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Le arti di Firenze

Nei miei articoli precedenti, parlando di alcuni monumenti fiorentini, ho accennato ad alcune istituzioni che furono molto importanti per la storia della città, soprattutto nel periodo medioevale; sto parlando delle cosiddette “Arti”. Per uno non esperto di storia medioevale, possiamo dire che le arti o corporazioni erano delle sorte di ordini professionali, nati per regolamentare e tutelare le attività degli appartenenti ad una stessa categoria professionale.

Questi ordini nacquero a partire dal XII secolo e si diffusero in tutta Europa, con nomi diversi a seconda della regione: in Francia, per esempio, erano chiamate métiers, in Inghilterra guilds (da cui viene la parola italiana “gilda”), in Germania Zünfte. Anche in Italia queste associazioni erano conosciute con nomi diversi: in Toscana arti, in Veneto fraglie, paratici in Lombardia. In latino, però, che all’epoca era la lingua dei documenti ufficiali, erano chiamate tutte o universitates o collegia.

Il numero delle arti cambiava di città in città: Firenze, per esempio, ne aveva 21, Padova ne aveva 36, Milano 23. Ogni arte aveva una propria organizzazione interna e un proprio statuto,per non parlare poi delle varie organizzazioni atte alla tutela e all’aiuto dei propri iscritti.

Se nelle altre città italiane ed europee queste associazioni rimasero dei meri ordini professionali, nella Firenze medioevale ebbero una grande importanza politica e sociale, almeno fino alla definitiva presa di potere dei Medici nel XVI secolo, quando appunto il loro potere venne fortemente limitato dall’autorità granducale.

Ma come erano organizzate queste corporazioni?

Innanzitutto, c’erano 21 arti a Firenze: sette dette “maggiori” e quattordici dette “minori”. Le “maggiori”, le arti più ricche e politicamente influenti, erano: Arte dei Giudici e Notai, Arte dei Mercatanti (detta anche “di Calimala”), Arte del Cambio, Arte della Lana, Arte della Seta (detta anche “di Por Santa Maria”), Arte dei Medici e Speziali, Arte dei Vaiai e Pellicciai (i “vaiai” erano pellicciai specializzati nella realizzazione del vaio,un particolare tipo di pelliccia).

Di queste, la più importante e vecchia è sicuramente l’Arte di Calimala, che rappresentava tutti i mercanti della città e dalla quale si scissero successivamente le restanti arti maggiori. Il curioso nome di “Calimala” deriva dall’omonima via che tutt’oggi porta ancora questo nome, via Calimala appunto.

L’etimologia del nome è ancora oggi molto discussa: per alcuni deriva dal latino callis malus, ovvero stradaccia (a causa di tutte le botteghe che vi sorgevano), oppure, secondo Dino Compagni, storico fiorentino del XIII secolo, dal greco kalos mallos, che significa bella lana (i mercanti di Firenze in gran parte commerciavano in lana); per altri, invece, il nome deriverebbe da “calle maia”,cioè strada maggiore, per il fatto che lì anticamente vi passava l’antico cardo della città romana.

Un’altra arte maggiore molto particolare era quella dei medici e degli speziali

Alla quale tra l’altro si iscrisse Dante Alighieri, al fine di essere eletto nelle magistrature cittadine, e nella quale successivamente nel Quattrocento si iscriveranno tutti i pittori fiorentini, in quanto gli speziali vendevano le terre ed i pigmenti con i quali i pittori preparavano i composti coloranti da stendere sulle tavole.

Furono proprio queste arti, grazie alla loro influenza economica, a prendere il potere in città ai danni dell’aristocrazia, appoggiando prima i guelfi contro i ghibellini e poi imponendo, con i famosi Ordinamenti di Giustizia del 1293, che ogni magistrato fiorentino dovesse essere iscritto ad un arte, escludendo così gli aristocratici dalla politica fiorentina.

Da allora in poi, le arti mantennero il controllo sulla città di Firenze, fino all’avvento del potere mediceo. Nel 1534, il duca Alessandro I de’Medici riformò gli statuti delle arti, trasformandole in semplici associazioni di mestiere e accorpando le 14 arti minori in 4 università. Quest’organizzazione si mantenne fino al 1770, quando il granduca Pietro Leopoldo, influenzato dalle idee illuministiche, che erano favorevoli al libero mercato e contro le corporazioni, le abolì tutte, trasferendo le loro prerogative alla Camera di Commercio, Arti e Manifatture.

Le arti, poi, furono molto importanti anche per la vita artistica della città

Ogni arte, infatti, aveva una chiesa dedicata al suo patrono e le arti maggiori soprintendevano alla tutela delle chiese più importanti della città: l’Arte di Calimala, per esempio, curava il Battistero e la Chiesa di San Miniato al Monte.

Tutte le arti, poi, avevano come chiesa principale la chiesa di Orsanmichele, dove tutt’oggi, nelle nicchie esterne, sono collocate delle statue raffiguranti i santi patroni delle varie corporazioni realizzate da scultori famosi: ricordiamo per esempio il San Giorgio di Donatello, patrono dell’Arte minore dei Corazzai e Spada, l’Incredulità di San Tommaso del Verrocchio (San Tommaso era il patrono del Tribunale della Mercanzia,l’organo preposto a dirimere le controversie tra mercanti) e il San Matteo di Lorenzo Ghiberti,patrono dell’Arte del Cambio.