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I sogni, difficili da capire e certe volte stravaganti, possono in alcuni casi essere premonitori… 

Si dice che tutti noi sogniamo ogni notte qualcosa, ma non sempre al risveglio riusciamo a ricordarci quello che la nostra mente ha prodotto. Ci sono sogni però che rimangono vividi nella nostra memoria e hanno un forte impatto. Alcune persone sostengono anche di fare dei sogni premonitori e questo è proprio quello che successe nel ‘400 ad uno sventurato cittadino fiorentino la cui storia è narrata nelle “Istorie fiorentine” di Cavalcanti. Quest’uomo, di nome Anselmo abitava in via del Cocomero (attualmente via Ricasoli) e tutte le notti faceva lo stesso incubo: sognava di essere sbranato da un leone.

La paura notturna lo tormentava anche durante il giorno tanto che era terrorizzato da qualsiasi tipo di felino. In tanti cercarono di aiutarlo a superare la propria fobia e tentarono perfino di portarlo a vedere i leoni che a quel tempo erano fieramente tenuti in gabbia dietro Palazzo Vecchio come simbolo della Repubblica Fiorentina. Qualsiasi tentativo fu vano fino all’arrivo a Firenze di un cerusico, un medico precursore di quella che poi diventò la moderna psicoanalisi, che incuriosito dal caso decise di provare a far qualcosa per aiutare il poveretto. Quel medico ebbe l’idea di far prendere confidenza ad Anselmo con i leoni finti prima di farlo avvicinare a quelli veri. Fortunatamente per il caso patologico, ma non per lo sventurato signore, la nostra città a quel tempo era piena di statue raffiguranti tali animali. Proprio in fondo alla via dove viveva quell’uomo si vedeva una delle porte laterali del Duomo chiamata “La porta dei Leoni” perché ai suoi lati erano state costruite due statue: una di un leone e l’altra di una leonessa. Secondo la storia narrata da Cavalcanti quindi una domenica mattina Anselmo uscì di casa accompagnato dalla moglie, i figli, i parenti, i vicini, gli abitanti di via del Cocomero e il cerusico e si diresse verso la statua del leone con le fauci spalancate.  Si dice che dopo un grande respiro e uno sguardo ai familiari si fece forza e infilò la sua mano nella bocca di quello che costituiva l’immagine terrificante dei suoi incubi. Sfortunatamente proprio in quella bocca di pietra si trovava uno scorpione che punse la mano del povero Anselmo che per la paura morì immediatamente di crepacuore…