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Tommaso Grassi è consigliere comunale di Firenze e appartiene al gruppo consiliare “Firenze riparte a sinistra, Sel, Prc”. Nonostante la giovane età ha un curriculum politico di tutto rispetto: è stato consigliere di quartiere 5 ed oggi è al secondo mandato in consiglio comunale. Nel 2014 è stato candidato a sindaco alla testa di una coalizione di sinistra.

Nel corso degli anni ha dimostrato di essere uno dei politici all’opposizione più agguerriti ed è stato una spina nel fianco sia dell’amministrazione Renzi che dell’attuale a guida Nardella.  

Ciao Tommaso, presentati in un tweet

Sono Tommaso Grassi e sono nato a Peretola e cresciuto tra casa e Rifredi. Da sempre di sinistra, sono consigliere comunale da nove anni e amo con tutto il cuore la città di Firenze. Mi impegno al massimo per poter fare le cose al meglio.

Parlaci della tua vita privata e dei tuoi hobby?

Sono fresco di matrimonio con Elisa. La nostra storia è nata quando eravamo giovanissimi e l’abbiamo coronata con le nozze.

Avrei tanta voglia di fare molte cose, purtroppo il tempo è poco. Mi piace molto visitare musei e l’arte in generale e per fare questo viaggio in Europa. Sono un ex collezionista di carte telefoniche.

Quando è nata la tua passione per la politica?

La passione per la politica è nata che ancora non ero maggiorenne. I motivi che mi hanno spinto ad impegnarmi in questo ambito sono state le problematiche del territorio dove abitavo (Peretola). Per un breve periodo ho cominciato a fare politica nei comitati dell’epoca. Subito dopo però ho iniziato a farla nelle istituzioni. Mi sono infatti candidato al consiglio di quartiere 5 e, mentre facevo l’esame di maturità, un po’ di amici mi hanno votato e, drammaticamente, sono stato eletto. (ndr. ride).
La cosa particolare è che prima non avevo mai fatto politica, anzi, la guardavo da lontano.

Può essere la politica un lavoro? Oppure hanno ragione i Cinque Stelle: dopo due mandati il politico deve tornare a fare quello che svolgeva prima?

La politica non è un lavoro come lo si intende canonicamente perché non hai orari.
La politica ai livelli più bassi (quartiere o comune) la fai solo se hai passione e non vuoi scaldare una sedia. Questo perché per fare il consigliere di quartiere o comunale vieni pagato con un gettone di presenza in base alle riunioni a cui partecipi. Molte volte però la politica non è solo quella che fai nella Sala dei Dugento, anzi. Solo la passione ti consente, quindi, di svolgere questa attività nel miglior modo possibile.

C’è da fare anche un’adeguata differenza: un conto è fare politica come impegno nella vita di tutti i giorni un altro è farlo nelle istituzioni. Nel primo caso, io credo che chiunque possa continuare a farla per sempre. Al contrario, la politica svolta nelle istituzioni ha periodicamente bisogno di un ricambio non solo generazionale ma anche un ricambio per poter rinfocolare la passione. Dopo 10 anni che sei dentro a Palazzo Vecchio, infatti, perdi quella verve che ti spingeva a scoprire, diminuisce quell’efficacia nell’affrontare le battaglie.

La cosa che aiuta tanto chi fa politica in consiglio comunale è che deve continuare a fare il suo lavoro e questo lo aiuta a mantenere il rapporto con la realtà circostante. Questa cosa, invece, spesso si perde ai livelli più alti. Non c’è, però, una scadenza: secondo me, c’è qualcuno che non si meriterebbe di stare nemmeno un giorno dentro il Parlamento o in consiglio comunale e ci sono altri che se stanno tanti anni nelle istituzioni non lo vedo come un problema, anzi.

Sei entrato giovanissimo in consiglio comunale. Cosa hai percepito la prima volta che ti sei seduto sui banchi del consiglio?

Ho sentito su di me un peso disumano, in senso positivo ovviamente. Questo perché sentivo e sento ancora oggi la responsabilità, diretta o indiretta, di quel che succede in città. Dalla persona che non ha una casa a quella che ha bisogno di un aiuto economico. Da un giovane artista che vuole impegnarsi nella città ad un giardino con l’erba non tagliata fino anche a temi molto più complessi.

