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Denata nasce a Scutari, la Firenze dei Balcani, cuore pulsante della cultura albanese. Oggi una città che passeggia tra cristianesimo ed islam. Tra un marciapiede dove c’è il campanile di una chiesa ed un altro dove c’è il minareto di una moschea.


Denata comincia ad imparare l’italiano fin da piccola ascoltando le canzoni di Modugno che tanto piacevano al padre. Era un colonnello dell’esercito ed è stato una delle poche figure che riuscirà ad uscire a testa alta senza essere coinvolto nei crimini del regime comunista.

La vena per la scrittura che l’accompagna fino ad oggi nasce con lei: nel 1988 escono i suoi primi versi su Pionieri rivista di Stato.

Poi è la volta di un’altra sua passione, la radio: Radio Shkodra con la quale collabora per tanti anni come giornalista radiofonica.

Già allora dimostra spirito critico ed autonomia seppur ancora nel grigiore di quello che aveva lasciato la dittatura.

“Grigio freddo di palazzoni

senza portoni di condominio,

grigio come la spia vicina di casa”

I ricordi di quegli anni si fanno sfumati. Il copri fuoco. La solidarietà fraterna. Poi la guerra civile della quale non parla volentieri e una scelta che le cambia la vita: l’Italia.

Verrà ospitata per un po’ di tempo da una famiglia italiana a Faella, piccolo paese vicino ad Arezzo. Lo racconta e le luccicano ancora gli occhi.

Firenze, Oriana Fallaci e la libreria Edison

Poi Firenze. Le letture di Oriana Fallacci alla libreria Edison. Firenze che in quegli anni era un ponte tra le due città, la città che aveva lasciato e la città nella quale aveva scelto di vivere. Nel frattempo continuava il suo impegno nel sociale che aveva iniziato già in Albania e che non smetterà mai.

Comincia così la sua convivenza con i ragazzi di Campiano, una delle tante strutture vicino Impruneta che Don Carlo Zaccaro aveva aperto per assistere i bambini affetti da tumori e leucemie provenienti dall’Albania e dal Kossovo e presi in cura dall’ospedale Meyer di Firenze.

Attentissima alle parole, ai detti e non detti ed alle sfumature. La poesia di Denata è scarna, essenziale ma densa, ermetica e tagliente. Una poesia che la critica di oggi reputa un “nuovo vento della poesia italiana contemporanea”, un’educazione civica.

Nel 2003 pubblica la sua prima raccolta di poesie “Intorno a me” in albanese. Nel 2016 il premio internazionale “Michelangelo Buonarroti” assegna il diploma d’onore all’opera poetica “Vivendo”.

“Si vive senza mai sapere come andrà…… e non vivendo a metà”

Nel 2017 con il volume di poesie “Senza Paura” viene classificata quinta al premio internazionale di letteratura “Terre di Liguria”. Sempre nel 2017 vince il premio internazionale “Michelangelo Buonarroti” per i Ragazzi con l’opera “La Carrozzina Magica” riportando l’attenzione dei bambini verso il mondo della malattia e della disabilità. Nel 2018 esce il nuovo libro “Un Faro nella nebbia”.

La conversazione si sposta inevitabilmente verso il tema dei flussi migratori. Furono proprio le ondate dall’Albania a trasformare di colpo l’Italia da terra di emigrazione in terra di immigrazione quale è tutt’oggi. Anche lei ha lasciato la terra natia. Anche lei sa cosa vuol dire non aver un tetto sopra la testa e non saper dove andare!

Sostiene che gli Italiani non avevano capito che gli albanesi non erano un pericolo per la loro cultura e per il loro paese. Da quelle navi arrivate sulle coste pugliesi insieme alle altre problematiche, arrivò anche un popolo che parlava la loro lingua e amava la loro musica. Aggiunge testuali parole: “Bisogna insegnare fin da bambini ad amare la propria terra non si può amare gli altri se non si ama se stessi”. E poi: “Posso parlare di diritti solo quando avrò svolto i miei doveri”.

Denata chiude sorridendo: “Lo so: le mie frasi sono come le lame, me lo dicono in tanti”.