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Piazza Signoria potremmo decisamente dire che è Firenze. Una delle più belle piazze di Italia contiene in poco spazio una miriade di capolavori e di storia

E’ qui che si staglia Palazzo Vecchio grazie all’ingegno e alle mani di Arnolfo di Cambio, lo stesso che ha lavorato nei cantieri del Duomo e di Santa Croce anche se poi negli anni ha subito diverse “modifiche”, la più importante delle quali avvenne quando il Granduca Cosimo I de’ Medici decise di trasferire la residenza della famiglia ducale dal Palazzo Medici di via Larga a quello che era stato il Palazzo Pubblico.

La Loggia della Signoria

In Piazza Signoria a pochi metri da Palazzo Vecchio si apre La Loggia della Signoria, chiamata ora Loggia dei Lanzi (visto che fu lì che si accamparono i Lanzichenecchi nel 1500) e quando fu costruita l’intento era quello di costruire una sorta di balcone per arringare la folla durante le cerimonie ufficiali..

Nel corso del Cinquecento la loggia perse l’originaria funzione, per diventare una sorta di museo all’aperto delle sculture della collezione medicea. E fu lì che Cosimo I fece sistemare il Perseo e il famosissimo Ratto delle Sabine.

Le statue di Piazza Signoria

E di statue la piazza è piena ci sono il Marzocco e la Giuditta e Oloferne entrambe opera di Donatello, sostituite da copie per la loro preziosità. C’è la Giuditta di bronzo è un simbolo dell’autonomia politica della Repubblica Fiorentina, c’è il David di Michelangelo, oggi sostituito da una copia messa nella collocazione originaria della famosa scultura, ci sono Ercole e Caco di Baccio Bandinelli  accanto al David e rappresentano la vittoria con la forza e l’astuzia contro i malvagi, c’è la Fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammannati : prima fontana pubblica di Firenze. Il grande Nettuno in marmo bianco non è molto amato dai fiorentini che lo chiamano Biancone.

Un puzzle di storia tutto assieme in una piazza meravigliosa

Ah, una particolarità che forse in pochi sanno: dietro alla Fontana del Nettuno, sull’angolo di Palazzo Vecchio, c’è una lapide che a chiare lettere ricorda come gli Otto di Guardia e Balia (gli antesignani del corpo di polizia municipale, operativi dal Cinque al Settecento) proibivano a chiunque di sciacquare panni e fare altra sporcizia nella fontana, pena una multa pecuniaria o, per chi non potesse pagare, il temuto supplizio dei tratti di fune (la sollevazione del corpo da una corda legata alle mani incrociate dietro la schiena, che portava a danni permanenti a braccia e spalle) – Sarebbe meglio rispolverarla.