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 Solitamente è l’uva ad essere usata come elemento ornamentale, ma delle antiche lucerne ci svelano che anche un ortaggio spesso sottovalutato può avere un suo fascino artistico. 

Come tutti sappiamo nella storia di Firenze ci sono state molte famiglie importanti che ci hanno lasciato in eredità opere architettoniche di straordinario valore. Nati spesso come palazzi in cui abitare, adesso sono stati convertiti in musei, uffici amministrativi…

Ovviamente però questi edifici non sono noti solo grazie a coloro che vi hanno abitato, ma anche agli architetti e artisti che li hanno resi così belli da essere ammirati. Spesso possiamo quindi ritrovare dei dettagli che nascondono il tocco di coloro che hanno partecipato alla realizzazione dell’opera. In particolare c’è un palazzo che nasconde un dettaglio un po’ insolito, un qualcosa che mai ci si aspetterebbe di trovare sulla facciata di un palazzo, un tocco dal sapore “campestre”… 

Probabilmente tutti sappiamo dov’è collocato Palazzo Strozzi, ma non molti sono a conoscenza del fatto che, un tempo, la piazza davanti all’edificio era nota come “Piazza delle Cipolle” in quanto vi si trovava il mercato ortofrutticolo. Si racconta che quando Filippo Strozzi commissionò la costruzione della sua dimora, questo mercato si svolgesse ancora regolarmente e che lì, un giorno, con grande stupore, incontrò Niccolò Grossi intento a vendere delle cipolle.

Come mai Messer Strozzi rimase così stupito?

Perché Niccolò Grossi a quel tempo era un fonditore e un battitore di ferro piuttosto famoso conosciuto anche con il soprannome “caparra” in quanto prima di iniziare un qualsiasi lavoro commissionato si faceva anticipare una bella somma di denaro.  

Nel vedere quell’uomo a vendere cipolle al mercato, Filippo Strozzi non poté far altro che riflettere sulla triste condizione di vita che poteva costringere un artista della sua fama a ridursi in quello stato e quindi gli commissionò tutti i lavori in ferro battuto del palazzo. Non si sa in realtà se il bisogno del Caparra fosse qualcosa di reale oppure solamente una finzione, ma ciò che certamente sappiamo è che costui lasciò la sua “firma” sulla facciata dell’edificio. Egli infatti, per forgiare le quattro lanterne si inspirò al mercato e vi fuse in cima delle lunghe “reste” che ricordavano quelle delle cipolle. 

Le quattro lanterne che possiamo ancora vedere sono solo delle copie, mentre un originale, dopo molti restauri, è stato posto all’angolo tra Via Strozzi e Via de’ Pescioni, proprio di fronte all’antico mercato delle cipolle.