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La tassa di soggiorno, in Italia ma non solo, è un’imposta che ogni turista è tenuto a versare per ogni notte che trascorre, al momento dell’arrivo o della partenza, in hotel, bed and breackfast, ostelli e campeggi. Si tratta di un’imposta suppletiva da aggiungere al costo della camera e ai servizi che vengono erogati durante il soggiorno.

La tassa di soggiorno a Firenze

Nel Centro Italia si registrano le imposte di soggiorno con l’importo medio più alto (1,90 €), segue il Nord (1,80 €) e dunque il Sud (1,70 €). In particolare a Firenze l’importo raggiunge un valore che oscilla dai 2 € ai 5 € a notte. Proprio per questo, lo scorso Settembre, all’interno della campagna #EnjoyRespectFirenze, il Comune ha previsto un incentivo per ringraziare i turisti che pagano le imposte. Si tratta di un voucher-sconto (distribuito direttamente all’interno degli alberghi) per entrare a tariffa ridotta nei musei Bardini, Novecento e Forte di Belvedere. All’interno del voucher sono presenti tre coupon di validità pari alla durata del soggiorno stesso .

E’ davvero così utile?

L’imposta di soggiorno però presenta alcune controindicazioni. Un recente paper della Banca d’Italia ha mostrato, innanzitutto, come la tassa di soggiorno ricada solo sul 16% dei comuni eleggibili (sui 973 complessivi) i quali detengono però il 76% della presenza turistica. Tra questi, oltre a Firenze, vi sono anche Milano, Venezia e Roma. Detto questo, gli introiti tributari che i comuni ricavano dall’imposta di soggiorno sono solo il 4% del complesso delle entrate tributarie da imposte degli Enti interessati (circa 20 euro per abitante).

L’imposta poi colpisce maggiormente i turisti più facoltosi, quelli che dimorano negli hotel a 4 o 5 stelle, turisti business o internazionali, i quali hanno una minore elasticità della domanda al prezzo (ovvero una variazione minore della domanda al variare del prezzo). Alla luce di questo, è anche evidente che chi paga l’imposta non è direttamente beneficiario dei servizi che ne derivano. Infatti questi sono, per lo più, dai cittadini residenti che questa imposta non la pagano.

Da questo derivano, fondamentalmente, due effetti perversi:

Il primo. Il turista elude il pagamento dell’imposta decidendo di dormire in case private affittate.

Il secondo. Il turista (dal momento che l’imposta è comunale) potrebbe decidere di alloggiare in un comune vicino, dove l’ammontare dell’imposta è minore o dove questa addirittura non è presente.

In conclusione

Ci troviamo davanti ad un’imposta che va a colpire i soggetti più facoltosi senza costituire un entrata rilevante per chi la applica, a ciò si aggiunge la possibilità di eluderla. La soluzione migliore sarebbe quella di far pagare un’imposta standard e limitata, applicata ad un acquisto che ciascun turista dovrà inevitabilmente fare.