Firenze, 11 febbraio 2025 – Firenze è una città che ha sempre respirato musica, arte e cultura. Un palcoscenico naturale che ha visto passare alcune delle più grandi leggende della musica mondiale, grazie anche all’impegno di figure che, pur restando spesso dietro le quinte, hanno lasciato un segno indelebile. Una di queste è Alessandro Bellucci, anima delle Nozze di Figaro. È grazie al suo lavoro che da Firenze sono passati – nell’ambito del festival Firenze Rocks organizzato con Live Nation – giganti del rock come gli Who, i Cure, i Metallica, gli Iron Maiden, gli Aerosmith e Ozzy Osbourne. E anche quest’estate, grazie alla sua esperienza e passione, la Visarno Arena ospiterà artisti del calibro dei Guns N’ Roses, dei Green Day e dei Korn, e sempre alla Visarno Arena, il 5 e 6 giugno 2025, tornerà Vasco Rossi.
Come sono nate Le Nozze di Figaro?
«Le Nozze di Figaro sono nate più di quarant’anni fa da un’idea condivisa tra me, Leandro e Debora. Tutto è iniziato con una festa che avevamo organizzato con grande entusiasmo, ma che venne bloccata dalle autorità locali per mancanza di permessi. Quella che sembrava una battuta d’arresto si trasformò in un’opportunità quando un gestore di un locale di Prato ci offrì la possibilità di realizzare il nostro progetto nella sua discoteca, Zero6. Da quel momento, Le Nozze di Figaro hanno preso vita, diventando un punto di riferimento per la cultura musicale e lo spettacolo dal vivo».
Qual era l’idea iniziale?
«Volevamo creare un luogo di incontro per giovani universitari, con eventi che spaziavano dal cabaret alla musica dal vivo. Tra gli artisti che si sono esibiti nei primi anni anche Aldo, Giovanni e Giacomo, allora agli esordi. Abbiamo visto giusto, abbiamo avuto successo».
Avete organizzato più di un migliaio di eventi. Quali sono quelli che ricordi con più orgoglio?
«Ce ne sono moltissimi, ma alcuni hanno avuto un impatto speciale. Per esempio la Divina Commedia di Roberto Benigni in piazza Santa Croce, che è stata un’esperienza straordinaria. Poi Firenze Rocks, che ha portato in città alcuni dei più grandi artisti internazionali, consolidando Firenze come una delle mete più ambite per la musica dal vivo».
Firenze ti è riconoscente?
«Ho dato tanto a questa città, ma come si dice, ‘Nemo propheta in patria’. Adesso voglio pensare ai miei sogni e realizzare qualcosa che lasci un segno».
Per esempio?
«Mi piacerebbe raccontare la storia della musica live a Firenze attraverso una galleria o un museo che raccolga le testimonianze dei concerti, i manifesti, le locandine e le esperienze di chi ha reso grande la scena musicale cittadina. Firenze ha avuto una storia musicale incredibile, con locali storici come il Tenax, la Flog, il Viper e il Jazz Club. A Firenze sono nati i Litfiba, con cui ho condiviso un pezzo di storia: sono stati una delle band che più ha rappresentato la scena musicale fiorentina. Sarebbe bello creare un luogo che ne conservi la memoria».
Come vedi oggi la scena musicale fiorentina?
«Firenze ha un enorme potenziale per la musica dal vivo, ma soffre di una mancanza di politiche giovanili adeguate. Quando abbiamo iniziato c’era un tessuto sociale diverso: la città era vissuta dai giovani, c’erano molte più opportunità di aggregazione. Oggi Firenze è diventata più avara: l’università si è spostata fuori dal centro, i giovani se ne vanno a studiare altrove e le occasioni di lavoro sono poche. E’ costosissima, i giovani scappano».
L.W.