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La sottile, arbitraria e convenzionale linea di demarcazione tra ciò che è e ciò che non è arte si rende particolarmente evidente nella leggenda di un noto artista di Firenze

Passeggiando per le varie città capita spesso, purtroppo, di trovare delle meravigliose opere d’arte o palazzi antichi rovinati dalla bella pensata di un qualche artista improvvisato o, per meglio dire, un vandalo. Situazioni come queste lasciano un senso di fastidio e di rabbia non solo in tutti coloro che sono amanti dell’arte, ma in qualsiasi cittadino o visitatore che si trovi ad osservare anni di storia deturpati da un unico gesto folle.

A Firenze tuttavia possiamo tirare un sospiro di sollievo e vantarci della presenza dell’azione di un vandalo un po’ speciale che trasformava in arte tutto ciò che toccava. Questa persona ha lasciato una traccia praticamente invisibile in un palazzo antichissimo. Si tratta del famoso Michelangelo Buonarroti al quale è legata una curiosa leggenda…

Probabilmente a ciascuno di noi sarà capitato almeno una volta di imbattersi in una conversazione non proprio desiderata e noiosa con qualcuno incontrato per strada. La leggenda racconta che il nostro povero artista si imbatteva spesso in una persona che tutte le volte lo tratteneva in conversazioni pedanti che non riusciva ad evitare. Un giorno perciò, trovandosi accanto a Palazzo Vecchio e non riuscendo a sfuggire al pesante interlocutore, Michelangelo mise le mani dietro la schiena e con uno scalpello che aveva con sè raffigurò un volto. Si dice che tale incisione raffiguri il volto di quella persona e che da quel momento venne chiamato dai Fiorentini “importuno”.

C’è però una seconda versione che riguarda la leggenda di tale volto scolpito sulla pietra. Si racconta infatti che forse questo raffiguri un condannato a morte che Michelangelo vide passare da quella via e di cui ne volle immortalare immediatamente lo sguardo, ma non potendo arrivare prontamente in un luogo più adatto realizzò l’opera su primo supporto che trovò, Palazzo Vecchio.

Qualunque sia quindi, tra le due, la leggenda veritiera, il risultato ancora visibile è che un’azione scorretta ci ha regalato un’ulteriore opera d’arte che adorna uno dei monumenti architettonici più importanti della nostra città.