In compagnia di uno dei volti della televisione italiana, Laura Efrikian, attrice, annunciatrice e oggi anche scrittrice, che si divide tra i suoi affetti in Italia e quelli in Kenia
In quel che scrivo non c’è un messaggio, ma delle emozioni
Sig.ra Efrikian, facciamo un breve excursus sul suo essere artista partendo dalla scrittura del libro, La vita non ha età, pubblicato nel 2013 dalla MGC Edizioni. In questo libro, c’era un messaggio chiave per il lettore?
Mah, non c’era un messaggio, si tratta della mia autobiografia e non mi sentivo di lanciare messaggi, però ho potuto dire quanto sia importante per una donna non lasciare il lavoro e quanto sia faticoso quando lo devi riprendere dopo 15 anni. E poi tante altre cose presenti nel libro possono dar da pensare, possono essere da insegnamento per i miei nipoti, perché è anche presente la storia della loro famiglia. Ci sono tante cose che una donna fa , giovane o meno giovane, che possono essere un insegnamento, ma non c’è un messaggio vero e proprio, c’è una storia che può suscitare delle emozioni e imparare da queste alcune cose.
Sono un’artista delle alternative, la mia casetta in Africa è una di queste
Laura Efrikian, attrice e annunciatrice: una carriera brillante anche per la sua formazione presso il Teatro Piccolo di Milano, sotto la guida di Giorgio Strehler. In questi ultimi anni, in cui ha abbandonato i riflettori, le è mancato in qualche modo il palcoscenico, questo mondo televisivo e teatrale?
Il Teatro, non mi è mancato, anche perché mi ha sempre terrorizzato, prima di entrare in scena ho sofferto sempre tantissimo. Quindi quando nacque la televisione, in essa, trovai il mezzo giusto, perché non c’è il pubblico, non c’è la prima e se sbagli puoi rifare. C’è anche la presa diretta, come capitava a Milano, ma non era così traumatizzante come in Teatro, dove tutte le sere per me era uno strazio. Per quanto riguarda la televisione fino ai primi anni del 2000 ho fatto alcune cose e poi ho fatto uno sceneggiato “Ricominciare”. Diciamo che sono un’artista delle alternative, non mi chiamano più, potrei fare le nonne o le bisnonne ma non si ricordano di me. Per cui la mia alternativa è stata la mia casetta in Africa e tutto quello che ho potuto fare per loro, comprando medicine e costruendo case. Per cui recitare in televisione non lo trovo così interessante come trovarmi lì in Africa. Anche in Kenia ho avuto tante storie , tante incontri, come quella di un ragazzo ammalato di tumore, che io ho portato in Italia, ma dopo cinque anni il male si è ripresentato e quando è morto mi sono sentita persa, avrei voluto non ritornarci. Ma grazie ad un mio amico medico di Verona, mi ha fatto capire che era utile far morire bene questo ragazzo invece che accanirsi terapeuticamente come si fa in Italia, che non serve a niente, sappiamo bene che alla fine della vita c’è la morte.
Perché la scelta di andare a vivere in Africa? Che cosa significa per lei questo Paese?
Mah, io non è che lascio l’Italia per andare a vivere in Africa anche perché qui ho i miei figli e i miei nipoti, sono troppo legata all’Italia per lasciarla. Però l’Africa è la mia seconda Patria ma non potrei vivere lì, tanti hanno fatto questa scelta ma io non potrei.
Tutti vedono in Marco il figlio di Gianni, ma lui ha intrapreso una strada diversa
Abbiamo assistito allo spettacolo di suo figlio Marco “Insieme a te non ci sto più” a Firenze, al Teatro di Cestello: è davvero molto bravo. Da mamma, come si sente? Crede che sia “pesato” ai suoi figli- in particolare a Marco essendo artista- portare un cognome così importante?
Certamente è pesato, ma le persone che diventano importanti, sono anche importanti nella vita, quando uno come Gianni, diventa uno dei cantanti che a settant’anni, ancora va per la maggiore, vuol dire che dietro c’è un uomo forte, un padre importante. Questo ha influito benevolmente nella vita di mio figlio nell’avere un padre così, che poi lui abbia ereditato da lui e da me la voglia del palcoscenico e che logicamente tutti vedono in Marco Morandi il figlio di Gianni Morandi, certamente non lo ha agevolato, creava solo difficoltà, poi ha dimostrato che era capace e bravo come cantante e come attore brillante. Questo gliel’hanno riconosciuto e sono molto felice che lui abbia seguito il suo sogno, cioè fare bene il suo mestiere di attore e cantante. Quel che all’inizio gli è pesato, in seguito se l’è trovato come insegnamento. Ma a differenza del padre ha scelto una strada diversa, orientata verso i cantautori ed è più legato a Rino Gaetano, mentre Gianni è un cantante puro.
La televisione di oggi? È andata avanti con i tempi
Cosa ne pensa della televisione italiana odierna? Se le proponessero un ruolo, sia da coach, in qualche talent o dietro le quinte, lei accetterebbe?
Mah, non so … Trovo che oggi la televisione sia andata avanti con i tempi, è la televisione dell’Italia 2017, vediamo in giro che non c’è tanto da essere sereni. La televisione è fatta da inchieste, poi c’è la parte delle fiction e immodestamente devo dire che trovo gli attori, alcuni bravissimi, altri ai quali è stato chiesto di recitare come si mangia, però non si va in un’ accademia per imparare a mangiare, ma per porgere una parola in modo che si capisca. Quando si recita non si parla come lo si fa nella vita, ogni parola deve arrivare allo spettatore. Il fatto poi di fare il coach di una trasmissione tipo X Factor, io non sono in grado, non so cosa insegnerei. Potrei farlo in una scuola di dizione, cosa che ho fatto, dove si insegna a parlare correttamente e con gli accenti giusti e con la voce impostata giusta. Oggi a questi attori basta l’immagine, credono che sia sufficiente quella. Sono profondamente delusa dai giovani attori, anche se tra questi ammiro molto e trovo bravissimo, Elio Germano che, non solo recita con una buona capacità linguistica ma ha una espressività corporale come pochi.
Torna spesso in Italia, possiamo aspettarci un nuovo libro in futuro?
Diciamo che in Africa vado due volte l’anno e come ho detto, non ho lasciato l’Italia, ad agosto sarò in Kenia. Sì, il 4 di aprile, pubblico il nuovo libro, che uscirà a Roma, dal titolo Incontri, perché per una persona curiosa come me gli incontri sono fondamentali, da tutti si impara qualche cosa. Io ho fatto una piccola scelta di tutti gli incontri, , altrimenti avrei scritto un dizionario. Anche Incontri, narra una storia che può, in qualche modo, insegnare delle cose.