fbpx

Giovanni Orsina, professore ordinario di Storia Contemporanea e direttore della School of Government alla Luiss, ha analizzato il momento politico attuale.

Professor Orsina, un quadro del momento.

“Emerge man a mano con chiarezza un tentativo – riuscitissimo, finora – da parte dell’establishment italiano, in collegamento con quello europeo, di circondare con un cordone sanitario l’anomalia Salvini. E poi di ripetere un’operazione alla Ursula von der Leyen. Si diceva che Salvini avesse vinto le elezioni europee ma non è così. O meglio: le ha vinte in Italia, ma gli equilibri europei, seppur in crisi, hanno retto. Salvini si è illuso di essere forte a sufficienza da rompere il cordone sanitario e ha sbagliato. Il cordone sanitario anziché rompersi ha retto e lo ha stritolato”.

In tutto questo Renzi sembra essere l’unico a uscire vincitore.

Renzi ha fatto un gioco da politico di razza. Nel senso che ha visto una possibile apertura, un’opportunità di rientrare in gioco, ha costretto Zingaretti al governo con i cinquestelle rientrando trionfalmente in campo. Un’operazione spettacolare. Per farla, però, ha dovuto dare prova di spregiudicatezza e mancanza di coerenza inconcepibili. Nulla di male, in una prospettiva di realpolitik, però una capriola di questa portata qualcosa ti costa, necessariamente. Perché è stata un’operazione che sì lo rimette al centro del gioco politico, ma in una logica soltanto di palazzo. Lui stesso ha scritto che le istituzioni hanno battuto il populismo. Le istituzioni però, in una democrazia, hanno senso fin quando sono legittimate dal voto popolare, di per sé non dovrebbero essere un soggetto politico. Fuori dal palazzo, il problema di Renzi restano i consensi, ed è tutto da vedere che con quest’operazione li accresca”.

Forza Italia e il Centrodestra.

“L’unica che si è mossa bene è la Meloni. Ha avuto un percorso politico lineare. Con lo spazio che ha. Era una posizione molto facile. I primi segnali indicano che una parte del voto deluso da Salvini si riverserà sulla Meloni. Forza Italia è stata molto coerente con sé stessa e con la storia politica di Berlusconi; questo va sottolineato. Resta sempre un attore azzoppato dall’avere un leader di 83 anni. E resta il sospetto poi che una parte di Forza Italia possa sostenere sottobanco questo governo perché tra Salvini e l’Europa sceglie l’Europa. Basti pensare a Mara Carfagna. Non è nemmeno troppo nascosto”.

Il M5S ha compiuto una vera e propria metamorfosi.

“Il M5S è a pezzi. Non è assolutamente più nulla. Non si riesce più nemmeno a distinguere le correnti all’interno: Di Battista che dovrebbe essere quello più movimentista e “di sinistra” si schiera per il ritorno con la Lega. L’operazione che si è conclusa è la romanizzazione dei barbari grillini. Con la leadership di Conte sono diventati parte dell’establishment. Due caratteristiche prima distinguevano i grillini: la protesta contro l’establishment, che si sostanziava nell’odio verso il PD, e la democrazia diretta. Oggi alcuni deputati grillini criticano apertamente la piattaforma Rousseau perché controllata da una società privata. Mi cascano le braccia (ride ndr). Prima vi fate eleggere con quel sistema e poi dite che non va bene? La democrazia diretta è scomparsa mentre dall’odio per il PD i grillini sono passati a governarci insieme. Un altro paradosso è che il partito che ha fatto della coerenza e dell’onestà le sue bandiere oggi sia guidato da Conte, ovvero dal protagonista di una delle operazioni più trasformistiche che la storia abbia mai conosciuto. Non ricordo che in una democrazia una persona sia mai stata a capo di due governi così diversi”.

Dopo il M5S e visto che Salvini vede il suo astro calare, che fine faranno i voti sovranisti?

“Ci sono varie opzioni. Io sono uno di quelli che pensano che il populismo abbia radici profonde. Tentare di sgonfiarlo con operazioni di palazzo rischia di produrre l’effetto opposto. Può essere un errore grave. Dopodiché posso sbagliare e quella populista è una bolla. Quella populista però è un’onda lunga che parte addirittura dagli anni Settanta, e che poi ha periodicamente fiammate come quella attuale. Se questo fenomeno conosce una crescita costante un motivo ci sarà. Se Salvini gioca bene le sue carte può tenersi questi voti ma è fortemente azzoppato. Parte comunque dei voti che perde vanno alla Meloni che fa parte dello stesso fenomeno. L’altra ipotesi emerge anche da un riscontro (molto artigianale) sui social. Quando c’è una notizia su Salvini parte il vaffa perché ritenuto colpevole di aver creato tutto questo. Quando ci sono i post con Conte moltissimi si domandano: cosa votiamo a fare? Una possibilità quindi è che il non voto continui a crescere andando al 50% come alle Regionali. Ossia: i cittadini sono talmente sfiduciati che non protestano nemmeno più”.

Proprio di populismo parlò a Firenze Orsina

Firenze incontro su “Populismo nascita di un fenomeno globale?”

 

Un partito di centro avrebbe spazio di manovra? Se sì quando e come.

“Secondo me non è possibile. Il governo oggi è al centro. Il nuovo centro qual è? Il centro è il Centrosinistra. Protezione dell’ambiente, diritti civili ed Europa. Il centro è Conte”.

A quale esito può arrivare il sistema politico?

“Partiamo dal fatto che i parametri sono tanti e ci possono essere dei cambiamenti continui. Il mio timore è che questo nuovo governo faccia una legge elettorale proporzionale. Ognuno in quel caso sarebbe legittimato a fare il suo partitino e il parlamento si balcanizzerebbe. La democrazia italiana ne riceverebbe un colpo durissimo. Un parlamento come nella Prima Repubblica senza i canoni della Prima Repubblica che tutto sommato disciplinavano il caos. L’elettore si ritroverebbe a non sapere in che governo andranno gli eletti. Una specie di ritorno all’Italia liberale con un parlamento destrutturato e trasformista”.