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Italia e Africa: un tempo profondamente legate da rapporti economici e politici e ora sempre meno.

Per analizzare la politica estera italiana ecco le riflessioni di Gianni Bonini.

Gianni Bonini, già presidente di Fiorentinagas e dal 2011 delegato del governo italiano nel Governing Board del CIHEAM, promotore di ARS (Archivio Riformisti Socialisti) e collaboratore della rivista Nodo di Gordio, ha approfondito i rapporti tra Italia e Africa. Negli ultimi giorni ha lanciato anche il progetto “Nostalgia di Craxi?”. Queste le sue riflessioni a Sei di Firenze se.

Rapporti tra Europa, e di conseguenza Italia, e Africa

“Il tema dei rapporti è cruciale. Non possiamo limitarci ad affrontarli sul bagnasciuga di Lampedusa. Il problema dei rapporti tra Europa e Africa è determinante nei prossimi anni. Dobbiamo pensare che nel 2050 gli africani saranno circa 2,5 miliardi. C’è un tasso di natalità in crescita e per converso le condizioni generali dell’Africa sono migliorate ma si alternano miglioramenti a regressioni soprattutto per quanto riguarda le condizioni di vita e alimentari.

Sembra incredibile ma nel 2019 dobbiamo ancora affrontare tematiche alimentari. Purtroppo gli investimenti dell’Europa sono andati a diminuire, l’Europa è sempre meno un attore di rilevanza globale in Africa dove invece ci troviamo di fronte ad una vera e propria invasione cinese con un atteggiamento neo-colonialista che non si limita a sfruttare risorse o terre ma a esportare manodopera cinese. Questo pone problemi di sviluppo e di controllo di quest’area che non possiamo interpretare solo in termini di difesa delle nostre coste”.

C’è una responsabilità della classe politica italiana?

“Non solo italiana ma anche Europea. L’Europa si sta costituendo in una maniera troppo chiusa, troppo legata ai meccanismi di rigore economico – che viceversa possono avere anche una fondatezza – ma rispetto all’Africa dobbiamo riprendere un’iniziativa che peraltro l’Italia nel secondo dopoguerra aveva sviluppato in maniera eccellente.

La politica italiana per l’Africa, l’idea di decolonizzazione è stata eccezionale. In parte è stata abbandonata per far spazio ad un’Europa che non c’è e quindi va ripresa, con quello spirito. Era una politica di sviluppo ma che formava anche le classi politiche locali. I rapporti infatti tra Italia e Africa durante la Prima Repubblica erano ottimi. Quando sento dire che la Francia la faceva da padrona non lo condivido. L’Italia è stata in Algeria, Marocco, Tunisia con una presenza della politica e dell’economia italiana.

Io credo che una politica per l’Africa vada ripresa e vada ripresa con una classe politica rinnovata perché i politici della Prima Repubblica chiaramente non ci sono più. I rapporti con l’Africa sono i rapporti basilari per il governo del Mediterraneo quindi non li possiamo ignorare. Incentivi allo sviluppo e formazione delle classi dirigenti: due aspetti importantissimi”.