La nostra città, bella quanto famosa, racchiude tante piccole leggende e aneddoti spesso sconosciuti che una volta scoperti fanno sorridere e capire quanto certe volte da un semplice “bisogno” possa nascere una grande fortuna.
Girando per Firenze ammirando le vetrine dei negozi o semplicemente passeggiando sarà sicuramente capitato a tutti di passare per Via della Vigna Nuova. Proprio a metà di questa strada tanto famosa per le sue vetrine di lusso si trova un palazzo noto per lo splendore e la raffinatezza architettonica: Palazzo Rucellai. Fu progettato da Leon Battista Alberti su commissione di Giovanni Rucellai e realizzato tra il 1446 e il 1451 da Bernardo Rossellino, intimo amico del proprietario. Alla fine del Novecento divenne inoltre maggiormente noto in quanto fu sede del Museo della Fotografia Alinari.
Molti conoscono questo palazzo che ancora appartiene alla famiglia Rucellai, ma pochi sanno una storia ad esso legata
Nella Firenze rinascimentale, i componenti di questa famiglia erano iscritti a due Arti, quella della Lana e quella della Seta, che li resero alcune tra le persone più potenti e ricche della nostra città. Ma quale, si dice, sia il motivo che ha contribuito a dargli questa importanza?
Si racconta che sia successo un fatto piuttosto curioso e singolare ad un loro antenato di nome Alemanno del Giunta. Egli durante la sua vita fece periodicamente dei viaggi in Oriente e un giorno, durante uno di questi, ebbe la necessità di fermarsi per un bisogno fisiologico. Urinando su un’erba selvatica fece per puro caso una scoperta. Questo tipo di vegetale a contatto con l’urina assunse un colore violaceo intenso. Tale miscuglio di erba e urina produsse una gradazione di viola talmente tanto decisa e particolare che Alemanno decise di portarla a Firenze. La tecnica della macerazione dell’orina per colorazione di tessuti e stoffe era già molto conosciuta fin dall’antichità e veniva addirittura usata dal popolo Romano, ma questa tonalità era talmente tanto particolare e sconosciuta in Italia che fu accolta e apprezzata come un’assoluta novità dai nostri mercanti.
A partire da questa vicenda tale tipo di erba prese il nome di “oricella” e venne largamente utilizzata nell’ambito della tinteggiatura. Fu poi coltivata a Firenze in quelli che attualmente sono conosciuti come “Orti Oricellari”.
Il processo di tinteggiatura da quel momento utilizzato non solo costituì un’importante innovazione dal punto di vista chimico, ma rese talmente tanto famosa la casata di Alemanno del Giunta che prese addirittura il nome Oricellari, successivamente trasformato in Rucellai.