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Bobby Solo, noto interprete dei brani del mito del rock Elvis Presley, ma anche di canzoni  di grande successo, come Una lacrima sul viso, Se piangi se ridi, Zingara, Siesta,; Domenica d’Agosto e Gelosia, si racconta in una piacevole intervista.

Amo da sempre la profondità e la musicalità di Elvis

Lo scorso 29 gennaio all’Eurotaverna di Desio, lei ha celebrato in un concerto 82° compleanno di Elvis Presley. Come si è sentito e cosa prova nel ricordare uno tra i più grandi del panorama della musica internazionale?

Ovviamente io mi commuovo quando sento le prime note di That’s all right mama, un brano che Elvis ha inciso in mono e non stereo nel 1956. Quindi ogni volta che celebro il mio idolo lo faccio con amore. Non sono un imitatore per quanto concerne il look, ho sempre avuto un mio stile elegante italiano, con giacche a doppio e mono petto neri di Moher.  Per cui ho sempre e solo amato la profondità e la musicalità che Elvis attingeva dal blues ,dal gospel e dal country. A me è sempre interessata la parte audio e non video di questo grande artista e sono contento nel dare una mia interpretazione e mai un’imitazione, l’imitazione è sempre inferiore all’originale, mentre una interpretazione allo stile di Elvis ha una componente di personalità , originalità e magia.

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L’industria discografica oggi preferisce creare cantati robot

 Secondo dei noti parolieri italiani (tra cui Mogol e Minellono), oggi le canzoni non decollano perché non esistono più  i parolieri, che sapevano cucire addosso un testo. Lei è dello stesso parere?

Come non essere d’accordo di fronte alla loro autorità. È vero perché l’industria discografica, non apprezza molto un artista che dopo aver venduto milioni di copie, potrebbe puntare i paletti e chiedere parecchie centinaia e migliaia di euro per gli ingaggi successivi al periodo contrattuale. Quindi secondo me l’industria discografica preferisce appiattire e creare dei cantanti un po’ robot, cioè all’industria discografica non interessa creare pezzi immortali, perché li ha già in catalogo. Ha già artisti, come Ray Charles, Gino Paoli, Elvis Presley, Morricone e così via. Quindi non è colpa dei giovani talenti, anzi secondo me loro sono vittime di questa macchina tritacarne, che fa comodo all’industria discografica, nonostante essa sia al collasso.  E nella sua perversione l’industria discografica ha creato lo spotify, che con tale sistema l’artista per guadagnare 1000 euro, dovrebbe fare un milione e 100 mila dowloading, mentre  loro guadagnano, 40/50 mila euro!

Un tempo si aspettava Sanremo come se fosse stata una festa . Per quale ragione oggi questa Kermesse non ha più lo stesso seguito dei suoi anni ?

È molto semplice! Al di là della grandezza degli artisti lo spettacolo, o meglio dello show business è una formazione di stimoli, proprio quando mangiamo uno spaghetto alla carbonara o beviamo del buon Amarone o un Chianti, sono degli stimoli. Ora quando noi eravamo negli anni 60 c’era un solo canale o due in bianco e nero, per cui vedere Nilla Pizzi con un abito scollato, quel lucido sulle labbra che le faceva riflettere e quelle ombre del bianco e nero creavano una magia e rendevano una certa emotività. Ma in un mondo con 900 canali digitali in un  mondo di 800 miliardi di video, girati tra l’altro come se fossero dei film e in un mondo di centinaia di radio, la canzone secondo me, perde la forza dell’impatto, per cui Sanremo diventa un grosso contenitore televisivo come potrebbe essere Domenica In o un altro programma. L’attesa c’è ma poi finisce lì.

E secondo me non si vendono i dischi non per il dowloading, ma perchè nei tempi nostri 12 canzoni, ce n’erano 8 formidabili e 4 così così, adesso nel cd ci sono uno o due pezzi radiofonici e il resto è una roba noiosa. Per questo la gente non va a buttare i soldi.

Il coach, non lo farei mai

Cosa ne pensa dei vari Talent che oggi spopolano nella televisione italiana facendo ottenere un successo frettoloso. Crede che la musica e la musica e la nostra tradizione italiana si sia imbastardita?  Lei farebbe un talent come coach?

Non lo farei mai, assolutamente! In più le dico che ho avuto il mio X factor all’età di 15 anni, tramite mia madre che era amica dello sceneggiatore Giuseppe Patroni Griffi, feci un’audizione per la Rai e lì tutti i signori mi dissero di proseguire con l’Università, perché non avrei cantato mai e che il mi della mia chitarra era per giunta stonato. Io scoppiai a piangere ma il maestro Gangi, mi disse di non dar retta a loro, ma di andare per la mia strada. Quindi al pensiero di fare il coach a dei ragazzi pieni di sogni e speranze nei loro cuori e di non riuscire ad aiutarli, mi farebbe star  male.

Little Tony: un amico di grande generosità

Se la sente e le fa piacere, mi piacerebbe ricordare con lei un artista che  stato legato al suo nome, Little Tony, che ricordo ha di lui?

Molto bella la vostra partecipazione al Sanremo 2003, con la canzone Non si cresce mai.

Ho un ricordo bellissimo di Little Tony. Ed è stata la persona che mi ha accolto, quando partecipai a Sanremo con Una lacrima sul viso e in tasca avevo solo 10.000 lire per tutto il periodo del festival.  Lui mi ospitò, non mi ha fatto spendere una lira, praticamente  mi ha adottato, per 10 giorni, pagando le cene e quant’altro. E da allora è stata un’amicizia indissolubile, che ci univa anche nell’amore per il nostro idolo Elvis. Tony era una persona di grande generosità e mi manca tantissimo la sua ironia, la sua simpatia e la sua solidarietà.

In ultimo, Lei è stato a Firenze, conta di venire e/o ha dei  progetti lavorativi di cui ci potrebbe parlare?

Si, ci sono stato tantissime volte, anche con mia moglie quand’eravamo fidanzati. Se qualcuno si mette in contatto col mio impresario, Marco Miscellanio, avrò piacere di ritornare in questa bella città.

In questi giorni mi trovo a Napoli per girare uno spot pubblicitario con Reddy Ronnie. Poi sto incidendo due dischi, uno uscirà a settembre e si chiama Nuove canzoni italiane, l’altro è dedicato ad Elvis ed è una mia rivisitazione di 12 pezzi tratti dai suoi musicarelli, in chiave jazzistica, un po’ come Nat Kig Cole o Diane Crowl, quindi lavoravo all’una di notte ad Udine,  prodotto dal mio produttore, Alberto Zeppieri. Inoltre sempre col mio produttore, porteremo a Novembre allo Zecchino d’Oro,  per questo ringrazio i componenti della giuria dell’Antoniano,  un brano che io ho scritto 36 anni fa per mia figlia Muriel, dal titolo Zumba la bumba.