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Tutto può essere differente. Così recita la scritta al neon dell’artista Maurizio Nannucci istallata nel cortile. L’istallazione presente già dal 2014 assurge a manifesto programmatico, un invito e un avviso allo spettatore: tutto può essere differente. Anche un museo può essere differente.

Firenze non è solo Rinascimento. Anche il Novecento ha rappresentato un momento di straordinaria fioritura culturale per la città: Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Marino Marini solo per citarne alcuni. Era un museo che mancava alla città. Lo spazio fu inaugurato nel 2014 dopo una lunga gestazione durata 50 anni, da quando il critico Carlo Ludovico Ragghianti lanciò un accorato appello affinché artisti italiani e internazionali donassero le loro opere ad una città martoriata dall’Alluvione che cercava nella cultura una via per rinascere: la risposta fu eccezionale, con gli anni fu acquisita la collezione di Alberto della Ragione che oggi costituisce uno dei cardini del Museo ma il progetto rimase incompiuto. A inizio 2000 fu scelto il convento delle Leopoldine appartenente al complesso di Santa Maria Novella come sede e dopo un accurato restauro il museo vide finalmente la luce.

Dopo i primi 4 anni di attività e riscontri positivi dal punto di vista degli ingressi quella che ora si apre per il Museo è una nuova stagione verso la consacrazione definitiva. Il nuovo direttore Sergio Risaliti ha le idee chiare e fin da subito sta applicando una nuova filosofia: il museo non solo come una teca della memoria ma come uno spazio fluido e dinamico dove tra continuità e dissonanze passato e contemporaneità possono trovare impensabili forme di dialogo. Per questo accanto alle ricche collezioni permanenti si alterneranno istallazioni ed esposizioni temporanee in modo da vivificare uno spazio dal cuore antico.

Le novità non tardano ad arrivare e il museo appare differente già solo dall’esterno. La vistosa insegna Museo realizzata dall’architetto Arturo Parisi e istallata sul porticato reinterpreta lo stile grafico che i visitatori rivedranno nelle pagine della rivista futurista Lacerba esposte all’interno. Nel chiostro le lamine metalliche di Remo Salvadori inserite tra le colonne richiamano le ricche decorazioni musive di sapore antico. Ne Il disegno dello scultore (21 aprile – 21 luglio), uno dei percorsi espositivi inaugurati di recente, le opere di Louise Bourgeois, Luciano Fabro, Rebecca Horn ripercorrono la genesi dell’opera partendo dal rito iniziatico e imprescindibile il disegno mentre Blue Curtain istallazione di Ulla Von Brandemburg dialoga con il pregevole Nudo Giallo di Felice Casorati e invita chi guarda a scovare ciò che il telaio cela. A fine di maggio ci saranno nuove istallazioni. Non resta che aspettare. Le premesse sono ottime.

Lorenzo Somigli