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L’ufficio del sindaco in Villa Rucellai è lo specchio del primo cittadino. Entrando nella stanza, infatti, si possono osservare tanti piccoli particolari che possono descrivere la sua vita privata e quella pubblica. La mia attenzione viene subito calamitata da due elementi presenti nella stanza: il primo è il manifesto di Obama con il celebre slogan Yes we can. Era l’oramai lontano 2009 e il senatore dell’Illinois, con la sua campagna elettorale travolgente, diventò il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Il secondo elemento è un libro sulla vita di J. F. Kennedy, il giovane presidente che, nonostante la brevità del suo mandato concluso da un terribile attentato che ne provocò la sua morte, ha segnato il suo paese.

Chi occupa l’importante ufficio di Villa Rucellai è Emiliano Fossi. Dopo cinque anni da sindaco si è ricandidato guidando una coalizione di Centrosinistra che è riuscita nella difficilissima impresa di riconfermarsi nonostante un trend nazionale sfavorevole. Anche in Toscana, infatti, tutti gli altri comuni andati al voto sono caduti nelle mani di quelle che un tempo erano le opposizioni.

Brevemente, descrivici chi sei

Sono Emiliano Fossi, ho 44 anni, sono appassionato di politica, della Fiorentina e do grande valore agli affetti e a valori come l’amore e l’amicizia.

Visto che sei anche tu grande appassionato di Fiorentina, farò la stessa domanda che ho fatto anche al consigliere comunale Torselli. Meglio lo scudetto della Fiorentina o l’Italia nuovamente campione del mondo?

Scudetto della Fiorentina, senza sé e senza ma. Io sono parte di quella generazione che non ha vissuto bene l’acquisto di Baggio (da parte della Juventus, ndr.) e tutte le vicende che ne seguirono. Sono figlio di quella generazione che visse i mondiali degli anni Novanta con un certo tipo di distacco. La storia pesa e per chi vive in maniera viscerale e intensa il tifo della Fiorentina queste sono cose che poi ti rimangono dentro.

Un’altra domanda per rompere il ghiaccio: ti propongo un dilemma che è molto in voga in questi ultimi anni. Meglio un buon libro o una serie tv?

Un buon libro. Non sono un grande appassionato di serie tv anche perché ho poco tempo a disposizione. La televisione da 5 anni a questa parte non la guardo quasi più se non per vedere qualche cartone animato insieme ai miei bambini. Il poco tempo libero che mi rimane preferisco dedicarlo ad un libro. Ho, infatti, avuto da sempre una grande passione per la lettura. Mi piace molto anche la filmografia e la cinematografia. Al contrario non sono mai stato un grande appassionato di serie tv.

E’ uscito da pochissimo il tuo libro “Futuro Presente”. Secondo te, perché una persona che lo vede in libreria dovrebbe essere spinto a leggerlo e a chi consiglieresti la lettura?

Secondo me “Futuro Presente” è una lettura per tutti, ognuno si può ritrovare in queste poche pagine. In questo libro sono presenti frammenti di storia personale, la mia, che può, ovviamente, interessare poco ma, come in ogni storia personale, ciascuno ci può ritrovare dentro qualcosa di se stesso. Sono poi tratteggiati alcuni frammenti di impegno politico di questi 5 anni da sindaco e vi è una parte consistente dedicata alla campagna elettorale appena trascorsa. Campagna elettorale che è stata intensa, coinvolgente, molto bella e di soddisfazione, a maggior ragione per l’esito finale.
Vi è, inoltre, una parte importante dedicata a quali potrebbero essere i punti a partire dai quali il campo politico a cui appartengo, il Centrosinistra, dovrebbe provare a ripartire per tornare ad essere protagonista sulla scena politica.

Nel suo complesso è un contributo alla discussione che, secondo me, il centrosinistra dovrebbe affrontare per uscire dalle secche in cui è finito e quindi provare a rialzare la testa. Cominciando, in primis, facendo un bel po’ di autocritica.

