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Firenze e i suoi santi (III parte)

Anche questa domenica (giorno teoricamente dedicato, tra l’altro, alla preghiera) ci soffermeremo su quei santi fiorentini che molto spesso vengono dimenticati,nonostante la loro importanza religiosa, storica e anche artistica; quest’oggi ve ne voglio presentare tre.

Sant’Antonino Pierozzi

Il primo di questo terzetto è Sant’Antonino Pierozzi, vescovo di Firenze vissuto tra il 1389 e il 1459. Figlio di un notaro, in giovane età entrò nell’ordine dei Frati Predicatori (i Domenicani), dove si distinse fin da subito per le sue doti intellettuali e mnemoniche. Dopo vari viaggi condotti in tutta Italia, nel 1439 divenne priore del convento domenicano di San Marco (nell’omonima piazza), dove protesse e ispirò per il suo lavoro Beato Angelico, uno dei più grandi pittori del Rinascimento fiorentino (nonché frate domenicano e, dal 1982, davvero Beato per la Chiesa Cattolica), che in quel periodo realizzava gli affreschi che tuttora decorano le pareti delle celle del convento.

Nel 1446, per volere di Papa Eugenio IV, divenne arcivescovo di Firenze, dove si distinse fino alla sua morte, avvenuta nel 1459, soprattutto per le sue opere assistenziali e caritatevoli: durante il suo mandato vescovile, venne fondato lo Spedale degli Innocenti – la cui struttura venne costruita su progetto del Brunelleschi – e la Compagnia dei Buonomini di San Martino, che aveva sede nell’Oratorio di San Martino e che aveva il compito di fare la carità ai poveri “verghognosi”, cioè quelle persone che si vergognavano di rendere nota la loro situazione.

A loro, tra l’altro, si deve il modo di dire “essere ridotti a lumicino”, perché i Buonomini, per far intendere alla popolazione che avevano bisogno di soldi per le opere di carità, accendevano un lume fuori dalla chiesa.

Santa Maria Maddalena de’ Pazzi

Il secondo santo di cui vorrei parlare è una donna, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi (al secolo Caterina de’Pazzi), vissuta tra il 1566 e il 1607. Di famiglia nobile, fin dalla giovane età manifestò la sua vocazione per la vita religiosa, fino a quando, a sedici anni, decise di diventare monaca Carmelina, entrando nel Monastero di Santa Maria degli Angeli, dove vi rimase fino alla morte, avvenuta il 25 maggio del 1607.

È famosa soprattutto a causa di alcuni fenomeni che ricordano molto le estasi di Santa Teresa, duranti i quali meditava ad alta voce su temi religiosi, che le sue consorelle annotavano precisamente. Questi appunti, dopo la morte della santa, vennero pubblicati in varie opere. È famosa anche per molte lettere, scritte alle alte gerarchie ecclesiastiche del suo tempo, dove esortava per un rinnovamento spirituale della Chiesa.

Quando morì, le sue spoglie vennero trasferite in Borgo Pinti, nell’omonima chiesa, per poi essere spostate nel monastero di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Careggi, dove tuttora riposano.

San Filippo Neri

Il terzo santo, infine, è molto conosciuto, anche se ha operato soprattutto a Roma: sto parlando di San Filippo Neri, vissuto tra il 1515 e il 1595. Non tutti  sanno che il “santo della gioia”, celebre per aver in pratica ideato il concetto di “oratorio” (inteso come luogo di ritrovo per i giovani), è nato a Firenze, in Oltrarno. Venne infatti fatto battezzare nella Chiesa di San Pier Gattolino, in via Romana.

A Firenze ci rimase fino ai 18 anni, quando poi partì per Roma, dove poi si dedicò alle opere pie che tutti noi conosciamo. Nella sua città natale, tuttavia, ai padri Filippini (la congregazione di San filippo Neri) venne concesso un enorme complesso in piazza San Firenze, dove fino a poco tempo fa aveva sede il tribunale cittadino. C’è da aggiungere, che questo San Firenze non è un vero santo, ma è la storpiatura di San Fiorenzo, la cui chiesa si trovava nel complesso dei padri Filippini, i quali la dedicarono poi al loro santo fondatore.