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È risaputo, ormai, che la Toscana è una regione campanilista, non solo verso le regioni confinanti, ma anche e soprattutto tra le sue città. È più che noto, infatti, l’odio atavico tra Livorno e Pisa, Pisa e Lucca, Firenze e Siena, Firenze e Prato, Prato e Pistoia e,infine, Firenze e Pisa.

Firenze e Pisa: i proverbi tra le due città

La rivalità tra quest’ultime due città ha portato alla creazione di due proverbi: “meglio un morto in casa che un pisano all’uscio“e “fiorentini ciechi e“. Se il primo modo di dire è molto conosciuto, il secondo è più desueto e ha un origine piuttosto particolare.

Da dove nasce questa rivalità?

Per scoprirla dobbiamo tornare con la mente all’inizio del XII secolo, quando la Toscana era divisa in una miriade di comuni bellicosi, pronti a combattersi per avere l’egemonia politica ed economica della regione. Tra queste città, due erano le più potenti: Firenze, che si stava avviando a diventare la vera città egemone della Toscana, e Pisa, una delle quattro repubbliche marinare che si contendeva con Genova il controllo delle rotte commerciali del Mediterraneo Occidentale. A quell’epoca, però, i pisani si trovavano a combattere un nemico ben più ostico dei fiorentini, lucchesi o genovesi: i pirati saraceni, che, dalle loro basi in Africa e nelle Isole Baleari, minacciavano i commerci della città toscana.

Stanca di queste scorribande, la repubblica pisana organizzò, nel 1115, un’imponente spedizione contro le Baleari, per porre fine una volta per tutte alla minaccia saracena. Per la guerra, tuttavia, partì tutto l’esercito e la flotta, lasciando Pisa sguarnita e vulnerabile agli attacchi dei lucchesi, che,sconfitti nel 1003, anelavano vendetta. Fu così,quindi, che il consiglio degli anziani di Pisa chiese a Firenze,altra storica nemica, protezione militare: la Repubblica Fiorentina accettò e schierò il proprio esercito nel territorio pisano, dove rimase fino alla fine della spedizione, che terminò l’anno dopo, nel 1116.

Pisa chiese a Firenze protezione militare

Il governo pisano per ringraziare i fiorentini decise di regalare loro due enormi e lucidissime colonne in porfido, prese come bottino di guerra da Minorca, le quali si diceva avessero il potere di smascherare ladri, falsari e traditori rimasti impuniti riflettendone il volto. I fiorentini, felici del regalo, fecero risalire da Pisa le colonne lungo l’Arno e organizzarono in città una magnifica festa per celebrare l’evento.

Quando però le colonne arrivarono in città, ci si accorse che erano tutte opache, perché il popolo pisano, che non voleva regalare all’eterno nemico un dono così importante, aveva acceso dei grandi fuochi intorno alla colonne, per scurirle con il fumo, rendendole così inutilizzabili. Nonostante l’imbroglio, il comune di Firenze decise di esporre comunque le due colonne a lato della porta del Battistero (dove oggi c’è la porta bronzea del Ghiberti), a eterno ricordo della disonestà dei pisani, dal quale poi nacque il proverbio “fiorentini ciechi e pisani traditori“, attestatoci anche nella Divina Commedia di Dante, che nel XV canto dell’Inferno fa dire al suo maestro Brunetto Latini,riferendosi ai suoi concittadini, “vecchia fama nel mondo li chiama orbi”.

Sappiamo poi che nel 1362 i fiorentini,dopo il saccheggio del porto di Pisa compiuto dal loro esercito, esposero le enormi catene usate dai pisani per chiudere l’accesso del porto facendole pendere dalle colonne, in spregio al popolo pisano.

L’ultimo fatto che le riguarda è datato 11 aprile 1424, quando, a causa di un allagamento della piazza, le colonne rovinarono a terra. Il comune, però, decise di ristrutturarle e di ricollocarle nella loro posizione originaria, dove rimangono tutt’ora, come monito per i fiorentini a essere diffidenti nei confronti dei regali dei pisani!