fbpx

Il nostro giornale ha avuto modo di scambiare un’interessante chiacchierata con l’attore, autore e regista romano, Gabriele Pignotta, istrionico artista ,che il 24 e il 25 marzo porta in scena, a Prato, al Teatro Politeama Pratese, la Commedia che ha già calcato le scene nel 2017, registrando un sould out presso tutti i teatri italiani e che vedrà tra i protagonisti principali, Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia. Una commedia che si impreziosisce delle musiche di Giovanni Caccamo che per l’occasione ha composto una canzone.

 

Ciao Gabriele, intanto grazie per questa intervista. Allora, nella commedia che sarà in scena a Prato, al centro vi è la coppia e la famiglia, quale vero fulcro della società. Ti va di parlarci della storia che si vedrà in scena, che chiave di lettura hai dato e che idea hai fornito della famiglia e della coppia?

Ciao Angela, grazie a te e a voi tutti.

Ti ringrazio per questa domanda a cui rispondo molto volentieri, infatti quando con Lorella parlammo di questo testo, mi ha chiesto di scrivere un testo che la potesse rappresentare per il suo debutto alla prosa, ricordiamo infatti che questa commedia segna il suo ingresso nel teatro della Prosa. Posso dire che ho eguagliato Pippo Baudo, lui l’ha lanciata in televisione ed io per il debutto alla prosa. Son soddisfazioni (Ride)…

Guarda, il centro di questa storia è la famiglia intesa finalmente, in senso normale, ossia, si tende spesso a descrivere la famiglia con delle disfunzioni macroscopiche: un figlio omosessuale, tossico o disabile, per poter accentrare l’attenzione drammaturgica. Mentre noi in questo caso abbiamo voluto descrivere una famiglia nella normalità, proprio per sottolineare che essa non è banalità, ma dove si annidano delle interessanti dinamiche da analizzare.

In questo caso, abbiamo una famiglia, che sembra quella del Mulino Bianco ma in realtà, scavando nelle sue dinamiche, scopriamo che questa famiglia va incontro a una serie di vizi dei quali non si avvede fino a quando un analisi medica non apre il dubbio a Lorella (che interpreta Serena) sull’eventualità di una malattia che, potrebbe cambiare la sua vita. Di fronte a questo limbo, la famiglia e per prima la nostra protagonista, si rende conto che si sta recitando un copione, tutto era diventato automatico. L’individuo e la sua personalità si erano annullati. Quindi l’interessante di questa commedia è far comprendere allo spettatore, quanto siamo noi stessi all’interno della famiglia e quanto invece siamo vittime di un ruolo che ci siamo dati e che ci hanno dato.

Qui abbiamo questi quattro componenti della famiglia, padre, madre e due figli che, nel caos di questa notizia affrontano una crisi molto potente e che poi li riporta nella posizione più autentica. Per farvi capire,faccio un esempio: la protagonista fa un reso conto della sua vita, comprende che fino ad allora era diventata troppo madre dimenticando di essere una donna, trascurando sia la sua vita sociale che lavorativa, per dare tutto ai figli, allontanandosi da se stessa. E di conseguenza, il marito(Giulio) di fronte a questa super mamma ha perso l’identità, vive nella passività, così come i figli che subiscono, chi in maniera positiva e chi meno,la presenza di questa mamma, accusando chi l’iperpresenza e chi l’essere il cocco di casa. Anche il rapporto di coppia si era appiattito. A me come autore, attraverso questa commedia, mi è piaciuto e ci è piaciuto dare questo messaggio, cioè che, una famiglia apparentemente perfetta che scopre delle magagne non si disfa, perché la soluzione non è lasciarsi mandando all’aria una famiglia, la soluzione che abbiamo voluto sottolineare è quella di ricostruirsi e ritrovarsi. Questo è l’excursus di una commedia come piace fare a me, dove in fondo si ride anche molto perché secondo me l’ironia è il modo migliore più efficace per raccontare qualsiasi verità anche scomoda.

Com’è stato lavorare con la sig.ra Cuccarini e con Giampiero Ingrassia, ricordando che scenicamente hanno debuttato 20 anni fa con il Musical Grease?

