eventi: qui è una continua agonia della quale si stenta a vedere la fine”.  La tensione si è alzata di pari passo con stress, tempi di percorrenza ed insoddisfazione degli utenti spesso frustrati dai ritardi ed abbandonati ad attese estenuanti che prontamente aumentano le frizioni tra passeggero e dipendenti Ataf. Ne avevo  già parlato in un precedente articolo, la tranvia manca di pianificazione e di integrazione rispetto alle esigenze attuali. Una città cantiere, una città che perde la fiducia dei cittadini troppo stanchi di dover convivere con progetti infiniti e con tempi di percorrenza biblici.

Lo svincolo ferroviario che da Rifredi collega a Campo di Marte.

Il nodo della Foster

Firenze, insieme a Bologna, è uno snodo fondamentale della rete ferroviaria italiana; una rete che vuole connettere sempre più velocemente il paese ma che nella nostra città viaggia con il freno a mano tirato.  L’importanza strategica della città è arcinota e per questo nel 2003 venne varato  il progetto di una nuova stazione, gemella a Santa Maria Novella, disegnata dall’archistar Norman Foster. Sono passati quattordici anni e la Foster è un buco nero nel centro di Firenze pieno di punti interrogativi e vicissitudini varie. Una genesi travagliata, quella della Foster, prima la fase delle demolizioni in superficie, poi le indagini sulle trivelle e poi il movimento no-tav che forse nemmeno teme più la realizzazione di un’opera che proprio non vuole venire alla luce.  Quest’oggi è stato reso pubblico il nuovo piano per la stazione, meno spazi commerciali  e più mobilità integrata. Sembra una bella prospettiva ma come ben sappiamo è inutile sbilanciarci a sognare poiché dai progetti alla realizzazione la strada è ancora lunga.