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Sabato 14 maggio, si è tenuto a Firenze il corteo organizzato dal gruppo “Mamme No Inceneritore” che, con il sostegno di altre associazioni e di altri movimenti politici sia nazionali che regionali e cittadini, hanno espresso il loro dissenso verso il progetto del termovalorizzatore a Case Passerini.

Erano in tanti, tantissimi lo scorso sabato al parco di San Donato a Novoli.
Gli organizzatori parlavano di più di 200 associazioni e movimenti che avevano dato la loro adesione per dire no alla costruzione del termovalorizzatore.

Sono tante le paure che circolano sia sui social network, sia durante le riunioni e gli incontri che puntualmente vengono organizzati per poter spiegare alla cittadinanza quello che secondo “Mamme No Inceneritore”accadrebbe se il progetto inceneritore a Case Passerini andasse in porto.

Una su tutte riguarda la salute dei cittadini, soprattutto dei bambini.

Secondo più associazioni ambientaliste che hanno richiesto un parere di medici e ricercatori, i giovani sarebbero quelli che subirebbero le conseguenze più gravi a seguito di un’esposizione agli scarichi di questa opera.

Il rischio per loro è di andare in contro a patologie cronico/degenerative; ma non solo: come affermato dal dottore Gian Luca Garetti, di Medicina Democratica, anche lui presente alla manifestazione: “le sostanze inquinanti (persistenti e bioaccumulabili) emesse dal termovalorizzatore potrebbero entrare nella catena alimentare creando delle ricadute pesanti alle future generazioni, come un aumento di fenomeni tumorali”.

Non è tuttavia soltanto una preoccupazione per la salute pubblica. Come ci spiega Katia Baroncelli: “questo inceneritore produrrà dalle 30.000 alle 50.000 tonnellate annue di cenere e di scorie, che sicuramente dovranno essere stoccate in discariche idonee”.

Di conseguenza, non solo saranno investiti 135 mln di euro per la costruzione di quest’opera, ma si dovranno aggiungere i costi di smaltimento di questi rifiuti speciali.

Firenze quindi avrebbe bisogno di una discarica, nonostante la costruzione di un inceneritore.

Fra l’altro si respira una certa rabbia nei confronti di tutte quelle istituzioni che prima di decidere per un progetto tanto controverso, tanto delicato per le critiche che si attira e per ciò che può comportare una volta costruito, non hanno preso in considerazione una soluzione già testata in più città del mondo, anche in Italia: la Strategia Rifiuti Zero.

Questa si traduce nella raccolta porta a porta, con una tariffa puntuale, che consentirebbe il raggiungimento del 85% di raccolta differenziata.

Nonostante anche l’ultima conferma per l’avvio sia stato concesso dalla Conferenza dei Servizi e la quasi conclusione degli ultimi studi, le “Mamme No Inceneritore” non si arrendono alla costruzione di quello che per loro è un autentico mostro e sono pronte a combattere.

Le mamme non intendono indietreggiare di un passo: hanno lanciato da poco un hashtag #unvisifafare puntando, sempre di più, in attività per sensibilizzare la cittadinanza.