La vittoria di Alessandro Tomasi per la carica di Sindaco di Pistoia è una vittoria ampia, addirittura in rimonta rispetto al primo turno quando il sindaco uscente del PD era addirittura in vantaggio. Un successo che, fosse solo per questo, vale doppio, o forse, triplo: Tomasi è un “Meloniano-di-ferro”, uno tra i primi a uscire dal PDL, partito unico di centrodestra, e puntare tutto sulla storia della destra, “quelli che venivano da Alleanza Nazionale” e lo rivendicavano con orgoglio.. Una scelta e un modo di far politica, quelli di Tomasi, che dopo anni di militanza e opposizione dai banchi del Consiglio comunale, a Pistoia lo ha premiato.
CADUTO IL MURO DI PISTOIA
Il titolo di Città della Cultura 2017 passa ormai decisamente in secondo piano: Pistoia è ora su tutte le cronache regionali e nazionali quale nuova icona della destra, giunta inaspettatamente al governo di una città che la storia della Toscana voleva schierata a sinistra e che il Partito Democratico ha perso e perso male, insieme ad altri campanili, nell’ultima tornata delle elezioni amministrative. Una città che molti davano per scontato confermasse il sindaco Bettinelli, il primo citadino uscente che pur non avendo brillato, molti non credevano venisse rimandato a casa dal voto dei suoi concittadini.
LA VITTORIA DI GIORGIA MELONI
La vittoria di Tomasi è costruita soprattutto intorno alla sua lista civica, l’APE, e a Fratelli d’Italia che a Pistoia registra un risultato doppio rispetto alla sua media nazionale divenendo partito-guida della coalizione di centrodestra, con Lega e Forza Italia che si allineano in ultima fila. E anche la composizione del prossimo Consiglio comunale, che vedrà Tomasi sedere sullo scranno di sindaco, avrà una maggioranza composta per lo più da fedelissimi di Tomasi: dalla lista civica dell’APE e dal partito del quale è stato dirigente ed eletto proverranno gran parte dei consiglieri. Si può quindi definire davvero la vittoria dell’uomo di Giorgia Meloni: Fdi-An ha registrato un exploit, smentendo quell’assunto secondo il quale il centrodestra vinceva solo laddove presentava personaggi dal profilo più moderato, capaci in qualche maniera di intercettare il voto dl centro.
DEBACLE IN LUCCHESIA PER IL CENTRODESTRA
ln netta cotnrotendenza col resto d’Italia, la debacle della coalizione di centrodestra in tutta la Lucchesia: dal capoluogo, Lucca, perso per qualche centinaio di voti, e negli altri Comuni (non proprio minori) chiamati al voto. Centrodestra sconfitto anche a Camaiore, Forte dei Marmi, Porcari e Bagni. Nota a margine: l’altra città (ma non capoluogo di provincia) chiamata al ballottaggio era Carrara: è finita al candidato Cinquestelle che ha avuto la meglio su quello del Piddì.
TINTE GRIGIE PER IL PD
In altri termini, in Toscana un voto contraddittorio: la città più vicina storicamente al centrodestra, Lucca, resta in mano al PD; la roccaforte rossa, Pistoia, registra la travolgente vittoria di un candidato di destra. Un saldo comunque negativo per il centrosinistra e i Renziani: i dossier sul tavolo di Arcore pare raccontare, infatti, una storia dalle tinte più positive (Salvini e Meloni permettendo).