Il Partito democratico in Toscana si sta avviando ad eleggere il nuovo segretario. Voci insistenti ti descrivevano come un possibile candidato ma, come hai dichiarato su Facebook (post del 31 di luglio), se le condizioni rimangono queste, non ti proporrai. Cosa ci puoi dire al riguardo di questo congresso? Sei candidato oppure no?

Non mi sono candidato a niente, il mio nome non è uscito né è stato proposto dal sottoscritto. Non mi piace com’è partita la discussione riguardante il congresso del Pd soprattutto su un punto, quello dei tempi. Non mi è piaciuto il fatto che si sia deciso di fissarlo in modo così repentino e veloce e con tempi troppo contingentati. Il congresso, infatti, sarà tenuto il 14 di ottobre e le candidature dovranno essere presentate entro il 10 settembre. Tutto questo non fa che andare contro a ciò di cui abbiamo bisogno: un lasso di tempo abbastanza lungo o comunque sufficiente per affrontare una discussione interna e per capire da dove si deve ripartire, ragionando di contenuti, di idee e di proposte.

Fissando il congresso così presto, invece, si cristallizza la discussione su posizioni già definite.

Non mi piace il fatto che si parla solo di appartenenze correntizie o di componenti interne al partito che si sono delineate durante l’ultimo congresso. Queste divisioni sono oramai superate e non volerlo riconoscere significa non essersi resi conto di quello che è successo il 4 di marzo e dell’ecatombe che ha significato questa data per il Pd e per il Centrosinistra. Non sono interessato ad una discussione di questo genere ma sono interessato a dire la mia e a dare il mio contributo e ad esporre le mie idee, condivisibili o meno. Il libro ha appunto questo senso: molto umilmente ma con assoluta determinazione voglio esprimere quelli che sono i miei propositi e le mie opinioni su come far riprendere il cammino del Pd e del Centrosinistra. E’, dunque, un contributo alla discussione.

Immagino, quindi, che per la presentazione del libro e per parlare del futuro del partito girerai la Toscana.

Dall’ultima settimana di agosto in poi sicuramente mi muoverò per la regione. Mi sono già stati proposti alcuni appuntamenti e stiamo definendo il calendario. Io, sicuramente, sono disponibile ad essere presente in quanti più posti possibile perché mi è sempre piaciuto girare e confrontarmi con realtà diverse dalla mia. Anche in questi ultimi cinque anni da sindaco, sia per il partito, sia per il mio ruolo di amministratore che, infine, per il mio incarico in Anci sui temi della partecipazione ho sempre girato la Toscana. Credo che chiudersi nelle proprie mura domestiche sia sempre una cosa sbagliata, si rischia di avere una percezione distorta della realtà delle cose. Conoscere, invece, le diversità è un aspetto importante. Questa sarà per me l’occasione di continuare questo tour e di incontrare le realtà più varie della nostra regione.

Cosa vuol dire, per te, essere stato per cinque anni sindaco di Campi Bisenzio e sapere di esserlo per altri cinque? Cosa si prova a fare il sindaco e soprattutto cosa si prova a farlo in una comunità come Campi Bisenzio?

Fare il sindaco della propria città è la cosa più bella per chi ama fare politica e per chi decide di impegnarsi nelle istituzioni. Amministrare e governare la propria comunità è il livello massimo di soddisfazione e di gratificazione perché vuol dire che i tuoi concittadini, le persone del luogo in cui sei nato o in cui comunque sei cresciuto, spendendoci la maggior parte della tua vita, ti riconoscono questa responsabilità.

