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L’emozione con cui Kitty Vinciguerra parla di John é tangibile, come se si stesse riferendo ad un qualcosa avvenuto da pochi giorni. Invece sono passate decine di anni da quei mesi a Londra che le hanno cambiato la vita. Kitty é nata a Reggio Calabria e dopo pochissimo tempo si é trasferita in Sicilia.

Data in sposa a 15 anni, ha subito varie violenze prima in Sicilia e poi a Roma, dove si é trasferita dopo poco. Da lì poi una carriera nel mondo dello spettacolo e la commovente relazione con il leader del gruppo di Liverpool.

All’interno dello splendido scenario delle Librerie Universitarie di Novoli, contestualmente alla presentazione del suo libro “John mi regalò una cravatta”, Kitty ha raccontato del suo amore con John Lennon. Quella con il cantante dei Beatles, a parole di Kitty, non é stata solo una relazione ma più profondamente un legame che é come se fosse sempre esistito. A rendere l’atmosfera ancora più emozionante ha contribuito la musica di Edoardo Abbrevi e Rebecca Cinquina i quali, in un intimissimo duo acustico, hanno ripercorso le più belle canzoni scritte da John, da Let it be a Hey Jude, passando per Imagine e altre ancora.

Abbiamo avuto la fortuna di poter scambiare due parole con Kitty, per scoprire qualcosa in più su questa emozionante storia.

Com’é arrivata nel percorso della sua vita a conoscere John?

Andai a Londra per accompagnare mio figlio, musicista. A quel tempo, a gestire i contratti degli artisti italiani a Londra era Mr. Dante. Fu lui, qualche giorno dopo il mio arrivo, a portarci al White Elephant. A un certo punto arrivarono questi ragazzi, e non appena realizzai che erano i Beatles, rimasi senza parole. John si sedette alla mia destra, e continuava a guardare le mie mani. Alla fine ognuno tornò a casa sua, come se nulla fosse. Dopo alcuni giorni, Mr. Dante dovette tornare in Italia perché seppe della morte di sua madre. Un giorno sentii suonare al campanello e quando aprii la porta trovai John. Nonostante non parlassi inglese riuscii a capire che non era lì per Mr. Dante ma per me, e mi diede una rosa. Fu un incontro magico, c’era un feeling come se ci fossimo già conosciuti in altre vite. Iniziammo a frequentarci, ma io posi una condizione: siccome non voglio che mio figlio pensi che questo accada perché voglio che tu lo aiuti, voglio essere nascosta. Se tu esci con me, nessuno deve riconoscerti. E lui disse che andava bene.
Oltre all’amore ad unirci fu il fatto che entrambi condividevamo grosse difficoltà nel rapporto coi genitori. Questo dolore fondamentalmente ci ha unito ancora di più. Durante le giornate io cercavo di insegnargli l’italiano e lui cercava di insegnarmi l’inglese. In casa non c’erano quadri, dipingevamo e appendevamo al muro i nostri disegni.

L’immagine che abbiamo di John é quella veicolata dai media, come di un artista di fama mondiale. Cosa può dirci invece lei, che ha avuto modo di conoscerlo nel privato della vita di tutti i giorni?

Era una persona dolcissima, mi portava il caffé tutte le mattine a letto. Una persona capace di dare molto, forse anche per via della sofferenza che ha provato nella vita. Non mi ha mai mancato di rispetto, non mi ha mai fatto un rimprovero. L’unica cosa é che lui avrebbe voluto farmi conoscere al mondo, ma io non gliel’ho permesso. Sembrava che lui mi leggesse nel pensiero, e quando ci guardavamo negli occhi riuscivamo a capire esattamente cosa stavamo pensando.