fbpx

Dichiarare lo stato di “emergenza” serve solitamente a giustificare misure che impongono importanti sacrifici anche in termini economici. E’ ciò che dobbiamo aspettarci?

Il consiglio Comunale di Firenze ieri si è riunito ed ha deliberato una mozione che chiede al sindaco di dichiarare simbolicamente lo stato di Emergenza Climatica e Ambientale e a predisporre iniziative per rendere più incisive le azioni per la riduzione delle emissioni, l’introduzione delle energie rinnovabili e del risparmio energetico nei settori della pianificazione urbana, nella mobilità, negli edifici, nel riscaldamento e nell’incremento e riqualificazione del verde pubblico, anche intensificando il coinvolgimento delle società partecipate e dei cittadini e associazioni.

Leonardo Calistri (Presidente Commissione Ambiente, vivibilità urbana e mobilità): “Un contributo per affrontare un tema che è al centro delle attenzioni dei Governi nazionali e di tante amministrazioni pubbliche”

Si può dire che almeno a Firenze i grandi movimenti di piazza per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema siano arrivati dritti al cuore della politica. Bisognerà poi valutare quali sono le azioni concrete. Alcuni di fronte a questi annunci sono colpiti da un po’ di paura perché la sua traduzione potrebbe ricadere in fenomeni di decrescita economica. Gran parte della produzione economica industriale è ancorata a processi inquinanti. Un’interpretazione estremistica del concetto “emissioni zero” potrebbe quindi significare un collasso dell’attuale sistema economico.

Questo è uno dei motivi per cui nel programma di mandato del nuovo esecutivo europeo si prevede una UE a emissioni zero entro il 2050 cioè fra ben 30 anni. In parte sono necessari dei tempi tecnici di trasformazione dei processi industriali ma dall’altra è necessario prestare attenzione a non esagerare con le normative ambientali stringenti che diventerebbero un problema di difficile gestione nel breve termine per molte imprese. Tuttavia, un recente studio pubblicato su Science sostiene che investire nella risoluzione dei cambiamenti climatici sia anche un buon business: agire per ridurre i cambiamenti climatici costerà molto meno dei danni altrimenti inflitti dai cambiamenti climatici a persone, infrastrutture ed ecosistemi.

Come in tutte le situazioni si tratterà quindi di trovare un giusto equilibrio. C’è da osservare che a una dichiarazione di emergenza solitamente seguono misure drastiche che impongono grandi sacrifici. Per comprendere il concetto basti pensare a ciò che ognuno di noi immagina alle parole emergenza sanitaria (epidemie, morti), emergenza ambientale (terremoti, uragani, frane, nubifragi), emergenza sociale (guerre, distruzione). Tutti questi accadimenti sono l’inizio di grandi sofferenze da parte delle popolazioni colpite per cui tutti noi, con spirito di solidarietà, siamo subito disposti a imporci dei sacrifici per tentare rimediare.

Dichiarare lo stato di  “emergenza” serve solitamente a giustificare misure che impongono importanti sacrifici anche in termini economici. E’ ciò che dobbiamo aspettarci?

Diciamo che finora l’Amministrazione Comunale di Firenze sembra essersi comportata in modo efficiente e virtuoso. Ha promosso molte iniziative dirette a modificare in senso green lo stile di vita dei cittadini. Si tratta di iniziative poco costose ma che nel lungo possono creare grandi benefici a livello di impatto ambientale. E’ innegabile infatti che tanti piccoli gesti di ognuno di noi sono in grado di creare enormi circoli virtuosi.

Un esempio di politiche virtuose del Comune di Firenze? “L’acqua del sindaco arriva nelle scuole” che prevede la distribuzione gratuita di oltre 2600 borracce nelle scuole fiorentine così da abituare i più piccoli al riuso invece che al consumo usa e getta delle bottiglie di plastica. Poi ci sono i 99 fontanelli di acqua ad alta qualità istallati da Publiacqua.

Altre nuove iniziative sono state annunciate dal capogruppo Pd Nicola Armentano: “Anche il comune di Firenze ha aderito a ‘Puliamo il mondo’, la storica campagna di Legambiente per ripulire spazi pubblici dai rifiuti abbandonati. Non solo, ogni grande progetto terrà di conto dell’esigenza improrogabile di preservare l’ambiente, anche quello bellissimo delle Olimpiadi 2032 sarà a impatto zero, come il sindaco ha già fatto presente.”

Inoltre, si può dire che la stessa mozione parla di dichiarare “simbolicamente” lo stato di emergenza climatica. Ciò dovrebbe voler significare che si tratta solo di uno strumento per dichiarare irrevocabilmente l’impegno per una città green e non invece di una dichiarazione di vera e propria emergenza con conseguenti importanti sacrifici anche in termini economici. Il concetto può essere letto in questo modo: impegniamoci da oggi con tante attenzioni per evitare che si arrivi alla vera e propria emergenza a cui già siamo molto vicini. Prevenire è meglio che curare e… anche molto meno costoso!