Tragedia Erasmus: risarcimenti assicurativi senza senso

A pochi mesi di distanza dalla tragedia spagnola dove persero la vita 3 giovani ragazze Elena Maestrini, Lucrezia Borghi e Valentina Gallo l’assicurazione spagnola valuta economicamente la vita di ogni vittima ed arriva ad una decisione illogica.

La tragedia Erasmus del 20 marzo

A distanza di pochi mesi il dolore è ancora forte. Una fine assurda. Folle. Il 20 marzo scorso un bus che riportava a casa un gruppo di studenti Erasmus che era stato ad un festival di fuochi d’artificio a Valencia, ebbe quella mattina un gravissimo incidente su una delle principali autostrade nel nord est della Catalogna, che collega la Spagna alla Francia.

Fra le molte vite spezzate furono tre le vittime toscane dell’incidente di Tarragona, in Spagna,  una ragazza di Firenze, Valentina Gallo, 22enne ,  Elena Maestrini, 21 anni, di Bagno di Gavorrano, frazione di Gavorrano in provincia di Grosseto e Lucrezia Borghi, di Greve in Chianti. 

Il risarcimento delle assicurazioni: meno di 70mila euro

L’assicurazione spagnola in queste ore ha valutato la vita di ciascuna ragazza 70mila euro. Anzi, ancora meno. Perché la cifra è stata decurtata del 25 per cento in quanto, sosterrebbe l’assicurazione, le vittime non indossavano la cintura di sicurezza!

Le reazioni sono state da più parti di sdegno. Dopo aver vissuto la tragedia pochi mesi fa ora ogni famiglia dovrà subire l’ennesimo dolore vedendosi riconosciuta una cifra assurda per la perdita delle loro ragazze.

La domanda ci viene spontanea come fanno dalla Spagna ad affermare con tanta sicurezza che le 3 ragazze non avevano indossato le cinture di sicurezza? Su quali basi?

I familiari intanto si stanno organizzando per ricorrere con vari avvocati contro l’importo dei rimborsi sanciti dall’assicurazione e cercando in ogni modo di avere giustizia. Quella con la “G” maiuscola.

Non si può dopo tanta sofferenza, essere anche “presi in giro” da determinati criteri assicurativi che appaiono superficiali e per nulla realisti davanti ad un incidente talmente grave che nessuna cintura (se mai non l’avessero avuta) avrebbe loro protetto la vita .

E’ bene ricordare che l’autista dell’autobus degli studenti Erasmus è indagato per 13 omicidi per “imprudenza”. Siamo davanti ad un dramma che non può essere banalizzato o svilito da una banale compagnia assicurativa.

Giustizia.

Soltanto questo chiedono i familiari. La meritano visto che le loro figlie non le rivedranno mai più.

Possiamo e dobbiamo solo augurarci che non ci siano altre ferite da aggiungere a quelle esistenti. E che se esiste il buonsenso si pensi almeno a rispettare la dignità di chi era su un pullman semplicemente per godersi il suo meritato periodo di studio all’estero. Non si parla di morti per eccesso di alcool o da stragi del sabato sera. Non si puo’ nel 2016 essere così superficiali.