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Impenetrabili torri d’argento VI

Ville e giardini

Le colline fiorentine, i giardini, la campagna, i boschi, che ancora oggi si affacciano timidamente intorno alla città e che la penetrano come i rivoli sempre più esigui di una bolla d’acqua che si sta seccando, sono gli ultimi testimoni di una Firenze scomparsa. Anche se aveva già subito profondi cambiamenti urbanisitici, come la demolizione di parte del centro storico e della cinta muraria e la costruzione dei quartieri periferici, Firenze fino a soli cent’anni fa conservava ancora un rapporto diretto ed immediato con il territorio circostante, fatto di campagna e di poderi, di ville e di giardini.

Firenze scomparsa

Ciò che sopravvive oggi di questo paesaggio è qualche fazzoletto di terra e di verde, circondato da quartieri che si sono espansi spesso con poco rigore, minacciato da presunte grandi opere che incombono sugli ultimi relitti di una Firenze scomparsa e bellissima. Una Firenze che aveva saputo nel corso di lunghi secoli stabilire un equilibrio unico al mondo fra urbanizzazione e natura, architettura privata e pubblica e che si posava al centro dell’emiciclo delle sue colline senza strappi, in armonia con il suo paesaggio.

Sono stati molti gli scrittori che hanno celebrato questa Firenze, spesso nei momenti in cui l’equilibrio si stava per rompere; e altrettanti sono stati quelli che l’hanno ricordata con nostalgia, spesso una rancorosa nostalgia. Fra questi non c’è stato Gabriele D’Annunzio: lui, ‘il Vate’, a Firenze ha abitato e su Firenze ha composto versi pieni di passione. Lui, però, quella Firenze scomparsa la poteva ancora vivere, la poteva ancora ammirare dalla loggia della sua Capponcina, sulla collina di Settignano.

D’Annunzio a Settignano

D’Annunzio arrivò a Settignano nel 1898, all’apice della sua fama di giornalista e scrittore. Si sistemò nella Villa La Capponcina, vicinissima alla residenza che la famosissima e ‘divina’ attrice Eleonora Duse aveva scelto per sé. I due amanti poterono così vivere la loro relazione nella pace di una vita fatta di lusso, passione, cani e cavalli, stringendo un sodalizio che non su solo sentimentale, ma anche letterario – il che, per D’Annunzio, era sempre stata la stessa cosa.

A Settignano D’Annunzio incominciò a lavorare a quello che sarebbe diventato il suo capolavoro poetico, la raccolta di versi di maggiore successo e che ancora oggi si studia nelle aule di scuola: ‘Alcyone’, pubblicata nel 1903, fu scritta a Firenze ed in Toscana: nelle sue poesie il poeta celebrava la sua eccezionale capacità di fondersi con la natura, entrando a diretto contatto con le sue misteriose forze.

‘Alcyone’

Riuscire a sentire le fibre delle piante che lo circondano come se fossero i suoi stessi nervi e i suoi stessi muscoli, a percepire le gocce di pioggia come se cadessero non sulla sua pelle, ma sulla superficie lucida delle foglie: questo è ciò di cui parlano i versi della ‘Pioggia nel pineto’, la più famosa delle poesie di ‘Alcyone’.

Alcune pagine della raccolta ‘Alcyone’ sono dedicate al paesaggio fiorentino ed in particolare alla campagna che si stendeva intorno alle pendici di Settignano, dove oggi sorge il quartiere di Coverciano. Una poesia in particolare parla proprio di quei luoghi: ‘Lungo l’Affrico nella sera di giugno dopo la pioggia’.

‘Lungo l’Affrico’

Una sera di giugno, appunto: dopo la pioggia il cielo riflette i suoi colori e le sue nuvole nelle pozzanghere. Sorge la luna, mentre il torrente Affrico scorre silenzioso; le rondini sfrecciano, tese per la gioia dell’estate che sta per cominciare. Il poeta si perde in sensazioni di freschezza, quiete e allo stesso tempo impazienza, immerso in una specie di dialogo con gli elementi della natura che diventano quasi dei personaggi, protagonisti di antichi miti: O nere e bianche rondini, tra notte / e alba, tra vespro e notte, o bianche e nere / ospiti lungo l’Affrico notturno.

Boccaccio non è stato quindi l’unico a celebrare questi luoghi e a trovarvi qualcosa di magico, che andava raccontato (Leggi Conosci le antiche storie nascoste nei torrenti fiorentini?): quegli stessi torrenti Mensola ed Affrico dei quali aveva cercato di raccontare la storia segreta ispirarono cinque secoli e mezzo più tardi un altro poeta, che da Settignano poteva ancora osservare una Coverciano delimitata ad est e ad ovest dal corso dei due ruscelli.

I viali di Coverciano

Una curiosità: a Firenze i nomi delle strade non ricordano soltanto i grandi del passato o i nomi antichi dei luoghi che delimitano, ma qualche volta cercano essi stessi di raccontare le loro storie. L’Affrico e il Mensola sono oggi quasi per il loro intero corso intombati sotto la città: ‘via Lungo l’Affrico’ corre proprio lungo la riva del torrente, nascosto sotto lo spartitraffico che divide la strada dal ‘viale De Amicis’.

Poco lontano, proprio a Coverciano fra un ‘viale Verga’, uno ‘Palazzeschi’ e uno ‘De Amicis’ si trovano per l’appunto ‘viale Gabriele D’Annunzio’ e ‘viale Eleonora Duse’: le due strade, che portano i nomi di due amanti appassionati, si incrociano come si sono incrociate le vite dei loro eponimi, raccontando la storia di un poeta e di un’attrice innamorati di Firenze.