Il ministro della Salute Speranza annuncia “Ticket rimodulati in base al reddito” e l’assessore della Regione Toscana Saccardi risponde: “In Toscana già dal 2011”
“Di fronte a un provvedimento governativo del 2011 che imponeva il superticket – ricorda l’assessore Saccardi -, la Toscana fece la scelta di graduare il ticket sui farmaci e il ticket aggiuntivo sulla specialistica ambulatoriale in base a quattro fasce di reddito, proporzionate al reddito familiare fiscale o, in alternativa, all’indicatore Isee: da 0 a 36.000 annui (esenti), da 36.000 a 70.000, da 70.000 a 100.000, oltre i 100.000″.
“Il ministro Speranza annuncia che il nuovo governo rimodulerà i ticket sanitari in base al reddito. Siamo ben contenti di questa decisione, e volentieri metteremo a disposizione del ministro la pluriennale esperienza della Toscana, che ormai da otto anni ha rimodulato la quota aggiuntiva, il cosiddetto superticket, in base alle fasce di reddito” queste le parole dell’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi.
L’idea è quella di far pagare di più chi sta meglio in modo da avvantaggiare chi si trova in condizioni di difficoltà economica
Il diritto alla salute inteso come il diritto ad accedere alle cure sanitarie è infatti universalmente riconosciuto nel nostro paese. Tuttavia, le cure sono costose ed è quindi necessario che qualcuno si faccia carico di finanziarie le cure erogate. Troppo spesso si dimentica che ogni diritto perché sia effettivamente garantito comporta l’impiego di risorse e queste risorse qualcuno le dovrà pur procurare.
In generale si giustifica l’intervento pubblico nella partecipazione alla spesa sanitaria con due principali motivi. Il primo risponde a un concetto di equità per cui il diritto all’accesso alle cure è un bisogno essenziale dell’uomo che merita di essere soddisfatto. E’ come un diritto inviolabile dell’uomo. Qualcosa che è giusto garantire a tutti a prescindere dalle proprie condizioni sociali. Risponde a un principio sociale, un sistema valoriale per cui la salute è un diritto naturale.
Il secondo motivo generalmente accettato è che prevenire è meno costoso che curare. Se le decisioni di spesa sanitaria fossero lasciate ai privati questi si troverebbero a pagare le cure solo nel momento del bisogno. Ovvero, i privati non si sottoporrebbero spontaneamente ad un sistema di prevenzione (che comporta il pagamento di un prezzo) ma interverrebbero solo nel momento in cui la malattia esplode. Con questi motivi si è giustificato l’impiego di risorse pubbliche nel settore.
Nel tempo si è però osservato che l’accesso alle cure gratuito ha dato luogo a fenomeni di sovra-consumo
In parole semplici si consumava di più di quello che sarebbe stato il consumo ottimale: si andava troppo spesso dal medico anche quando non ce ne era bisogno. Ciò naturalmente comportava un aggravio delle spese (pubbliche) in sanità e un consumo inefficiente di risorse che potrebbero invece essere impiegate altrimenti in modo più profittevole. Il concetto sotteso è: “siccome è gratis ne prendo più di quello che mi serve tanto non costa nulla” o meglio costa ad altri.
Per cercare di arginare questo effetto si è scelto quindi di inserire un prezzo simbolico per poter usufruire delle prestazioni sanitarie: il famoso ticket. Il concetto iniziale era molto simile al concetto dell’euro che inseriamo nel carrello al supermercato. Inserendo l’euro siamo incentivati a riportarlo al suo posto ovvero ad adottare un comportamento efficiente. Si tratta comunque di un prezzo simbolico molto lontano dal costo effettivo della prestazione così che per finanziare la spesa sanitaria è lo stesso necessario l’impiego di risorse pubbliche procurate in altro modo.
Come sono procurate le risorse pubbliche generali?
Le risorse a disposizione dello Stato si sa sono prevalentemente costituite dalle entrate fiscali: un prelievo obbligatorio e forzoso di ricchezza dalle tasche dei cittadini. In Italia il sistema tributario è informato a caratteri di progressività: nel senso chi sta meglio paga di più. Le risorse così procurate sono in parte poi destinate a finanziarie il sistema di sanità pubblica. Pertanto già questo meccanismo dovrebbe essere sufficiente ad assicurare che la contribuzione alla spesa sanitaria sia maggiore per chi sta meglio.
Modulare il ticket sulla base delle fasce di reddito rende il sistema fiscale iperprogressivo
Negli ultimi anni i prezzi per le prestazioni sociali agevolate sono sempre più spesso calibrate in funzione del proprio valore ISEE. A valori ISEE più altri corrispondono prezzi più alti. Ciò serve idealmente a realizzare una discriminazione di prezzo e far pagare di più chi può permettersi di più. Attenzione però dal momento che le stesse prestazioni sono finanziate con prelievi ottenuti dalla tassazione generale si è già realizzato il principio per cui chi ha di più contribuisce in modo maggiore. Con le discriminazioni di prezzo di questo tipo si finisce per applicare due volte il principio di progressività una volta sulla contribuzione generale e un’altra al momento del consumo per cui si può parlare di iperprogressività.
Perché l’iperprogressività è pericolosa?
Proviamo a rispondere in modo semplice. Sareste disposti a “guadagnare” un euro in più se qualcuno te ne porta via 1,50€ in più? La risposta è ovvia. Nessun individuo razionale lo farebbe perché realizzerebbe una perdita di 50 cent. Quindi prima di tutto l’iperprogressività costituisce un blocco alla crescita economica. Nessuno produce di più se il maggiore sforzo non è adeguatamente remunerato (nel nostro esempio è addirittura gravoso). Peraltro questo motivo può essere anche letto come incentivo all’evasione perché maggiore è la progressività maggiore è il mio beneficio ad apparire più “povero” di quello che sono realmente.
Altro motivo. Il bene pubblico sottoposto a progressività nel consumo ha anche dei prodotti sostitutivi. Il senso è che se la prestazione sanitaria pubblica è più costosa di quella privata allora ci si rivolgerà a quella privata. Siccome i prezzi del bene pubblico sono diversi a seconda della fascia di reddito chi la riceve gratis si rivolgerà alla struttura pubblica e chi la deve pagare andrà a quella privata. Dov’è l’aspetto negativo? Alla fine alla struttura pubblica si rivolge solo chi la riceve gratuitamente o quasi mentre il ticket alto non verrà versato da nessuno e di conseguenza aumenta l’aggravio per il bilancio dello Stato.