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Il sindaco Dario Nardella, dopo anni di denunce da parte di singoli cittadini, associazioni, giornali, opposizioni, ha deciso di prendere una posizione contro la prostituzione a Firenze e, avvalendosi del decreto Minniti, ha emanato un’ordinanza che punisce i clienti delle meretrici.

L’indiscrezione era già arrivata i primi giorni di settembre e giovedì 14, infine, il sindaco Dario Nardella ha firmato un’ordinanza contro lo sfruttamento della prostituzione. Questa ordinanza, entrata in vigore il giorno successivo, venerdì 15, ha fatto fin da subito una prima “vittima”. Un italiano, in zona Nuovo Pignone, dopo aver pattuito la somma di denaro da elargire, ha tentato di appartarsi con una donna albanese per consumare una prestazione sessuale ma è stato sorpreso dalle Forze dell’Ordine e denunciato.

Che cosa comporta la nuova ordinanza?

Secondo l’ordinanza, i clienti delle prostitute potranno rischiare un procedimento penale che potrebbe portare fino ai 3 mesi di carcere o in alternativa un’ammenda fino a 206 euro. Tutto questo è stato reso possibile sia grazie all’articolo 650 del codice penale, che sanziona la violazione di un’ordinanza delle autorità, che grazie al decreto Minniti, che ha concesso ai sindaci di emettere ordinanze che colpiscano i clienti delle prostitute.

Prostituzione a Firenze

Il problema prostituzione a Firenze è un tema molto caldo, presente ormai sulle cronache dei giornali da decenni. Ci sono vere e proprie zone adibite al lavoro più antico del mondo come, ad esempio, i lungarni nel quartiere 2 oppure la zona di Novoli, in particolare viale Guidoni, nel quartiere 5. Almeno 200 ragazze ogni sera sono costrette a prostituirsi sulle strade di Firenze.

L’ordinanza sembra un ottimo strumento per poter colpire effettivamente la clientela del sesso a pagamento in strada ma, se questa non verrà presa in considerazione anche nelle altre città limitrofe, si rischia di veder solo spostato il problema in altre zone della città metropolitana.

Il tema, però, è sicuramente molto più ampio. Dal 1958, anno della legge Merlin con la quale vennero chiusi i bordelli, questa pratica non è mai sparita ma è stata esercitata in clandestinità – in case private, in pseudo centri massaggi o per strada -. Tutto questo ha tristemente creato una nuova schiavitù: giovani donne o vere e proprie minorenni vengono prese dall’estero con la prospettiva di una vita migliore e poi costrette a vendere il proprio corpo per riscattare il proprio passaporto. Il giro di denaro è immenso e finisce tutto nelle mani della malavita organizzata. Vi sono, inoltre, numerosi rischi per quanto riguarda la salute delle donne stesse ma anche per i clienti, con il rischio di una diffusione di malattie veneree o, peggio, di virus come l’hiv.

La domanda quindi si pone: è giusto continuare ad andare avanti con il proibizionismo ferreo oppure è arrivata l’ora di pensare a soluzioni più congeniali? Riaprire le case chiuse, come viene riproposto ciclicamente, può essere un’opzione?