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E’ successo davvero: nel corso di pochi giorni la pace, seppur fragile, nel Mediterraneo e nel Pacifico, è andata rapidamente perduta e l’asse Trump-Putin, che però forse esisteva soprattutto nell’immaginazione e nell’emarginazione di noi europei, si è spezzata nel corso di una notte

Il gas (?) di Assad, le bombe di Trump

Quando, nella tardo pomeriggio di Washington, poco prima di mettersi a tavola per la cena ufficiale col leader cinese Xi Jinping, il capo della Casa Bianca ha dato ordine di bombardare la Siria di Assad, nella base militare che aveva consentito il decollo degli aerei che a loro volta, forse, avevano colpito col gas provocando la morte di alcuni civili. Una potenza di fuoco addirittura superiore, capace di arrivare fino all’atomica, si sta invece indirizzando verso la Corea del Nord, rea di essere ormai in grado di disporre di armi potentissime, capaci di colpire in breve tempo anche il territorio statunitense.

Trump da isolazionista a “guerrafondaio”

In questo quadro che lo vede mostrare i muscoli, Trump è perfino risalito nei sondaggi sulla popolarità: ora, la metà dei suoi cittadini approva il suo lavoro. In campagna elettorale, per le primarie e le presidenziali, Trump  aveva rilasciato numerose dichiarazioni di tipo isolazionista, ma trattasi ormai solo di un lontano ricordo, dal momento che dato che l’inizio della sua presidenza rischia di passare alla storia come quello più volto alla guerra di tutti i suoi predecessori. Uno che si sarebbe definito “guerrafondaio”.

Corea: è clima da guerra imminente

L’ipotesi plausibilissima, visti i venti che spirano dall’estremo oriente, è che le considerazioni di adesso (quando si scrive, ndr) debbano essere aggiornate nel caso gli eventi precipitassero, l’equilibrio (fragilissimo) si rompesse, e dovessimo raccontare dei raid aerei sulla capitale coreana o su quella siriana: secondo molti osservatori l’opzione militare nell’uno o nell’altro caso, Corea in primis, pare “imminente” (termine filtrato, il giorno di Pasqua, da fonti addirittura di Pyongyang). Ora o chissà quando: le elezioni francesi, che si terranno col primo turno di domenica prossima (in attesa poi del ballottaggio), di fatto anestetizzano Hollande a prendere decisioni a poche ore dall’abbandono dell’Eliseo.

Tutto questo non è un film … E sono guai seri

Mentre i missili del leader coreano Kim Jong  -un sfilavano nella parata militare del 15 Aprile – come si trattasse dell’arsenale della Spectre in un datato film di 007, dall’altra parte del pianeta, nello Studio Ovale, sedeva un vanitoso giustiziere, già contestato dai suoi più sfegatati supporters di queste parti, resi conto molto rapidamente che l’elezione del Presidente degli Stati Uniti non è un gioco di ruolo, che diplomazia e politica internazionale somiglia solo lontanamente al tavolo del Risiko, e che prima di sventolare le bandierine Hillary no – Putin sì, sarebbe bene cominciare a fare gli Italiani che pensano agli interessi dell’Italia, perché tutto questo, non è un film: e ce ne renderemo rapidamente conto forse già nell’arco di pochi giorni. Senza che questo significhi qualcosa di buono per tutti noi.

P.S.: e poi c’è la “nuova” Turchia del sultano Erdogan

Vogliamo forse dimenticare che in Turchia (Paese NATO, confinante con la Siria, “cuscinetto con la Russia” e al centro del Mediterraneo), il “sultano” Tayyip Erdogan, ha incassato per un minimo scarto percentuale, la vittoria elettorale al referendum sul super-presidenzialismo, che gli darà poteri pressoché assoluti e che gli osservatori OSCE hanno rilevato l’utilizzo di schede elettorali non timbrate tanto da sospettare brogli capaci di alterare il risultato della consultazione?