Al Teatro Verdi di Firenze da giovedì 7 a domenica 10 dicembre, approda dalla lontana America Saturday Night Fever più noto da noi come La Febbre del Sabato sera
Per tale occasione abbiamo intervistato il ballerino, cantante e coreografo Francesco Italiani, che interpreterà il ruolo che al cinema fu di John Travolta, ovvero Tony Manero. Con le canzoni dei The Bee Gees, sul palcoscenico risuoneranno le celebri note dei loro brani. L’intera compagnia è sapientemente guidata da Claudio Insegno che ne ha curato la regia.
INTERVISTA A FRANCESCO ITALIANI
Ciao Francesco, prima di parlare del Musical, vorrei chiederti del tuo progetto artistico di The Foolish Project. Di cosa si tratta?
Ciao Angela. Dunque The Foolish Project nasce come una condensazione di molte arti . Semplicemente succede che spesso, quando devo occuparmi della direzione artistica di spettacoli, non faccio solo coreografie ma curo quello che è un evento, quindi anche nel chiamare delle persone fidate che collaborano con me, al di fuori della danza, parlo di cantanti, attori e ginnasti. E di creare una specie di arte unica. A seconda della situazione, convogliare le persone in vari settori dello spettacolo. Una fusione delle arti, dove c’è la possibilità di far fruire più arti nello stesso spettacolo.
Per quel che riguarda il Musical che ti vedrà protagonista, tu rivesti il ruolo che nel ’77 fu di John Travolta. Come ti sei rapportato al personaggio, quanto hai messo di Francesco?
Allora, questo è stato un lavoro molto divertente ma molto complicato, perché il problema è questo, quando vai a rapportati con un personaggio così grande come John Travolta in Tony Manero, è logico che purtroppo ci sono due strade o quella dell’imitazione, che a me non piace, oppure quella della personalizzazione.
Con Claudio Insegno, abbiamo cercato di creare questo personaggio prendendo spunto sicuramente da molte cose che fanno parte di Francesco e della mia vita. Cercando di capire le sensazioni che vi erano in Tony Manero, in quegli anni, in modo da renderli sinceri sul palco.
Io faccio sempre un esempio per far capire quello che è stato il lavoro si questo musical. Quando infatti facevamo le prove a Milano, io partivo da casa fino a San Babila dove facevamo le prove, prendevo la metropolitana, mi mettevo le cuffie e ascoltavo Stayin’ Alive e con questa canzone mi facevo tutto il percorso fino ad arrivare in teatro. In quei momenti cercavo di rivivere e capire quello che poteva provare John Travolta nella scena iniziale del film, dove lui camminava, alla sua maniera, tra la folla, cercando di fare la stessa cosa.
L’ambientazione di questo Musical è principalmente in discoteca. È una storia che nel suo svolgersi ha dei toni un po’ troppo cruenti. Come le hai vissute, dicendoti calare in questo tipo di violenze sociali e discriminazioni?
Grazie per questa domanda. Diciamo che la discoteca è per tre quarti dello spettacolo, il fulcro del Saturday Night Fever. Poi molte scene si spostano in casa e soprattutto sul celebre Ponte, simbolo della notte.
Ti dico la verità, io vengo da un quartiere periferico di Pescara e ho da un lato vissuto sulla mia persona queste cose. Perché sono nato in un quartiere dove c’era molta discriminazione. Mentre nel film c’è uno scontro tra bande, nella realtà che ho vissuto c’erano degli scontri tra un quartiere e l’altro. Per cui ho cercato di portare alcune di queste dinamiche. Anche se Tony è un ragazzaccio lui è uno che difende l’immigrazione. Per cui ho preso il positivo di questo personaggio. E secondo la mia visione ma soprattutto quella di Claudio, in questo spettacolo Tony ha una crescita che lo porta a desiderare di diventare una persona migliore. Questo abbiamo voluto portare in scena e nel personaggio.
Come ti sei trovato a lavorare con Claudio Insegno?
Claudio mi ha dato la sua visione delle cose ma è bravo a lasciarti modo di intraprendere un percorso personale nella ricerca del personaggio. Ed è altrettanto bravo a rimetterti ogni tanto sulla giusta via. Cioè lui ha la sua visione e te la sa aggiustare, lasciandoti la libertà, ma nel momento in cui sbagli ti mette sulla giusta direzione. Anche il fatto di poter dialogare con lui è stato veramente fondamentale per ricercare una sincerità nel personaggio.
Secondo te, oggi visto il proliferare dei Talent Show, che evoluzione ha subito la danza?
Guarda, secondo me quando dicono che, più avanti si va e peggio è, sono delle cavolate! Perché, secondo me tutto è come quarant’anni fa . Il Talent è un’opportunità veloce per poter essere visti. Personalmente, non credo nel talento senza studio. Perché una persona talentuosa ha successo nei primi periodi, più se vuoi crescere, devi studiare. L’artista è colui che studia, che si impegna ed è curioso. Oggi è troppo facile dire : “Sono un artista”. Tutti ci sentiamo degli artisti , perché se possiedo qualcosa di profondo o di strano sono artista. Io non sono proprio d’accordo. Personalmente ho sempre lavorato e studiato. Molti mi hanno chiesto come ho fatto a fare Tony Manero. In realtà prima di questo ruolo, avevo già lavorato con Angelo Riefi, direttore musicale del Saturday, ma era anche il direttore musicale di Jesus Christ Superstar che abbiamo fatto in Olanda un anno e mezzo fa. Durante questo lavoro, ho lavorato molto e bene. Lui ha visto il mio impegno e studio che quando stavano cercando un interprete per Tony Manero, lui ha fatto il mio nome. Ecco come ho fatto a rivestire questo ruolo.
Bene Francesco, ti ringrazio per questa piacevole chiacchierata, ma prima di salutarti, ti chiederei di rivolgere un invito al pubblico di Firenze.
Io invito tutti quanti a Teatro perché è uno spettacolo molto bello, che sta riscuotendo molto successo soprattutto a livello di critica di pubblico. È uno spettacolo dove c’è un’energia molto bella e il gruppo si muove con positività. Per cui venite a vedere Saturday Night Fever perché non ve ne pentirete.
Un Grazie a Francesco Italiani e un promemoria a tutti i Fiorentini: dal 7 al 10 dicembre sia lui che l’intera compagnia vi aspettano al Teatro Verdi, che sarà animato dalle note canzoni dei Bee Gees.