L’originale Strabioli, alla sua prima esperienza in un musical, nelle vesti di Monsignor H’Oara
Pino Strabioli è un personaggio singolare dello spettacolo teatrale e televisivo. La viva attenzione per la cultura lo ha portato a sperimentare il teatro come attore e regista, la televisione come conduttore e autore.
La sua curiosità lo ha spinto a partecipare per la prima volta ad un musical dinamico, allegro e travolgente: Sister Act, tratto dall’omonimo film scritto da Joseph Howard nel 1992. Lo spettacolo andrà in scena al teatro Verdi di Firenze dal 26 al 29 Gennaio.
Pino, hai esordito come attore teatrale a metà degli anni ’80, sotto la guida di Patrick Rossi Gastaldi e qualche anno dopo nel mondo della televisione. Come hai vissuto questo passaggio?
È stato abbastanza fluido. Ho fatto una serie di spettacoli, molti dei quali dedicati ai cabaret d’epoca, appunto come ricordavi tu, con Patrick Rossi Gastaldi. Poi ho preso parte ad una compagnia che nasceva, quella del Teatro Eliseo diretta da Marco Parozzo. È stato un esperimento molto interessante dove ho fatto due spettacoli, uno con Roberto Herlitzka, che ricordo proprio con una grande emozione. E poi, l’unico provino della mia vita, perché feci uno spettacolo dove la scenografia era di Bonizza Giordani e mi propose il provino per fare una trasmissione televisiva che si chiamava T’Amo TV per Telemontercarlo, condotta da Fabio Fazio, prodotta da Antonio e Pupi Avati, che erano anche autori. Per cui ho debuttato in televisione nel ’92 con Fabio Fazio a Telemontecarlo e il passaggio dunque è stato questo.
È stato faticoso il passaggio dal mondo del teatro a quello della tv? Quale dei due mondi preferisci?
Io sono un curioso per cui non riesco a stare fermo. Il mondo del teatro mi piace molto. Amo la tournée, stare nelle città e incontrare il pubblico. La televisione mi affascina, mi diverte e in qualche maniera mi tranquillizza; il teatro mi emoziona molto, forse anche troppo. Infatti, ogni tanto, lo lascio per un periodo e quando me la fanno fare, faccio la televisione.
Partecipi per la prima volta ad un musical, Sister Act, che andrà in scena al teatro Verdi di Firenze dal 26 gennaio al 29 gennaio. Come è nata la decisione di prendere parte al musical?
Ecco torniamo a parlare di curiosità. Secondo me Saverio Marconi è il re del musical in Italia, colui che ha portato e levato generazioni di performer ed ha abituato anche il pubblico italiano al musical. E quando Saverio Marconi e Alessandro Longobardi, il produttore, mi hanno proposto questa partecipazione, in cui interpreto il ruolo di Monsignor O’Hara, non ho saputo resistere. Mi lascio tentare molto. E quindi è stata una tentazione a cui ho detto di sì e mi diverto molto. Sto vedendo i teatri più belli d’Italia: abbiamo fatto il Capodanno al teatro Ponchielli di Cremona, adesso veniamo a Firenze al teatro Verdi e per me è una grande emozione perché torno dopo tanti anni. Avevo recitato qui con Paolo Poli nei Viaggi di Gulliver tanti, tantissimi anni fa.
Nel musical è presente Suor Cristina. Come è stato recitare accanto ad una vera suora?
All’inizio ero un po’ prevenuto quando mi hanno detto: «Ci sarà Suor Cristina». Non seguo molto i talent. Avevo saputo di questo successo, di questo fenomeno che era esploso in tutto il mondo dopo la sua vincita al talent The Voice: una vera suora cantante. Un po’ ero diffidente: le suore devono fare le suore. Poi, invece, ho scoperto una persona vera, autentica, straordinaria, limpida oltre al talento innegabile. Quando Suor Cristina afferma che attraverso questo mestiere cerca di evangelizzare, lo dice con convinzione ed è molto bello il rapporto che ha con noi che siamo appunto dei peccatori. Come dicono spesso, gli attori venivano addirittura sepolti fuori dalla città perché peccatori, lei, invece, dedica la sua vita, la sua esistenza a Dio. Insomma, è un bell’incontro, mi piace, mi stimola.
Oggi il mondo teatrale è in crisi. Tu, Pino, da attore e da direttore artistico come lo rivitalizzeresti?
Questa è una domanda veramente difficile. È vero che il teatro è in crisi perché, come tutti i settori in Italia, il vero stallo è quello economico. Tuttavia i giovani stanno via via scoprendo il teatro. Esiste una generazione di attori – secondo me – bravi. In Italia c’è una sperimentazione molto interessante, bisognerebbe investire di più sulla cultura. Ecco il vero problema è l’appiattimento, il decadimento culturale alquanto preoccupante di questi ultimi anni. Dobbiamo insistere e resistere. Non c’è una ricetta, bisogna essere coerenti, fare delle scelte giuste, non snobbare il popolare. Io, in questo caso, con il musical Sister Act sto facendo uno spettacolo molto popolare ma di altissimo livello. Non va trascurata neanche l’innovazione, la ricerca e tutto quello che significa cultura.
Nell’orizzonte lavorativo quali sono i tuoi prossimi progetti?
Allora i miei prossimi progetti: intanto fino alla fine di Marzo sono in tournée con Sister Act. Nello stesso mese ho una pausa e sarò a Bologna e a Trieste con Piera Degli Esposti dove andremo in scena con lo spettacolo Wikipiera. Verremo anche in due piazze toscane all’inizio di Marzo. Adesso dal 30 gennaio prossimo vanno in onda cinque pillole per Rai 3 ovvero cinque piccoli brani televisivi dedicati a Paolo Poli, fiorentino meraviglioso col quale ho avuto la fortuna di lavorare sia in teatro che in televisione e di scrivere con lui il libro “Fiori ma non fioraio”. Insieme al nostro direttore Daria Bignardi ci è venuta in mente questa piccola idea la quale fa parte di un ciclo di trasmissioni che verranno dedicate al grande artista fiorentino. Sono cinque “pillole” dove Paolo, come sappiamo, contaminava sempre l’alta letteratura che raccontava nei suoi spettacoli con quella che definiva la letteratura popolare cioè la canzonetta. Poi, abbiamo cinque pezzi di Sanremo cantati da Paolo in cinque spettacoli in cui lo vediamo alle prese con cinque successi di Nilla Pizza, Claudio Villa, Milva, Julia De Palma, Loretta Goggi, insomma delizie che Paolo ci ha lasciato.
Ascolta l’intervista integrale a Pino Strabioli