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Gran parte delle città italiane porta sui propri stemmi e gonfaloni simboli che rimandano al loro antico e glorioso passato: la città di Roma, per esempio, porta incisa sul suo stemma la sigla S.P.Q.R (Senatvs PopvlvsQve Romanvs – il Senato e il Popolo Romano), in memoria delle glorie della Roma Antica; il comune di Torino, invece, ha come simbolo un toro, in ricordo dell’animale adorato dai Tauri, l’antica popolazione celtica che la fondò nel III secolo a.C. Firenze, invece, porta come stemma un simbolo che la contraddistingue dal medioevo: il Giglio, detto in araldica “giglio bottonato” o addirittura “giglio di Firenze”.

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La curiosa storia del Giglio bottonato

Prima di iniziare a parlare della storia di questo famosissimo simbolo, bisogna fare una precisazione: il giglio fiorentino non sarebbe la raffigurazione di un giglio vero e proprio, ma del cosiddetto “giaggiolo”, pianta della famiglia delle Iridaceae, molto comune nelle campagne toscane.

Non sappiamo ancora come mai questo fiore divenne il simbolo della città toscana: in molti pensano che sia legato al fatto che l’antica colonia romana di Florentia, di cui ho già ampiamente parlato in vari articoli precedenti, fosse stata fondata durante i Ludii Florales in onore della dea Flora, i quali si tenevano tra il 28 aprile e il 3 maggio, periodo di fioritura di queste piante. Nonostante questa storia molto bucolico, è improbabile che i fondatori romani avessero già assegnato alla città il giglio come simbolo. Altri storici, poi, pensano che tale simbolo debba essere ricollegato al culto della Madonna, il cui fiore è appunto il giglio. A parte le varie ipotesi, tuttavia, noi sappiamo che dall’XI secolo questo fiore divenne il simbolo della nostra città, diventando anche l’insegna di quei fiorentini che parteciparono alla Prima Crociata (1096-1099).

Ma com’era fatto il primo stemma?

All’inizio infatti i colori erano invertiti rispetto a quello attuale: il giglio infatti era bianco e lo sfondo rosso. Questi due colori,come poi vedremo, ritorneranno spesso nell’araldica cittadina, in quanto rimandano sia ai colori dello stemma del marchese Ugo di Toscana (950-1001), al quale si deve la costruzione della Badia Fiorentina, sia all’unione delle città di Firenze e Fiesole (il bianco infatti è l’antico campo dello stemma della città etrusca).

Per quasi duecento anni, quindi, il simbolo della città rimase tale, ma nel 1251 venne cambiato in quello attuale. Il perché di tale cambiamento è da ritrovarsi nelle lotte tra guelfi e ghibellini di quegl’anni. Nel 1251,infatti, i ghibellini,sconfitti ed esiliati dalla città, continuavano a fregiarsi del simbolo cittadino: i guelfa, che allora governavano il comune, decisero di invertire i colori, per distinguersi dagli odiati nemici.

Questo cambiamento, tra l’altro, viene citato anche da Dante nella Divina Commedia: nel XVI canto del Paradiso, infatti, Cacciaguida, avo di poeta vissuto nel XII secolo, racconta che alla sua epoca, nella quale la città non era lacerata dalle lotte interne, il giglio non era stato ancora modificato (“con queste genti vid’io glorioso/ e giusto il popol suo, tanto che ‘l giglio/ non era ad asta mai posto a ritroso,/ né per division fatto vermiglio.” Dante,Div. Comm.,Par.,C. XVI,vv. 152-154).

Dal 1251, quindi, il simbolo di Firenze rimase immutato, tant’è che l’anno dopo venne deciso di inciderlo sulla nuova moneta cittadina: il fiorino. Con questa, poi, il simbolo del giglio fiorentino divenne famoso in tutta Europa, in quanto il fiorino d’oro si impose come moneta di scambio nei commerci internazionali (una sorta di dollaro del Basso Medioevo).