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Cavalli saluta Firenze ed abbassa le saracinesche della boutique chiudendo, dopo 202 anni, anche il Giacosa. Viene preferita  l’Asia all’eredità storica di Firenze per una riorganizzazione aziendale che fa male.

 

Diciamo addio alle splendide foto in bianco e nero alle pareti che ritraggono le star di Hollywood e le modelle più famose ed anche alle sensazioni che si possono provare grazie ad un nome nato nel 1815 e che un secolo dopo ha dato vita a un mitico cocktail: il Negroni (maiuscolo meritatissimo per il re degli aperitivi). Abbassa la saracinesca un locale storico, si perdono 11 contratti a tempo indeterminato, 3 a tempo determinato (a cui auguro il meglio) non è una vittoria per la città se la scure dei manager preferisce tagliare la testa al business fiorentino. Un segnale sconfortante che ha fatto subito il giro del web e che è la conferma di una città che cambia e che diventa vetrina per gli altri anziché per se stessa.

Ciao ciao Firenze, meglio Pechino, alla faccia della tradizione.

Milano e Roma, basta. Tralasciando le boutique temporanee, in gergo, dei temporary-store legati al mercato stagionale di Porto Cervo e di Forte dei Marmi i negozi presenti in Italia saranno solo due. L’azienda ha bisogno di rilancio e per farlo ha deciso di lasciare Firenze eliminando  quello che non rappresenta il business centrale. Per questo motivo, quasi inaspettatamente, viene abbandonato anche quel bar Giacosa preso per mano nel 2001. Il Giacosa è un’istituzione, non è uno Starbucks qualsiasi poiché è unico e questa resa da parte della casa di moda  suona davvero male. Si rompono i legami con il territorio, rimane il prestigio del marchio Made in Italy ma non riuscire a valorizzare un marchio ed un luogo che potrebbe vivere di se stesso suona davvero strano.

Una resa preoccupante o una via di fuga? Sta di fatto che via Tornabuoni perde molta “fiorentinità” ed il significato è più rilevante rispetto alle chiusure di Madrid o Vienna. Il binomio Cavalli – Firenze non funziona come dovrebbe e porta via con se anche il Giacosa che forse meriterebbe una fine migliore.  Un pezzo di storia, un pezzo della Firenze degli ultimi due secoli che va via e che probabilmente non riesce proprio a sopravvivere né ad essere sufficientemente valorizzata in una città che naviga nell’oro del turismo il quale però spesso predilige luoghi più “artificiali”.  Bere per dimenticare ? Difficile voltare pagina… sempre che a Firenze non basti diventare semplice vetrina per turisti.

Un’altra vittima illustre della crisi

Il Giacosa non è il primo negozio storico della zona che deve alzare bandiera bianca per arrendersi agli umori del nostro tempo. Ad inizio anno è scomparso un altro pezzo della Firenze del secolo scorso: l’Old England Stores. Per chi non lo sapesse parlo di una famosa boutique aperta nel 1924 in via Vecchietti da Carlo Marcacci per soddisfare i gusti raffinati ed alleviare la nostalgia della comunità inglese insediatasi in città. Si trattava di un luogo magico e ricco di stile in cui si poteva respirare a pieni polmoni l’atmosfera di un’epoca oltre a quello delle merci presenti. Un esempio di british style circondato dallo spirito del rinascimento schiacciato da un turismo che sembra prediligere lo shopping compulsivo in negozi low-cost (ma anche low-quality) a scapito dell’unicità delle esperienze più tipiche.