Adesso ti citerò alcune grandi opere infrastrutturali molto discusse a Firenze. Ti chiedo di rispondermi se sei favorevole o contrario e di motivarmi la tua scelta. Tunnel alta velocita?

Sono contrario sia al tunnel che alla stazione Forster.
Sono contrario perché il progetto è sbagliato, è stato pensato 20 anni fa quando vi era ancora una mobilità su ferro completamente diversa rispetto a quella di oggi. All’epoca si parlava ancora di alta velocita e addirittura di alta capacità. L’idea era quella, infatti, di far nel passare nel tunnel alta velocità anche i treni merci. Questa opzione oggi è completamente sparita dai radar.

Secondo me, non è necessario un tunnel che costa qualche miliardo di euro soltanto per risparmiare 7 minuti su tutta la tratta fiorentina. Sono da preferire, invece, tutti quei progetti alternativi di superfice che possono risolvere il problema e che non facciano perdere l’alta velocità a Firenze.

Le risposte, inoltre, che dobbiamo offrire alle richieste dei pendolari sono investimenti sui treni regionali, migliorare, con la tecnologia che c’è già, la gestione delle linee e aumentare il numero dei binari. Trovo molto grave, ad esempio, che al giorno d’oggi ci sia ancora una linea lenta che dal Valdarno arrivi a Firenze.

Aeroporto…

Sono contrario storicamente. L’aeroporto di Firenze è quello di Pisa e adesso, con i collegamenti creati dall’alta velocità, anche quello di Bologna. Non dobbiamo essere campanilisti.
Per quanto riguarda l’aeroporto di Pisa si potrebbe anche pensare ad una smilitarizzazione se può essere d’aiuto e funzionale all’aumento delle tratte.

Sono contrarissimo sia all’ampiamento che anche all’aeroporto attuale, che sta creando danni e disagi sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista sanitario.

La mia contrarietà ha fatto infuriare i miei vicini di casa. Capisco che dopo 20 anni, che non sono state considerate da parte delle istituzioni le problematiche citate prima, gli abitanti delle zone come Peretola possano arrivare a dire: “A me basta che non passi più sopra la mia testa. Che poi decolli o atterri sulla Cupola del Duomo o sui palazzoni di Novoli, chissene frega!”. Purtroppo questa è una grossa responsabilità della politica. 30 anni fa c’erano soluzioni che adesso non possono essere più prese in considerazione perché non ci sono più i terreni disponibili.

Un altro motivo della mia contrarietà è che per questo progetto mastodontico, che verrà finanziato da fondi privati, vedrà anche l’utilizzo di ingenti fondi pubblici per costruire le opere di mitigazione, che dovrebbero, invece, essere anche queste a carico del privato.

Non vi è inoltre chiarezza su quello che diventerà la pista attuale. Viene detto che sarà trasformato in un parco ma lo sarà probabilmente tra 5/6 anni.

Se l’aeroporto Vespucci crea problemi e non è in sicurezza va chiuso oggi stesso.

Stadio…

Da parte mia non c’è nessuna pregiudiziale se si parla esclusivamente di stadio. Se si valuta che l’impianto a Campo di Marte non può più garantire i livelli minimi necessari di sicurezza, di gestione, di traffico e di mobilità e lo si vuole delocalizzare noi siamo disposti a discuterne. Il vero problema legato allo stadio è la cittadella: 70 mila metri quadrati di centro commerciale e 10 mila metri quadrati d’albergo che non hanno nulla a che vedere con la realizzazione dell’impianto sportivo.

Un altro motivo di contrarietà, come ho sottolineato anche per l’aeroporto, è che le opere pubbliche a servizio dello stadio devono essere pagate con fondi pubblici. E’ stata fatta, ad esempio, la tramvia, sarà fatto il parcheggio di viale Guidoni.

Non convince, inoltre, la scelta di mettere lo stadio al posto di una funzione come quella mercatale che è la seconda industria fiorentina per indotto e per valore economico. Chi pagherà per il suo trasferimento?
L’ideale sarebbe stato un progetto che avrebbe visto convivere la Mercafir con la costruzione esclusivamente del nuovo stadio, senza tutte le altre strutture che sono previste nel piano attuale della società Fiorentina.

Lo stadio, per altro, se lo merita una squadra che vince e una proprietà che investe.

