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Crisi dei valori occidentali, declino demografico, perdita di centralità: una prospettiva preoccupante per l’Europa. Ne tratta Giulio Meotti nel suo ultimo libro “Notre Dame brucia, l’autodistruzione dell’Occidente”.

Ieri a Firenze Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio, ha presentato il suo nuovo libro Notre Dame brucia, l’autodistruzione dell’Occidente. Meotti da sempre segue con attenzione i temi legati all’identità e alle radici dell’Europa. Lodevole anche il suo contributo nel denunciare il clima di crescente intolleranza in Europa verso gli ebrei, un antisemitismo mascherato da antisionismo come usa ripetere.

Meotti scrive: <<L’Europa sta andando in fumo come l’impalcatura di Notre-Dame, quella “impalcatura della civiltà” di cui parlava lo scrittore Paul Bowles. I francesi quella sera hanno pianto, mentre un grande incendio stava per distruggere la grande cattedrale di Parigi. Ma cosa piangevano? La fine di un capolavoro artistico? Di una opera architettonica? O forse di una parte di loro stessi, l’immagine di una civiltà post-cristiana in frantumi? La civiltà è sempre un paradosso. Anche se ha radici profonde, soltanto un sottile rivestimento la separa dal caos. E una civiltà senza identità e demografia come la nostra non ha futuro e si sbriciola come la guglia di Notre Dame. È il nostro mondo di domani. Un mondo senza bambini, di immigrazione e di crisi della civiltà. Possiamo ricostruire il World Trade Center. Non possiamo ricostruire Notre-Dame>>.

A margine della presentazione, organizzata dal circolo culturale Nazione Futura, è stato possibile approfondire insieme a Meotti alcuni temi contenuti nel suo testo. Queste le sue parole a Sei di Firenze se.

Nel suo libro nel descrivere il declino dell’Occidente se ne parla come l’esito di un processo di autodistruzione. Come se questo fosse avvenuto non per cause esterne ma interne. <<“La cultura occidentale deve cadere”. Questo era uno slogan in voga nella cosiddetta Diversity. Per Diversity si intende una sorta di ideologia nata e cresciuta nei campus della East Coast degli Stati Uniti secondo la quale contano solo i diritti delle minoranze. Una delle loro richieste era che i corsi di cultura occidentale fossero rimpiazzati da altro: corsi di studio della cultura afroamericana, LGBT. Questi corsi furono effettivamente abbandonati. Oggi sopravvivono in circa cinque facoltà ma sono facoltativi mentre nelle altre sono stati aboliti. Cito questo perché è un fenomeno che parte quarant’anni fa. Un fenomeno carsico nella cultura occidentale. Il caso di Notre Dame mi è venuto in mente perché è stato un evento nel quale non c’è stata la perdita di una sola vita umana ma ha emozionato tanto l’opinione pubblica. Questo perché sentivamo che quella cattedrale che stava crollando era qualcosa che riconoscevamo poco. Quasi non sapevamo perché fossero tra di noi. Oggi è uscito un dato. Sulla demografia, un fenomeno di consunzione delle società occidentali. Si tratta di un fenomeno più importante – la morte fisica e biologica – ma è vietato parlarne. Ovvero è stato lasciato dalla Sinistra nelle mani della Destra che però non riesce a imporlo come centrale nel dibattito pubblico. Un po’ perché quando le persone non hanno il lavoro, le persone se ne accorgono mentre quando non si fanno figli ciò non avviene. L’Italia, come si evince dal rapporto, è di fronte ad una catastrofe demografica dall’Unità di Italia. Cosa ci dice la demografia? Intanto essa è una scienza esatta. Mentre negli Anni ’60 si parlava di una bomba demografica come di un fenomeno apocalittico che si sarebbe potuto verificare, oggi abbiamo davanti fenomeni di cui abbiamo contezza e che possiamo verificare. Questo dato nel libro è citato e io volevo parlare di ciò che può accadere di qui a trent’anni. Quelli che agitano la bandiera dell’Europeismo mai si domandano quale Europa avranno di fronte – e lo dico da europeista seppur più critico – anzi nella loro prospettiva essa è diventata il surrogato del progressismo. Oggi si parla di Europa solo e soltanto come bandiera in opposizione al cosiddetto populismo. Il libro è un tentativo quindi di parlare di ciò che investirà l’Europa>>.

C’è un problema di antisemitismo in Europa? Se sì a cosa è imputabile? <<L’Europa è sempre stata antisemita. In Europa è stato costruito un campo di concentramento che bruciava qualcosa come ventimila mila ebrei al giorno. Negli ultimi venti anni esso è riesploso. In primo luogo per un certo odio di parte dell’opinione pubblica, soprattutto progressista e a Nord delle Alpi, un sentimento che ha a che fare molto la radice protestante, con il senso di colpa per il colonialismo metabolizzato in chiave negativa. C’è questa coscienza terribile che Israele sia il nuovo ebreo fra le nazioni. Chi oggi prova a difendere Israele in qualsiasi discussione in paesi come Olanda, Inghilterra o Francia verrà subissato perché Israele a torto viene identificato come l’origine di tutti i mali non solo dell’Medioriente ma persino dell’Europa perché a detta loro Israele li mette sotto ricatto con il senso di colpa, una posizione per certi versi iraniana. Si è come traslata la posizione di Ahmadinejad che diceva rivolgendosi all’Occidente di prendersi Israele. In questo clima si è inserita anche l’immigrazione di matrice islamica. Per citare un episodio preoccupante, Klein, ufficiale in capo per la lotta al terrorismo in Germania, ha detto che è bene che gli ebrei evitino di girare con la kippah. Non era mai successo: teniamo conto che se a un ebreo togli i suoi simboli lo stai condannando ad uno stato di minorità culturale, una morte. Dovunque in Europa succede: in Francia 60 mila persone sono partite per trovare rifugio in Israele, Stati Uniti e Canada. Ci sono stati 13 ebrei uccisi. Non dobbiamo avere paura nel dire che stiamo assistendo ad una pulizia etnica>>.