“La rivoluzione digitale nel cinema è una grande messa in scena. Certo il progresso non si può fermare, ma non possiamo sempre essere legati alla tecnica e agli automatismi”. Così il premio Oscar Vittorio Storaro, cinematographer, alias autore della fotografia nel cinema, oggi a Fiesole per ricevere il Premio Fiesole ai Maestri del Cinema questa sera al Teatro Romano di Fiesole.
Il cinematographer romano è diventato “Maestro del Cinema” come prima di lui artisti del calibro di Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni, Orson Welles, Stanley Kubrick, Ingmar Bergman, Wim Wenders, Theo Anghelopoulos, Marco Bellocchio, Ken Loach, Nanni Moretti e Giuseppe Tornatore. Tra gli ultimi a ricevere il premio Terry Gilliam, Dario Argento, Stefania Sandrelli e Toni Servillo.
Storaro durante l’incontro ha spiegato il perché si fa chiamare “cinematographer” invece che direttore della fotografia, come comunemente si utilizza nel mondo del cinema. “Sul set il direttore è uno solo, il regista, non ci sono altri direttori. Da un certo punto di vista la critica ha sempre pensato che la mia posizione sul “direttore della fotografia” era arrogante e presuntuosa. Invece è esattamente il contrario: l’unico direttore durante le riprese è il regista. Io sono l’’autore della fotografia, il cinematographer”.
“Il nostro ruolo nel cinema – ha spiegato Storaro sull’argomento – è la gestione del linguaggio della luce, ed ha la stessa potenza delle parole in un romanzo e delle note in uno spartito musicale”. Storaro ha poi speso alcune parole sull’illuminazione del Battistero di Firenze. “Si, stiamo lavorando per illuminare l’interno del battistero con un’interpretazione che non si può spiegare ora. Sarà un lavoro che porteremo a termine solo quando sarà finito il restauro. Fu proprio Lucchesi, l’allora presidente dell’Opera, a chiamarmi. Ora stiamo andando avanti”. Tra le curiosità Storaro ha detto che a suo tempo rifiutò Kill Bill di Tarantino per “divergenze artistiche sul formato video”. Infine, il maestro romano, parlando dei suoi prossimi progetti ha dichiarato: “Sto lavorando con Woody Allen per il suo nuovo film, sarebbe il terzo che giro con lui”.
Classe 1940, figlio di un proiezionista della Lux Film, Storaro inizia giovanissimo a dedicarsi allo studio della cinematografia, specializzandosi al Centro Sperimentale di Roma, ed è oggi riconosciuto come il più influente artista della luce della sua generazione. In quasi sessant’anni di carriera ha curato la cinematografia di quasi tutti i film di Bernardo Bertolucci (nel 1988 ha vinto il suo terzo Oscar con “L’ultimo imperatore”), collaborando con Francis Ford Coppola, Warren Beatty (secondo Oscar nel 1982 con “Reds”), Paul Schrader, Carlos Saura e Woody Allen che l’ha voluto al suo fianco anche per il nuovo film. Nel 2005 è stato direttore della giuria al Festival Internazionale del Film di Locarno. Abilissimo nell’utilizzo del colore, ha avvicinato come nessun altro la settima arte alla pittura, indagando l’impatto psicologico delle differenti tonalità e la maniera in cui i colori riescono a influenzare la percezione.