La commedia, a dir poco fantasiosa, racconta delle avventure dei due amici Saverio e Mario, rispettivamente Roberto Benigni e Massimo Troisi, i quali, dopo una tempesta, si ritrovano nell’anno 1492.
Nonostante il film sia molto piacevole alcune parti sono abbastanza pesanti ma le risate e le performance dei due protagonisti permettono di sorvolare queste scene ed anche di non notare troppo alcune sconnessioni.
Qualche mancanza di connessione e pesantezza di alcune scene, si trova nella prima parte della pellicola, ovvero, dall’arrivo dei protagonisti nel passato fino alla loro partenza per la Spagna. Una scena che ho trovato particolarmente sconnessa dal resto della trama è quella in cui Mario e Saverio si trovano fuori dalla casa di Vitellozzo e discutono di alcune invenzioni che potrebbero essere utili nel passato in cui si trovano. La scena precedente ritraeva Vitellozzo che si ribellava alla cosiddetta “ora di buio” in cui tutti i cittadini dovevano ritirarsi nella propria abitazione, mentre, la scena successiva vedeva i due protagonisti recarsi in chiesa assieme all’amico. Data questa sequenza, la scena in cui Mario e Saverio discutono delle invenzioni, trovandosi nel centro di un trittico di scene, risulta scollegata dalle altre in due e per questo poteva essere sostituita con una scena diversa, ma, sempre incentrata sulla dinamica creatasi tra i due personaggi principali e Vitellozzo.
“Non ci resta che piangere” colpisce per la sua trama fresca ed allo stesso tempo innovativa nella quale si mostra come Mario e Saverio cercheranno costantemente di tornare nel presente provando anche ad adattarsi al luogo in cui si trovano. Le risate iniziano subito, ma aumentano nel momento in cui essi si trovano nel 1492 dove stringeranno amicizia con Vitellozzo, un uomo che offrirà loro alloggio e che verrà incarcerato. Con la carcerazione dell’amico, i protagonisti decidono di aiutarlo e scrivono, invano, una lettera a Girolamo Savonarola in modo da permettere a Vitellozzo di non
essere ucciso.
La trama subisce una svolta improvvisa quando i due amici decidono di partire verso la Spagna in modo da evitare la partenza di Cristoforo Colombo e la sua scoperta dell’America in modo da evitare l’incontro tra la sorella di Saverio ed un giovane americano. Durante il tragitto Mario e Saverio si imbattono in Leonardo da Vinci al quale propongono varie invenzioni moderne come il semaforo ed il treno, ma, a causa del divario temporale egli sembra non capire. Soltanto nella scena finale verrà mostrato come i due protagonisti siano delusi nello scoprire Leonardo da Vinci alla guida di un treno dato che pensavano di essere tornati nel 1900. Ed è proprio così che siinterrompe il film. Mario e Saverio, affranti e sorpresi, perdono l’ultimo barlume di speranza di tornare nel presente ed a loro.. non resta che
piangere.
Nel complesso il film rimane un ottimo lavoro ed un classico della cinematografia italiana in cui spiccano molto sia le doti recitative che quelle direttive di Massimo Troisi e Roberto Benigni. Un altro elemento piacevolmente sorprendente sono la scenografia ed i costumi, entrambi trattati in modo molto semplice, ma efficiente, creando, in questo modo, un’atmosfera realistica e fresca rimanendo in sintonia con lo stile della trama.