Tramvia…

Sono favorevolissimo, il trasporto pubblico su ferro deve essere incentivato. Avrei scelto dei tracciati diversi rispetto a quelli attuali. Avrei fatto passare direttamente da piazza Duomo la tramvia. Il trasporto pubblico, però, non può essere basato solo sulla tramvia ma anche sugli autobus.

Ci sono, però, grossi problemi per quanto riguarda gli accordi economici. Il comune di Firenze ha dovuto affrontare un ingente sforzo economico a causa della costruzione delle due nuove linee. Il fatto, poi, di aver venduto l’usufrutto a Gest toglie delle risorse importanti che potevano tornare utili al comune. La tramvia poteva essere la gallina dalle uova d’oro.

L’amministrazione, inoltre, deve assolutamente sostenere progetti come questi senza però per questo dover tagliare su corse e tracciati dei bus su gomma.

Adesso attendiamo di vedere l’estensione della linea 2 e la realizzazione della linea 4.

Siamo al termine del secondo mandato. Tempo di bilancio. Faresti di nuovo tutto come hai fatto o cambieresti qualcosa?

E’ esperienza. Con il senno di poi avrei gestito delle situazioni in maniera diversa, qualcosa avrei fatto prima, qualcosa dopo. Ho l’onore di rappresentare la città ed anche di essere stato candidato a sindaco a 29 anni, ottenendo un risultato elettorale discreto considerando il contesto. Non potevo e non posso chiedere nulla di più. Sicuramente un bilancio positivo anche se non mi piace fare bilanci mentre sto ancora “correndo”.

Amministrative future, ti ricandiderai oppure no?

Vorrei fare festa. Come dicevo prima, si può continuare a fare politica nella vita di tutti i giorni ma nelle istituzioni c’è bisogno di un ricambio.

Quella che stiamo vivendo è una fase difficile per la sinistra, deve riappropriarsi di temi e contenuti ed inoltre deve trovare un modo diverso di fare politica.

Mi auguro, dovendo sognare ad occhi aperti, tutte le persone di sinistra, indipendentemente dalle sigle e da cosa hanno votato o non votato il 4 di marzo, tutte assieme per un progetto ambizioso, credibile e ancorato con i piedi per terra. Tutti uniti quindi per cambiare l’amministrazione attuale che abbiamo osteggiato e contrastato in tutti questi anni e per non consegnare la città alle destre e ai populismi di odore salviniano.

Il Movimento 5 stelle non credo sia nelle condizioni di poter ambire ad essere competitivo per la vittoria ma è un elettorato che dovrà interrogarsi se favorire il modello Roma, intendo l’alleanza giallo-verde, o se invece, in una città rossa tradizionalmente, fare in modo che le ruspe salviniane non spadroneggino in città.

Quale parte di Firenze preferisci? Se chiudi gli occhi e pensi a Firenze, c’è una zona, una strada, un angolo della nostra città che ti viene subito in mente?

Chiunque chiuda gli occhi e si ritiene fiorentino penserà subito al centro di Firenze. Sarebbe poco serio dirti che mi viene in mente altro. Personalmente, tornando bambino, mi potrebbe tornare alla memoria il fosso davanti a casa dove giocavo a pallone con gli amici.

Dal punto di vista politico, invece, Firenze è anche l’ultima casa lungo il confine, la casa di periferia che non viene raggiunta nemmeno dai volantini sotto campagna elettorale. Chi vi abita deve avere la stessa dignità e stessa attenzione di chi vive nella centralissima piazza Signoria.

Un consiglio che daresti al te del passato e un augurio per il futuro.

Un consiglio potrebbe essere quello di dare meno ascolto a cattivi consiglieri che, per fortuna, sono stati pochi. Suggerirei a me stesso di fare determinate scelte prima, senza aspettare, anche a costo di sbagliare.

L’augurio è che il lavoro di questi dieci anni passati in Consiglio Comunale con Ornella, Donella e Giacomo possa continuare e che possa anche essere la base che possa portare una coalizione di sinistra a governare la città.

Mi auguro, inoltre, che possa continuare anche tutto il lavoro che io e tutte le consigliere e tutti i consiglieri all’opposizione, con i quali ho condiviso tante esperienze e tante battaglie, abbiamo svolto con passione in tutti questi anni.