E’ passata un po’ sotto silenzio la sfida lanciata da Gianni Fava, assessore lombardo (Giunta del leghista Maroni), alla leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord si riunisce infatti a Congresso tra pochi giorni: potranno votare solo gli iscritti al Carroccio da almeno 12 mesi. Fava rappresenta Umberto Bossi, ma Salvini è il super-favorito. A Firenze e in tutta la Toscana il Matteo leghista dovrebbe fare manbassa
SALVINI PUNTA A VINCERE IL CONGRESSO CON OLTRE IL 90%
Ha fatto poca notizia la frattura maturata col tempo all’interno della Lega tra il giovane leader lepenista e anti-UE, Matteo Salvini, e la minoranza interna che fa capo al leader storico, il Senatur Umberto Bossi. Tant’è che sui giornali italiani, fino alla sconfitta del faro ideologico Marine Le Pen alle presidenziali francesi, non c’era traccia nè di Bossi, nè di Maroni, nè (tantomeno) di Gianni Fava, l’out-sider che ha “osato” sfidare il giovane parlamentare europeo che ha consentito alla Lega di raddoppiare i proprio voti, ridurre il bacino elettorale di Forza Italia e perfino sfidare Silvio Berlusconi per la leadership del centrodestra.
Il Segretario federale uscente, Salvini, ha raccolto l’87% delle firme per la presentazione della sua candidatura, Fava appena il 13%. Qualcuno sostiene che per Bossi questa sia l’ultima grande sfida all’interno di quel partito che dagli anni 80 lo aveva visto leader carismatico indiscusso, fino al tramonto coinciso con la repentina ascesa di Salvini. Il percorso di Bossi e Fava è senza alcun dubbio molto in salita: Salvini era e resta il super-favorito. Certa la sua rielezione, salvo clamorose sorprese, rappresentate soltanto da un risultato eventualmente meno “bulgaro” di quel 90% atteso dai pronostici.
FAVA E SALVINI: DUE DIVERSE VISIONI DI CENTRODESTRA E DI EUROPA
Al di là della sfida sui nomi, politicamente è interessante notare alcune differenze tra la mozione congressuale di Fava e quella di Salvini. Fava (ossia Bossi) contestano a Salvini di essersi appiattito troppo su Trump, per poi criticarlo ai primi venti di guerra in Siria e in Corea, ma soprattutto di essersi messo al traino di Marine Le Pen. “Il problema è l’Italia, non l’Europa” dice Fava, che rincara sul fatto che prima di pensare all’euro e a trasformare la Lega in un partito nazionale di Destra, sia necessario riprendere in mano temi cari al popolo del Carroccio, come quello dell’indipendentismo.
Non solo: Salvini ha un’alleanza strettissima di tipo “sovranista” (un tempo si sarebbe detto di destra nazionalista…), in prima battuta con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Fava, forte dell’esperienza di Maroni alla guida della Lombardia, pensa invece a un centrodestra di più ampio spettro, a fianco di Forza Italia, ma aperto anche alle percentuali di consenso dei Centristi. In altre parole: se Salvini è l’anima dura e pura del “meglio soli che male accompagnati”, Fava vorrebbe rappresentare la più storica (e stoica) alleanza che ha sempre caratterizzato la Lega, pronta a dialogare anche con i cattolici di centrodestra, per scongiurare lo spettro-Le Pen, con un risultato importante, ma non abbastanza per poter vincere le elezioni.
NON SOLO: A OTTOBRE I REFERENDUM INDIPENDENTISTI E NEL 2018 LE REGIONALI
In questo, la questione dirimente è quella tutta interna ai confini (geografici e politici) della Lombardia. Oltre all’appuntamente congressuale (astutamente, però, il Governatore Roberto Maroni non si è ufficialmente schierato con alcuno dei due contendenti alla Segreteria, per giocarsela meglio più avanti), il 22 Ottobre è fissato il Referendum consultivo sull’indipendenza della Lombardia (stessa data anche nel Veneto dell’altro leghista Zaia). Poi nel 2018 sono previste le elezioni regionali, vero snodo cruciale oltre alle elezioni politiche: Maroni intende ripresentarsi per un secondo mandato dopo il successo ottenuto nel 2013. Ma intanto, la prima chiamata a Congresso è Domenica 19 Maggio, dalle 9 alle 18, nelle sedi territoriali della Lega Nord. Poi il 22 a Parma, l’incoronazione del Segretario.