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“Dignità autonome di prostituzione” con Sabina Cesaroni | INTERVISTA E FOTO

La ballerina, coreografa, attrice, danzaterapeuta sarà il fantasma narratore dei segreti del teatro nello spettacolo DAdP

Il format altamente innovativo Dignità autonome di prostituzione, che quest’anno festeggia i suoi primi 10 anni, farà tappa a Firenze, dal 13 al 15 Gennaio.

L’appuntamento è al teatro Obihall dalla scenografia provocatoria che per l’occasione ricreerà un “bordello artistico” – come lo definisce Luciano Melchionna, regista dello spettacolo – in cui gli artisti sono alla mercé dello spettatore. L’idea alla base dell’evento è di far uscire gli spettatori dagli schemi tradizionali interagendo in modo insolito con gli attori, ovvero adescandoli e lasciandosi adescare. Infatti, i clienti/spettatori muniti dei “dollarini”, acquisiti con il biglietto di ingresso, contrattano il prezzo delle singole prestazioni e, a trattativa conclusa, hanno diritto alla fruizione della “pillola del piacere” ossia dei monologhi o performance del teatro classico e contemporaneo volti a sorprenderli, divertirli e farli riflettere.

Il cast che a seconda della serata, vede alternarsi dai 25 ai 50 artisti, vedrà scritturati per l’occasione attori fiorentini come Sabina Cesaroni, Fabrizio Checcaci, Gaia Nanni, Alberto Riccio.

Sabina, la tua formazione inizia come danzatrice, insegnante e coreografa e prosegue come attrice. Puoi raccontarci le tappe più significative della tua brillante carriera?

Nasco come danzatrice e nel tempo ho incontrato la bellezza del teatro, non solo di quello di parola e d’azione. Un’esperienza molto importante l’ho vissuta con Pina Bausch quindi con la scuola espressionista tedesca che è stata veramente molto importante. Ma non solo Pina Bausch. Ci sono stati anche altri grandi artisti, molti dei quali di origine orientale. Quindi lavori molto particolari che considerano non solo l’espressione del corpo ma anche quella del gesto, del volto, della parola. Nel tempo tutto è andato ad assumere una forma di unità includendo i vari incontri tra cui il musical ed i lavori con Bob Wilson, Eugenio Barba che sono stati grandi maestri.

Tra pochi giorni, dal 13 al 15 Gennaio, sarai in scena con Dignità autonome di prostituzione, presso il teatro Obihall di Firenze. Puoi anticiparci qualcosa sullo spettacolo? Che performance regalerai agli spettatori?

Come nelle grandi trame dei film gialli non voglio anticipare nulla su cosa accadrà! Sicuramente lo spettacolo è molto innovativo. Una rappresentazione a tutto tondo, affatto tradizionale sebbene all’interno vi siano degli elementi tradizionali e dei testi già conosciuti. Ci sono anche parti molto contemporanee e d’avanguardia. Come dire… un po’ come una grande kermesse dove accadrà di tutto. In particolare, io sarò il Fantasma, ovvero lo spirito del teatro. Una figura un po’ onnipresente, che vaga e all’improvviso prende a sé qualche spettatore per mostrare qualche segreto che, ovviamente, il teatro ha sempre nel taschino.

Si parla di dignità per sottolineare la mancanza di rispetto verso l’arte della recitazione che, in tempi meno recenti, rappresentava invece il fulcro della vita sociale. Che cosa ne pensi in merito? Cosa potrebbe risollevare tale condizione?

Sono d’accordo con il regista che ha usato questo spettacolo per poter nuovamente dare la possibilità ad ogni performer di portare in scena la sua creatività, la sua capacità di parlare dell’espressione umana, di sé stessi. Credo che il teatro sia cultura, una delle più grandi possibilità di educare l’umanità, di sensibilizzare la ricerca, la creatività, il percorso emotivo. La cultura deve essere ringiovanita: bisogna dare fuoco a questa polvere che porta una grande possibilità di aprire degli spazi interni ed esterni.

Porterai avanti il percorso iniziato ormai da diversi anni della danza terapia?

Ho sempre portato sottopelle il progetto della terapia. Con quest’ultima intendo la capacità che ha l’arte di muovere dei blocchi, di creare dei percorsi emotivi, di tirare a galla delle verità profonde. Penso che il movimento, che sia danza o sia moto per voce o per azione, smuove emozioni profonde. Il lavoro della terapia, quindi, per me, va di pari passo con il lavoro dell’espressione in qualsiasi forma. Sto portando avanti la terapia, anche attraverso lo yoga, il lavoro sugli elementi e su molte altre forme importanti per riconoscere sé stessi.

Come è stato possibile coniugare la tradizione occidentale con quella orientale?

Esiste un solo ed unico principio: il campo di energia di cui siamo fatti che si manifesta in modi molto diversi. Nel corso del tempo, l’uomo ha separato l’oriente dall’occidente. In realtà, non esistono queste separazioni. Sicuramente ci sono delle differenze che ben si combinano. Nelle forme artistiche più contemporanee, sia nel teatro che nella danza è ormai manifesta l’unione tra oriente e occidente, dove la forma incontra lo spirito e tutte e due diventano possibilità di divenire azione.

Quali sono i programmi futuri?

Farò dei viaggi in Lituania e nuovamente in India. Il 4 Marzo sarò al teatro dell’Antella con Imperdonate/La Pietra e la paura. Partirò con la compagnia di Firenze per l’Oman, dove porteremo L’italiana in Algeri, un’opera molto divertente. E poi molte altre interazioni con danzatrici, in particolare con una indiana, nel mese di Agosto. Insomma, tanto movimento!

Ascolta l’intervista integrale a Sabina Cesaroni