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Per contrastare il commercio illegale bisogna fermare chi si arricchisce da esso e non bastano certo dei graffiti biodegradabili.

Dopo  avervi raccontato  degli idranti anti-bivacco sono arrivati i graffiti anti-ambulanti la pavimentazione della nostra città sembra essere diventata un mezzo formidabile per comunicare le azioni della giunta.  Tralasciando i soliti siparietti ad uso e consumo dei fotografi la questione dei venditori ambulanti è più seria di quello che si è voluto far credere. Non si tratta solo di evitare che i turisti diventino dei polli da spennare fin dal loro arrivo in città ma di vincere il braccio di ferro con lo sfruttamento e l’illegalità di coloro che gestiscono lo smercio di materiale contraffatto e non solo. Ma si tratta di salvaguardare non l’immagine ( per questa basta poco essendo basata sul breve termine) ma la reputazione.  Qui di seguito troverete dei numeri, certificati e non inventati, che vi mostrano l’ampiezza di un fenomeno che non aiuta l’industria nazionale. Un sistema che favorisce gli sfruttatori  bastonando gli sfruttati che forse farebbero volentieri a meno di vendere certe schifezze.

I numeri del mercato dei falsi in Italia*:
  • 4,5 miliardi e 80mila posti di lavoro inclusi quelli indiretti andati in fumo.
  • 4,5 miliardi in termini di mancati ricavi e più di 50mila posti di lavoro              nell’abbigliamento 201 milioni, pari al “15,6% delle vendite.
  •  201 milioni, pari al “15,6% delle vendite nel settore dei giocattoli.

*fonte dati: Euipo (Ufficio europeo per la protezione della proprietà intellettuale)

Ho modificato la foto per far risaltare il contenuto; ma l’impegno nel design del graffito non certifica la fine del fenomeno

Anni di indifferenza hanno fatto traboccare il vaso

Le repliche dei dipinti, i cappelli, i selfie-stick e la lista non è finita qui… questo è un breve elenco del ciarpame “made in China” che invade le arterie principali del centro storico. Un mercatino dell’inutile, un commercio che spesso scende in campo con le repliche dei marchi più rinomati. La tolleranza di questi fenomeni non ha nessun pregio anzi ha amplificato la problematica che è sentitissima lungo Ponte Vecchio dove la sede stradale è spesso dimezzata dalle bancarelle improvvisate.

Una reputazione da… rigenerare

Ovvietà? Forse, Firenze di turismo ci vive e non può permettersi di comunicare un senso di disagio ed insicurezza in coloro che giungono per conoscerne le bellezze. Le bellezze architettoniche e la narrazione dietro di esse sono una grande calamita che attrae e stupisce il visitatore; siamo sicuri di eccellere anche in ciò che ci è contemporaneo? La città di cui dover essere orgogliosi non deve più essere soltanto quella delle delizie artistiche del rinascimento  ma deve essere capace di trovare soluzione, ancor meglio divenendo esempio, sulle questioni contemporanee. La città non può essere solo a misura di turista rischiando, come in questo argomento, di diventare ostica pure per esso. Forse qualche blitz della polizia municipale non è sufficiente; quasi sicuramente questi estrosi graffiti non serviranno a granché. Quello che è certo e che Firenze da patrimonio dell’UNESCO non può arrendersi e diventare bazar.