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I locali che si affacciano su Piazza Duomo sono sul piede di guerra contro l’amministrazione comunale. La questione del contendere sono i dehors, preziosissimi per gli affari delle attività economiche che si trovano all’ombra della Cattedrale.

Il Tar ha deciso: i dehors dei ristoranti e dei bar possono tornare anche in piazza Duomo.

Bocciato, quindi, definitivamente il regolamento del 2015, imposto dal Comune con il parere della Soprintendenza, che obbligava i locali a togliere le pedane fisse e a mettere all’esterno esclusivamente i tavolini e le sedie che devono poi essere rimossi entro lo scoccare della mezzanotte.

Lo scontro durato due anni tra Palazzo Vecchio e gli imprenditori vede quindi quest’ultimi vincenti e accanto alla Cattedrale potranno sorgere nuovamente dehors fissi.

La vicenda

Questa vicenda, però, ha origini più lontane: tutto è iniziato con il regolamento stipulato dal Comune nel 2011 che consentiva ai locali, che ne facevano richiesta, di istallare strutture esterne ai bar e ristoranti con le quali accogliere i clienti, prima assolutamente vietate.

Dopo neppure 4 anni dalla stipulazione di questo regolamento, che, come già citato in precedenza, tutto cambia nuovamente con l’approvazione di una nuova normativa che obbliga gli imprenditori a smontare i dehors. In questo modo, il Comune ha inflitto un danno incalcolabile e duplice a queste attività economiche. In primis, dovuto allo smaltimento di tali strutture, praticamente nuove. In secundis, gli imprenditori hanno visto un tracollo degli introiti.

Sentenza Tar

Il Tar ha accolto il ricorso e ha respinto il regolamento perchè questo, per come era strutturato creava un discrimine tra i vari locali. Con la normativa del 2015, infatti, il Comune non dettava una norma che potesse regolare la concessione dei dehors per tutte le attività economiche ma imponeva delle norme più rigide e restrittive in alcuni punti delicati della città.

Adesso il Comune, nonostante non si voglia arrendere a questa decisione e ventila l’ipotesi di un ricorso al Consiglio di stato deve comunque intanto pagare le spese legali, insieme alla Soprintendenza. Entrambi dovranno versare 4 mila euro.

Non è la prima volta che il tribunale blocca delle ordinanze dell’attuale amministrazione.

La domanda che ci poniamo è una sola: perché a nostra città non riesce a trovare delle regole per il decoro senza che il Tar le bocci una dietro l’altra?

Di chi è la responsabilità?