“Corse che cessano, che cambiano o che scompaiono; il tempo dei fiorentini scorre, i disagi sono ormai una costante poiché i cantieri procedono a passo d’uomo.”
La settimana di lavoro è dura da affrontare mentre lo stress degli impegni viene spesso scacciato pensando ai programmi per il week-end. Una logica comune a molte persone, non solo ai fiorentini. Quello che che differenzia un fiorentino da un bolognese, genovese o bresciano è la lotta costante verso nel risiko dei cantieri in città. Da quando è partito il “progetto tranvia” Firenze è divenuta, alla stregua del risiko, terreno di un’insolita conquista di territorio. I cantieri della tranvia appaiono come funghi dopo un temporale, intere zone sono state sventrate e con esse sono state stravolte anche le vite dei concittadini. I tempi si sono dilatati all’infinito una situazione paradossale se paragonata con i cantieri dell’autostrada del sole ultimati in soli 8 anni; erano gli anni 60. Nonostante i cantieri la disattenzione agli utenti del trasporto pubblico non sparisce. Oltre ai disagi non mancano nemmeno clamorose dimenticanze come l’assenza di pensiline nelle aree più frequentate. Non è difficile sentirsi cittadini di serie B quando aspetti un mezzo pubblico in ritardo senza la possibilità di proteggerti dal sole di luglio o dalla pioggia battente; quando vorresti una semplice tettoia. Proprio da queste lacune si capisce che, a prescindere dai progetti, il trasporto pubblico non sta percorrendo il binario giusto per fornire non solo mobilità ma anche dignità agli utenti.
La storia infinita
Sono passati 7 anni dal primo viaggio della linea 1 ma da quel giorno non si sono più avuti battesimi di nuove rotaie. La città è nella morsa di transenne e veicoli da lavoro, una situazione, che ha messo in ginocchio diverse aree. Firenze vuole poter tornare alla normalità e dire addio alle strade groviera, agli aggiornamenti su cantieri e linee del bus deviata. La gente vuole poter avere la certezza di potersi spostare dal punto “A” al punto “B” in tempi ragionevoli. Di pazienza, i fiorentini, ne stanno dimostrando moltissima, uno spirito di sacrificio enorme ma anche di tolleranza verso situazioni che manderebbero fuori dai gangheri anche il più placido tra gli umani. Il traffico delle nostre città è una costante ma quello di Firenze è particolarmente ostico a causa dell’assenza di una tangenziale per alleggerire il traffico sui viali. Il guidatore è immerso in un percorso ad ostacoli che si trasforma in un serpentone di auto “inferocite” in coda davanti alle continue deviazioni ed ai semafori verdi che durano, come la corsa di un centometrista.
Lavori lenti, polemiche e deserto urbano
I lavori procedono ma la fine sembra essere lontana mentre, il sentir comune, è sempre più schierato dalla parte di coloro che vedono poco personale all’interno dei cantieri. Le pettorine arancioni ed i caschetti gialli degli operai sono come pedine che si spostano su un campo martoriato che vive di prospettive future ma che non ha certezze su quando queste diverranno realtà. Il guaio, però, è che queste figure colorate ed affannate si sono spesso sostituite alle persone a passeggio o ai clienti delle attività commerciali portando alla “desertificazione urbana”, un fenomeno sentitissimo a Statuto. I lavori della tranvia durano da ormai 12 anni, un tempo infinito se paragonati a quelli necessari, tra il 1956 ed il 1964, a coprire i 755 chilometri dell’A1 Milano-Napoli. Erano altri tempi, c’erano meno mezzi ma forse anche più voglia di raggiungere l’obiettivo.