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Saranno più di un migliaio i candidati al consiglio comunale e ai consigli di quartiere. Cittadini qualsiasi o politici di professione che per la prima volta o che nuovamente hanno avuto la voglia e il desiderio di mettersi in gioco ma non solo. Per candidarsi serve anche una certa dose di incoscienza visto tutto ciò che ne consegue.

Più di 600 candidati racchiusi in 20 liste (tra partiti e civiche) per 36 posti in consiglio comunale, 9 pretendenti al titolo di sindaco di Firenze, centinaia di candidati per i quartieri e numerosi contendenti per la carica di presidente delle circoscrizioni.

La corsa che terminerà con le votazioni del 26 maggio è appena cominciata ufficialmente. Finalmente i delegati di lista sono riusciti a consegnare tutta la documentazione agli appositi uffici dopo aver affrontato intricatissime insidie e una burocrazia infernale. Centinaia di moduli da compilare, firme da raccogliere, atti da presentare: di certo candidarsi non è una cosa da tutti e il dispendio di energie è immenso.

Dopo l’attento esame della commissione circondariale, dopo i sorteggi e le varie riunioni di rito, adesso però si parlerà finalmente soltanto di proposte e di tematiche.

È doveroso fare un applauso a tutti i candidati che si sono fatti coraggio e che hanno deciso di affrontare un’avventura così impegnativa come questa. Non è facile decidere di firmare la propria accettazione di candidatura. Ci vuole tanto coraggio e forse una (grande) dose di incoscienza. Fare politica oggi vuol dire essere guardati come potenziali criminali. Basti pensare a quanto previsto dalla nuova legge “Spazza corrotti”: il singolo candidato deve presentare pubblicamente, tramite il sito internet della lista e su quello del comune, il proprio curriculum vitae ma, soprattutto, il proprio certificato penale.

Come se non bastasse, non solo lo Stato considera coloro che aspirano ad un seggio in consiglio comunale dei possibili corrotti. Candidarsi vuol dire anche discutere con amici di lunga data, mettere a rischio il proprio impiego o la propria attività lavorativa. Vuol dire impegnare importanti risorse finanziarie, tempo prezioso e trascurare gli affetti e la propria salute. Tutto questo per poter contribuire, secondo il proprio punto di vista, la propria morale e il proprio ideale, al bene della comunità. Andare incontro a terribili responsabilità penali a fronte di uno stipendio che non rispecchia l’onere che un consigliere si mette sulle spalle.

Voglio,allora, fare i miei più sinceri complimenti a chi si è messo in gioco ed augurare un grosso in bocca al lupo ad ognuno di loro.

Vinca il migliore ma, candidandosi, hanno già dimostrato di essere sicuramente sulla buona strada per esserlo.