Hai modo di fare delle scelte, di incidere, di lavorare per migliorare la tua comunità.
Al tempo stesso però è una grande responsabilità. E’ sicuramente un grande impegno fare il sindaco, a maggior ragione di una città di cinquanta mila abitanti come Campi, con tutta la rilevanza e l’importanza che ne consegue. E’ scenario di scelte e di decisioni politiche che richiedono una grande responsabilità, un grande impegno e, quindi, anche un grande dispendio di energie sia fisiche che mentali. Nonostante ciò, a me piace tanto, veramente tanto.

Questi 5 anni trascorsi sono stati belli, intensi e coinvolgenti. Abbiamo fatto tante cose buone e anche alcuni errori che devono essere riconosciuti per provare a migliorarci. Il fatto di aver ricevuto nuovamente fiducia da parte della mia comunità mi dà la possibilità, non di mettermi una medaglia al petto, ma di provare a portare in fondo le tante cose che avevamo immaginato e che avevamo cominciato a seminare negli anni precedenti. Sono contento inoltre perché 10 anni sono il lasso di tempo giusto nel quale provare davvero ad incidere e a cambiare in meglio la città.

Affronto questa nuova legislatura con grande energia e anche con grandi aspettative. Vogliamo veder realizzato tutto ciò che abbiamo in testa.

Abbiamo detto quindi che sei appassionato di politica, tifoso della Fiorentina, ti piace leggere. Parlaci di un tuo hobby. Cosa ti piace fare quando hai del tempo libero, cosa ti aiuta a staccare la spina, cosa ti aiuta a recuperare le tante energie fisiche e nervose che impieghi nel tuo impegno da sindaco?

Avendo un impegno così gravoso come il ruolo di sindaco, il tempo libero a mia disposizione è poco e poterlo passare con i miei figli è la cosa che mi crea maggior benessere e mi dà più soddisfazione.

Una cosa che mi piace fare è prendermi cura della mia salute con lo sport. Mi piace tanto correre e in questi ultimi anni ho iniziato ad andare in palestra la mattina presto. Ho mantenuto grande costanza in questo senso. Tre volte alla settimana alle sette del mattino vado in palestra per poi presentarmi alle 8.15 in Comune. Potermi allenare è una cosa che mi piace perché mi dà la possibilità di curare la mia salute fisica ma anche di potermi scaricarmi mentalmente.

Si è sempre molto attaccati al luogo dove si nasce o dove si trascorre gran parte del tempo e molte volte, pensando a quel luogo, si pensa sempre ad un posto, un angolo, una strada in particolare. Qual è il primo luogo che ti viene in mente pensando a Campi Bisenzio?

Sono due i luoghi significativi: uno è il Gorinello (San Piero a Ponti, ndr.), zona dove ho passato la gran parte della mia vita e dove sono poi tornato ad abitare con la mia famiglia. Lì ho passato infinite giornate a giocare a calcio con i miei amici, soprattutto d’estate. D’altronde quando ero ragazzino c’erano meno macchine e si poteva giocare con più libertà. L’altra immagine che mi viene sempre in mente di Campi Bisenzio è conosciuta da pochissimi: è una strada secondaria che da via barberinese, nella zona delle Miccine, porta a Sant’Angelo. E’ un mio segreto: è una strada che mi rilassa. In tutti i momenti della mia vita in cui ho avuto un pensiero, qualcosa che non mi tornava o che mi preoccupava, la percorrevo con qualsiasi mezzo a mia disposizione, anche a piedi. Così facendo, provavo un senso di distensione e di intimità. Ancora oggi ho mantenuto questo mio rituale.

Firenze per Campi Bisenzio può essere uno scomodo vicino, essendo sia capoluogo di regione che di provincia ma sono tante le tematiche che legano strettamente le due città. Secondo te quale deve essere il rapporto tra le due comunità?