Benissimo, con Lorella ci eravamo conosciuti nel suo programma radiofonico, dove fui invitato per promuovere un mio lavoro. L’avevo invitata a Teatro, si è vista tutte le mie commedie e ha sposatola mia linea artistica. Per cui è nata una sintonia artistica meravigliosa. E quando l’ho trovata in sala prova, ho constatato personalmente che mi trovavo di fronte all’artista e professionista, direi dai modi svizzeri che mi ero immaginato, grande lavoratrice con un’umiltà e una luminosità eccezionali. Per cui posso dire che Lorella è una professionista, al di là della fama che la precede, di grandissima sostanza. Giampiero lo conoscevo e sapevo che era un attore anche di teatro navigato, con un carattere molto solare e giocoso. Sapevo che mi sarei trovato molto bene e così è stato, infatti si è creato un clima fantastico. Io li ho portati nel mio mondo e loro si sono trovati a proprio agio, hanno accolto questa sfida ben volentieri, da cui è nata un’avventura fantastica.

Tu oltre ad essere un regista sei un attore, un artista a 360° conosci e pratichi l’arte, dal tuo punto di vista, l’arte in Italia, che ruolo gli è stato attribuito in questi ultimi decenni?

Guarda, c’è un atteggiamento e un approccio molto contraddittorio nei confronti dell’arte, a volte miope, perché quando c’è da fare un taglio si crede che l’arte e la cultura sia la cosa di cui ha meno bisogno la gente, ma anche molta gente del popolo pensa questo, perché se c’è un taglio da fare, preferisco tagliare la sera al teatro, al cinema, taglio il corso di pianoforte ma vado in piscina e almeno una volta al mese mi concedo una pizza. È questo è un grande errore, perché fare arte non vuol dire, fare i fighi, ma fare arte vuol dire crescita personale, vuol dire ampliamento dell’orizzonte e rendersi conto della contemporaneità che si sta vivendo, vuol dire capire da dove si viene, quando si guardano opere del passato. Di conseguenza l’altro errore è che il taglio all’arte è un taglio clamorosamente sbagliato, perché l’ arte ha un indotto formidabile, per il fatto che la gente va a teatro e per andarci si sposta in auto, o comunque consuma benzina, cena fuori, oltre a chi lavora nel mondo dell’arte, da uffici a produttori, da attori a tecnici. Dal piccolo al grande concerto, allo spettacolo teatrale, se ci pensi esiste un indotto di chi lavora clamoroso. E se ci pensi gli eventi culturali, sono quelli che attirano il turismo, quando ti trovi una città si va anche alla ricerca dell’evento che si svolge. Questo è il Paese della cultura e dell’arte e spero lo capisca e creda nell’arte, e devo dire che l’ultimo governo un barlume di attenzione col ministro Franceschini lo ha mostrato.

Cosa consiglieresti, alla luce della tua esperienza, ai ragazzi che escono da certi Talent e che vedono in quel pizzico di talento un raggiungimento dovuto del successo e del tutto e subito, senza quella preparazione al sacrificio e sacrificante ?

Eh… consiglierei di trovarsi un buon terapeuta, perché tra un poco gli servirà … purtroppo… Perché il tutto e subito da un brivido iniziale a questi ragazzini, nel giro di un mese diventano più popolare di artisti che lavorano da anni ma poi con la stessa velocità il sistema li sostituisce col Talent successivo. Questo sta producendo potenziali suicidi o gente depressa, un brutto andazzo. Io consiglierei ai ragazzi di crearsi un mestiere, di prepararsi e se ti capita la fortuna di godersela e di cavalcare l’onda, ma poi il mestiere rimane al di là dei trionfalismi e degli autografi. Devono imparare il mestiere che vogliono fare, sia esso il cantante , attore o ballerino.

A conclusione, prima mi dicevi che sei in giro con altri spettacoli, allora vorrei sapere se tu sei già stato a Firenze e se conti di venire con uno dei tuoi progetti?

Sono stato a Firenze e ci sono stato meno di quanto avrei voluto, lì ho portato una mia commedia insieme a Vanessa Incontrada (Mi piaci perché sei così). Conto di ritornare presto perché ho diversi progetti ed la trovo una città stupenda e spero di tornarci presto.

E conto di venire a Prato, salvo impegni, per la commedia con la Cuccarini e Ingrassia.

Un sentito grazie a Gabriele, che pazientemente ci ha concesso per questa gradita intervista, con la quale lo abbiamo “sottratto” dai suoi impegni lavorativi.Sei di Firenze se nella mia persona, augurandogli un grande in bocca al lupo, auspica di poterlo riospitare presto