Si conclude oggi al “Teatro Verdi” La Guerra dei Roses.
Tratto dal romanzo del 1981, anni dopo, La Guerra dei Roses, divenne un enorme successo cinematografico, diretto da Danny De Vito, con Micheal Douglas e Kathleen Turner. Cronologia di una drammatica fine.
Tra un litigio e un altro, viene narrata la lenta ma terribile separazione tra i coniugi Rose, lui un uomo ricco e ambizioso uomo d’affari e lei una donna e moglie obbediente che lo ha seguito e accompagnato nella sua brillante carriera, ma senza dimostrarsi mai dimessa.
Inizialmente si respira un’atmosfera romantica, piena di quella stima reciproca e di profonda passione, ben lontani dal sospetto che qualcosa di stia per incrinare. Ma d ‘un tratto tutto questo incanto si infrange, quando lei realizza la sua insoddisfazione professionale.
Si assiste alla reinterpretazione della loro vita passata insieme e con una ferocia degna di un’eroina si scaglia contro suo marito, responsabile della sua mancata ascesa.
In un crescendo di cattiveria, rabbia e reciproche cattiverie fino l’epilogo più estremo.
Ambra e Matteo due Roses che reggono la contesa
I due attori (Ambra Angiolini e Matteo Cremon) esordiscono di fronte ad una scena dal fondale neutro e i toni cupi si intuiscono dal primo scambio di battute. Inizia la loro storia fatta d’amore e di scambi di idee…
Quand’ ecco che dopo diciotto anni qualcosa tra i due si incrina.
Passo dopo passo si assiste a un gioco delle parti animato dai due avvocati divorzisti, che armano le menti e le mani dei due Roses.
Tra una rivalsa e l’altra e un dispetto, mettono le basi per la loro distruzione, psicologica e fisica.
È triste vedere su scena, quello che è un dramma che, purtroppo, coinvolge troppe coppie, che come dichiara la protagonista Barbara (Ambra), prima era innamorata del suo Jonathan (Matteo) ma dopo diciotto anni è guarita, per guerreggiare con l’uomo che amava, per una casa, per averlo aiutati a far carriera e ad ascendere nella società americana, per poi recriminare il suo desiderio di individualismo. È sua lei che lui sono pronti a tutto pur di non separarsi da quelle mura edificate insieme, tanto da morire.
Essenzialità della messa in scena
Da sottolineare la scelta di affidare l’interpretazione della commedia, oltre che ai due protagonisti, ad altri due, rispettivamente Massimo Cagnina e Emanuela Guaiana, rispettivamente i loro due avvocati. Quattro attori, due coppie e tra una battuta e l’altra, una risata piacevole e talvolta a denti stretti, dell’assistere ad una guerra interiore. Per poi vederli vittime delle loro trappole dentro quella casa che era il loro nido d’amore.
Ogni spettatore ci può cogliere tante sfumature, molto vicine alle cronache dei nostri giorni.
Da questa messa in scena, tutti gli interpreti ci fanno capire, che dall’amore si guarisce, è una febbre che infiamma a tal punto il cuore, che poi non capisci perché ti trovi a dividere una casa con uno di cui non te ne importa nulla.
Un plauso a tutti e quattro i protagonisti, Ambra Angiolini, Matteo Cremon, Massimo Cagnina e Emanuela Guaiana, che per due ore circa hanno intrattenuto un pubblico attento alle dinamiche. E infine? Un ringraziamento a Warren Adler che ci ha regalato questo capolavoro e al regista italiano Filippo Dini che ha reso tangibile il messaggio di questa commedia.