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Tutti (o quasi) gli istituti di sondaggi, anche a seguito della scissione della sinistra PD dal partito di Renzi, indicano ormai una costante: i Grillini, stabilmente intorno al 30% dei consensi, sarebbero il primo partito italiano in caso di elezioni politiche. L’amministrazione-flop di Roma non avrebbe ridotto il sostegno popolare ai Cinquestelle: e se vincessero anche a Firenze o nella tua città, o addirittura alle elezioni nazionali, quale scenario si aprirebbe?

La risposta è presto data: con l’attuale legge elettorale, che non assegna al primo partito (nè alla coalizione che ha ottenuto più voti) un premio di maggioranza tale da poter avere, sia alla Camera che al Senato, la maggioranza di voti necessaria per poter governare, chiunque riesca ad avere la maggioranza relativa dei voti, ossia un voto più degli altri, dovrebbe ricercare in Parlamento i voti di altri partiti e/o coalizioni per poter formare un Governo e consentirgli di agire giorno per giorno.
UNICA IMPROBABILE POSSIBILITA’: UN GOVERNO CON GRILLO, SALVINI E MELONI
In altre parole, se le urne (virutali) si fossero aperte nella tarda sera di ieri, i Cinquestelle sarebbero il gruppo parlamentare più numeroso, ma non a sufficienza per dar vita a un Governo grillino. E è da escludere, peraltro, che possano riuscirci il centrosinistra e il centrodestra, anche allargando la coalizione del PD fino a Bersani e Pisapia da una parte, e tenendo conto che Berlusconi, Lega e Fratelli d’Italia non superano ancora i 3 elettori su 10. L’unica ipotesi che pare possa dar vita a una, seppur improbabile, alleanza che racimoli il 50%+1 dei voti a Camera e Senato, sarebbe quella costituita dai sovranisti, ossia gli euroscettici Salvini e Meloni, e i Grillini. Un’alleanza puramente algebrica, politicamente per molti versi innaturale.
PER GOVERNARE SERVIREBBE UNA LEGGE “TRUFFA”
Non per dire, ma la disputa tra i partiti e i suoi leader di questi ultimi mesi va quindi ridimensionata in questi termini: senza una legge elettorale che al partito o alla coalizione che abbia ottenuto, verosimilmente, il 30% dei voti assegni il 55% dei seggi in Parlamento (ossia una legge “truffa”, ancor più generosa della famosa 148 del 1953), chiunque vinca di un solo voto, nessuno riuscirebbe a garantirci un nemmeno la formazione di un Governo con una sua stabile maggioranza. La vittoria alle elezioni sarebbe a tutti gli effetti una vittoria di Pirro, una vera e propria rovina per un Paese che ha bisogno di tutt’altro che ulteriore incertezza e ingovernabilità: perché non si tratta del governo o del malgoverno di una sola città, ma dell’interesse nazionale.