Firenze più che essere uno scomodo vicino per me rappresenta il punto di riferimento. Credo che i comuni della cintura urbana, ossia tutti quelli che stanno intorno a Firenze, non possano prescindere dal rapporto con il capoluogo. Questo però non vuol dire che il rapporto deve essere unidirezionale, di subalternità. Tutt’altro. Vi deve essere una relazione paritaria, un dialogo franco e sincero dove ci si può confrontare apertamente. Deve essere come quello che ho provato ad instaurare in questi anni da sindaco con il comune capoluogo: lineare e diretto.
Il futuro di Campi e delle altre città della cintura urbana è legato inscindibilmente con il capoluogo e con il futuro del capoluogo. Per questo il rapporto tra i vari comuni, secondo me, deve essere rinforzato, anche dal punto di vista istituzionale. Ci deve essere più collaborazione e più condivisione delle scelte. Si devono trovare, inoltre, strumenti che portino un maggiore coordinamento. In passato ho parlato di Grande Firenze e rimango legato ad un’idea del genere.

Firenze ancora oggi mantiene un elemento di “fiorentino-centricità”. Si tende a vedere quello che accade all’interno delle proprie mura senza guardare quello che accade al di fuori. Un altro errore che però si verifica da parte dei comuni della città urbana spesso e volentieri è vedere Firenze come un nemico da abbattere o da combattere.
Ci deve essere quindi un cambio di passo per il futuro di tutti.

Il prossimo anno si terranno le elezioni amministrative a Firenze, elezioni che per la prima volta non sembrano avere un risultato così scontato, visto anche il trend nazionale. Cosa consiglieresti al tuo partito fiorentino, visto la tua esperienza vincente del giugno scorso? Cosa potrebbe fare il sindaco Nardella per poter vedere riconfermata la sua guida a Palazzo Vecchio?

Il sindaco Nardella ha ben governato in questi anni e porta a casa sicuramente un bilancio di buon governo. Oggi giorno, però, governare bene non basta, purtroppo non è più l’elemento sufficiente che ti permette di presentarti ai nastri di partenza delle nuove elezioni con margini di vittoria o di garanzia consolidati. Non è più così e l’abbiamo potuto constatare benissimo. Basti pensare che la Toscana è diventata non solo terra contendibile ma anche conquistata da altre forze politiche e che vi è una grande presenza di amministrazioni governate non più dal Centrosinistra ma dal Centrodestra o dal Movimento 5 Stelle.

A Firenze si parte in vantaggio ma obbiettivamente saremmo degli stolti se ritenessimo che non ci sono degli elementi di rischio e di contendibilità della città.

A Dario Nardella posso dare due consigli in maniera spassionata: uno è quello di ritenere che non sia più autosufficiente la forza del Pd per vincere. Bisogna quindi che allarghi il campo dello schieramento e che lavori molto sulle forze della comunità, sulle varie sensibilità presenti in città. Deve puntare quindi sul civismo, una realtà che ha una vivacità importante in termine di impegno e di socialità sul nostro territorio. Il secondo consiglio è di avere una coerenza con i valori che ispirano la nostra parte politica, quindi portare avanti con conformità ai nostri ideali quei temi che ispirano il centrosinistra. Tenere la barra dritta e mantenere una linea di coerenza, che viene sempre premiata.

Siamo nel mese che in Italia è sinonimo di vacanze. Scelta secca: mare o montagna?

Mare

Un consiglio che daresti a te del passato e un augurio che fai al te del futuro.

Al me del passato direi non di essere egoista ma certamente di pensare un po’ di più a me stesso, a pensare alle mie necessità piuttosto che avere sempre questa attenzione forte nei confronti degli altri. E’ un aspetto assolutamente positivo ma bisogna anche saperlo regolare. Per quanto riguarda l’augurio, voglio mantenere questo forte attaccamento ai valori che mi hanno sempre ispirato. Non solo valori politici ma anche nel modo di comportarmi: umiltà, voglia di mettermi in discussione e di confrontarmi sempre senza pensare di avere la verità in tasca. Credo di averlo sempre fatto e spero di mantenerlo anche nel proseguo della mia vita.