Un giovane cittadino del Bangladesh, residente a Firenze, forse a causa della difficoltà con la lingua, forse per le difficili domande a trabocchetto o forse per indolenza, si è presentato all’esame scritto per ottenere la patente con un ingegnoso marchingegno per potersi far suggerire le risposte al test.
“Che cos’è il genio? E’ fantasia, intuizione e velocità d’esecuzione.”
Così il Perozzi definiva “il genio” nell’indimenticabile film “Amici miei Atto II”, che ogni fiorentino dovrebbe conoscere. Si può dire che questo cittadino del Bangladesh si è avvicinato davvero alla definizione, anche se, alla fine, è stato “pizzicato” e il suo piano non è andato a buon fine.
L’esame scritto per ottenere la patente è una prova veramente tosta, sia per la quantità di domande sia perchè il tempo corre veloce e l’ansia gioca un brutto scherzo. Se ci mettiamo anche i trabocchetti che vengono inseriti e la difficoltà con la lingua ecco che la prova diventa insuperabile e, come si suol dire, “il bisogno aguzza l’ingegno”.
Così questo ragazzo si è presentato alla motorizzazione con una microcamera nascosta con la quale inviare le immagini con le domande all’esterno, ad un complice, e sulla gamba una fascia elastica compresa di ricevitore d’impulsi. La persona, fuori dall’edificio avrebbe letto le domande e avrebbe inviato per ogni domanda una quantità di impulsi pari al numero della risposta corretta.
Ma il piano, per quanto ingegnoso, è stato subito smascherato e i carabinieri lo hanno denunciato per truffa.
Nonostante l’ingegno, nonostante tutto l’impegno per congegnare una cosa simile, la soluzione migliore è sempre la solita: studiare!